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Warrior Of Sun

TrackList
- Madness And Rage
- Warrior Of The Sun
- Condemned To Hell
- Beyond The Horizon
- The Chronogate
- City Hunter
- The Light
- Hero’s Fate
- Unreal
HOUNDS - Warrior Of Sun
(2020 - Punishment 18 Records)voto:
Questo è quanto ho scritto di primo acchito mettendo su per la prima volta il disco dei torinesi Hounds; sono solo appunti che solitamente tengo per me, rivisito ed elaboro nel corso dei dieci/dodici ascolti necessari a scrivere una recensione:
“Copertina bruttaccia, ma il logo old style proietta subito nell’atmosfera giusta.
Introduzione talmente démodé da risultare adorabile, come un outtake dei Cirith Ungol.”
A distanza di due settimane sono ancora d’accordo con questa prima impressione. Ho apprezzato di questo gruppo la genuinità e il coraggio di proporre un suono caldo e credibile, suonato veramente e con poco editing. È un piacere tornare a sentire un disco Metal svincolato da tutti quei perfezionismi e quelle leziosità che intrappolano, paralizzano e addomesticano l’impeto e l’urgenza che a mio avviso dovrebbero essere alla base di questo approccio musicale. A tratti sembra di ascoltare un demo su cassetta! E in questo caso lo dico come un complimento.
Il contesto musicale scelto, quello del Metal anni 80 di stampo americano, anziché un limite si rivela un contenitore molto più versatile di quanto si possa immaginare, dato che a pensarci bene, la libertà creativa dell’epoca era impareggiabilmente più ampia rispetto ai limiti autoimposti di generi stantii come il power metal sinfonico moderno. Tanto che i nostri riescono addirittura a sembrare originali. O meglio, diciamo che la loro originalità deriva più dal fatto di aver scelto modelli di riferimento poco popolari, che da una intrinseca capacità di esprimere qualcosa di fortemente personale.
Nonostante il quintetto si professi devoto seguace dei Savatage, non ho trovato punti di convergenza, ravvisando invece vaghe somiglianze con i Virgin Steele più acerbi.
Le canzoni sono mediamente lunghette, tutte nate su idee musicali che sanno di ore di sala prove e tentativi. Di tanto in tanto le sequenze armoniche più prevedibili vengono abbandonate per regalare qualche sorpresina musicale, tanto gradita quanto inattesa, come ad esempio in “Hero’s Fate”, con i suoi stacchetti e tempi composti.
Bella la ricerca del riff efficace e del gancio melodico, con le tastiere che si ritagliano interventi decisivi. Tastiere che finalmente sanno di strumento suonato e non di programmazione, complice anche una scelta di suoni da sintetizzatore retrò che non lascia scampo: la strumentale “The Chronogate” sembra registrata trentacinque anni fa!
Generosa la profusione di momenti musicali e stacchi che non vengono ripetuti, con strutture delle canzoni piacevolmente non convenzionali, anche se non sempre fluide e scorrevoli nelle variazioni dinamiche. Si gusta tutta la voglia di inserire in ogni canzone delle idee, delle trovate, quasi di strafare, tipica dei dischi di debutto. Ogni pezzo ha il suo perché, il suo ritornello, i suoi momenti. Dalla lugubre “Condemned To Hell” alla ultra ottantiana “City Hunter”, all’articolata power ballad ”The Light” (che ce la mette proprio tutta per assomigliare ai Savatage almeno un po’).
Certo, tutte queste belle considerazioni non sarebbero credibili se non descrivessi anche l’altro lato della medaglia, ovvero la palese mancanza di maturità professionale sotto molti aspetti. L’elemento più debole è la voce, da ogni punto di vista: intonazione, espressione, pronuncia e composizione. A volte sembra cantare con una patata in bocca (“Warrior Of Sun”). Massimo Ventura, che quando ruggisce può ricordare un David DeFeis ubriaco e stanco (ma almeno senza quel ridicolo falsetto degli ultimi anni) è l’entusiasta artefice di queste parti vocali dall’ampio margine di miglioramento, ma anche chitarrista e motore del progetto.
Anche buona parte degli assoli di chitarra lascia a desiderare in quanto a intonazione, a scapito delle buone intenzioni melodiche e compositive.
A tratti sembra di ascoltare un demo su cassetta. E in questo caso…
Ma la cosa positiva è che tutti questi piccoli inciampi tecnici sono facilmente superabili con l’esperienza, l’autocritica e l’impegno. La cosa che maggiormente auguro al gruppo è invece di riuscire a mantenere intatta la freschezza, la verve e la libertà creativa espresse finora, anche quando avranno levigato le imperfezioni dell’inesperienza.
Un approccio alla composizione squisitamente fuori dal tempo, un’identità musicale abbastanza a fuoco e un entusiasmo coinvolgente. Promettenti.
Marcello M