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Ersetu

TrackList
- Swarm of Serpents
- Upon the Wrath of Divinities
- Eyes of Abzû
- Subterranean Revelations
- Embalmed in Visceral Fluid
- Throne of Larvae
- Vomiting the Infected
- Sigils of Fallen Abominations
- Cryptic Resurrection
DEVANGELIC - Ersetu
(2020 - Willowtip Records)voto:
Dopo l'ubriacatura della seconda ondata nei primi anni duemila e passata la ventata di novità, il brutal sembrava destinato a morire per mancanza di argomenti. In questo ambiente, in cui i "grandi" cominciavano a perdere smalto, c'era bisogno di qualcuno che proponesse qualcosa di fresco ed innovativo in grado di rigenerare la scena.
Detto, fatto: ecco nel 2020 arrivare “Ersetu”, terzo atto di una band formata da chi il Brutal tricolore lo ha forgiato, facendo parte di alcuni degli acts più influenti dell’ultimo decennio (e più).
Il groove: la prima cosa che noterete di questo album. Non solo il brano d’apertura, ma anche il chorus di “Eyes of Abzû”, solo per fare un esempio, sono macigni da headbanging, cosa nuova per un gruppo che ha fatto delle strutture matematiche, poco immediate ma sempre affascinanti, la propria forza: oggi, complice anche il drumming impeccabile e pesantissimo, sembra che i Devangelic si divertano a scrivere pezzi da suonare live, ma non per questo meno complicati.
Metallo fuso ribolle di fronte ai nostri occhi, scorrendo veloce e zampillando lontano, creando armonie che disegnano la complessità di un vigore che va oltre la semplice definizione di rabbia. Il full-length non ha momenti di calo, pigiando sull’acceleratore ma riuscendo anche ad incastrare quelle pause necessarie a contemplare l’album nella sua maestosità.
Ciò che davvero colpisce dello stile unico del gruppo è la personalissima attitudine a fondere assieme elementi provenienti da generi diversi tra loro, come il death, il brutal, il technical e il grindcore. L’ottima produzione rende la tempra perfetta, regalandoci un’arma devastante, tagliente e distruttiva allo stesso tempo. Tagliente perché la precisione tecnica dei riff di chitarra reca con sé la perfezione di un bisturi chirurgico, spacca-ossa perché il growl brutale di Paolo Chiti abbatte anche le montagne. La struttura delle canzoni è sempre molto ricca, come ci si aspettava e i cambi di tempo sono prerogativa assoluta da rispettare.
È del tutto incredibile come essi siano riusciti a presentare sempre lavori di altissimo livello, senza mai raccogliere fiaschi né fischi. Questo è sicuramente merito della fedeltà a un modello tecnico e brutale allo stesso tempo, che sempre ha saputo sostenere con indubbia solidità la loro musica, facendo sì che ogni tipo di sperimentazione (pur essendo presente) non prendesse il sopravvento. Non è dato sapere con chi abbiano stretto patti diabolici i Devangelic, ma quel che è chiaro è che hanno tutte le carte in regola per essere consacrati a pilastri del death estremo odierno. Questo naturalmente detto per chi nutrisse ancora qualche dubbio sul loro conto.
Riferendosi agli antichi, qualcuno, per lodarne l'esperienza di cui dobbiamo essere fruitori, diceva che noi siamo solo dei nani seduti sulle spalle dei giganti. Un’immagine elegante, in cui voci ci sussurrano una preghiera di morte e alone di misticismo che così soggiace al di sotto di questa coltre di violenza e tecnica, vero e proprio esoterismo che si affaccia in più punti, stupendoci, sfumature che rendono l’album ancor più affascinante e capace di rapire l’attenzione dell’ascoltatore più esigente. C’è l’odore di chiuso e il tutto è compatto, potrebbe fare male ad un primo ascolto e bisogna attendere l’evolversi delle lune per poterne comprendere il significato nascosto.
Giuseppe 'Dissected' Patella