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S/T

TrackList
- Loading
- ...The System
- Empathy
- A Man Without A Soul
- Land Of Misery
- Reflections
- The Mercenary
- Another Shore
- John Doe
- Final Act A New Humanity
N.Ex.U.S. - S/T
(2019 - Burning Minds)voto:
Partiamo con l'accettare che sia fuorviante l'assunto che la buona tecnica legata ad anni di studio teorico ed applicazione assidua allo strumento, sia sinonimo di un conseguente ottenimento della bealtà estetica poichè, altrimenti, coloro che dedicano i migliori anni della vita alla ricerca del Graal armonico-chiavistico, dovrebbero essere mutimilionari (vedasi jazzisti e compositori di musica classica); parimenti va però anche detto che i cultori del pressapochismo tecnico-armonico smaniosi di coprire le proprie lacune con banalizzazioni in termini di violenza sonora, velocità od anche con passaggi ipermelodiosi che spesso fanno rima con accordi meliosi, dovrebbero essere sottoposti ai lavori socialmente utili in un qualsiasi conservatorio musicale che si occupi di ricerca dodecafonica con il fantasma di Schonberg a tenere loro compagnia.
Detta premessa per sgombrare il campo da ogni dubbio amletico, atavico ed atipico (!); i mestrini N.Ex.U.S. (acronimo che sta per Neural Experimental Unit of Security) ci propongono un puro e mero prog metal senza dover correre il rischio di essere contraddetto per tale classificazione.
Dal giugno del 2017 con l'entrata in forza di Alessandro Del Vecchio già collaboratore di Journey, Toto, Whitesnake) il gruppo riesce a rendere pubblico il progetto che aveva visto la luce soltanto un anno prima. L'impronta professionale si sente in ogni momento dell'ascolto del cd sia nella registrazione dei pezzi che a livello compositivo. Il problema rimane l'aspetto prettamente emotivo che ogni forma artistica, nel nostro caso la musica, dovrebbe suscitare seppur, è bene ricordarlo ogni volta, a livello prettamente soggettivo. Non si discute la tecnica, ed in questa sede si presume che chi si presenta ne abbia minimamente una conoscenza elementare; i mestrini ne hanno da vendere di conoscenza tecnica e padronanza stilistica: il vocalist ricorda, senza temerne il paragone, James LaBrie, il batterista si destreggia fra tempi dispari e passaggi sincopati, il tastierista pesca nella miglior tradizione prog internazionale - spesso mi ricorda i suoni à la Gentle Giant -
Tecnica sopraffina, musicisti preparati, padroni dello spartito, dai cinque si carpisce il sudore e la fatica riversati nello studio che a volta malamente, nella sua espressione, maschera una didatticità severa. E forse qui sta un punto nodale del lavoro: vi è una sorta di asetticità, un non voler sporcarsi le mani, il ripetere la poesia alla perfezione senza tentennamenti ma con mancanza di pathos.
Ovviamente non tutto il cd è così ed non ho paura di essere additato come una persona che facilmente cade in evidente diallele; quando la scuola di recitazione è frequentata con estrema dedizione spesso il risultato è che si possa creare attori senza anima, ma se ci si smarca da un approccio pedissequamente lezioso allora l'attore ci offre il proprio lato oscuro e personale.
Cito per sintetizzare il concetto la penultima canzone delle nove qui proposte, (la prima è una introduzione di suoni messi in successione), "John Doe" che si apre con la voce solista su un tappetto tastieristico che ne scandisce tempo e timbrica. E' meraviglioso il risultato che nasce dalla mescolanza di timbri vocali (cosa che dimostra e sottolinea la padronanza assoluta delle proprie capacità): oltre a quello del succitato singer dei Dream Theatre, possiamo notare quello che rimanda alle atmosfere create dai vocalist dei Toto et dulcis in fundo quello che, seppur in maniera appena percettibile, ci ricorda il defunto e mai dimenticato Freddie Mercury. Sono otto minuti e 36 secondi che fanno emergere le anime più nascoste dei componenti: quella più hard, per esempio, che chiude l'incipit vocalistico e prepara il terreno alla prima parte dell'assolo di chitarra per incanalare l'ascoltatore nei meandri storici del prog con lo stacco centrale dettato dalla tastiera il cui intercedere potrebbe essere messo a colonna sonora di un documentario su Re Nudo. Si chiude con un carillon come per indicare una sorta di resurrezione, di rinascita, di re-iniziazione, un viaggio a ritroso verso quella reale identità nascosta che è stata disvelata sommariamente e che stupidamente ed apparentemente pensiamo di aver recepito e capito attraverso le note. Ma sarà grazie anche al meccanismo a molla che potremo nuovamente carpire altre novità altre sfumature poichè ci sarà bisogno di un perenne ulteriore ascolto.
Leonardo Tomei