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Earthling\Terrestre

LUNARSEA - Earthling\Terrestre
(2019 - Punishment 18 Records)voto:
Tornano i Lunarsea con il loro quarto Full-Length, donandoci un bel po' di gioie in chiave Melodic Death Metal all'italiana, farcito da gran tecnicismi. Bando alle ciance e passiamo all'ascolto di questo album.
L'ascolto ha inizio con “Light-Hearted in an Ergonomic Resin” con una parte introduttiva di circa 2 minuti prima di lanciarci verso l'iperspazio sonoro come solo questa band è capace di fare. Mazzate a suon di blastbeats che si sposano perfettamente con chitarre in pieno stile melodic death.
“The Earthling” risulta più ritmato e capace di trascinarti nell'headbanging più forsennato, chitarre che duettano e si scontrano vi garantiranno orgasmi sonori da collisioni stellari. L'ascolto continua con “In Expectance” brano ritmato, possente, coro con voce in pulito che si conficcherà nella mente. Il prossimo brano è “Helical Stalemate”, non lasciatevi ingannare dall'intro sinfonica perchè al termine saranno legnate sui denti, riff taglienti e melodici che navigano a velocità di curvatura, con qualche accenno progressive.
Si placano leggermente i toni con “Aqueducts”, cori puliti e growl la fanno da padrone in questo pezzo, che taglia un po' la frenesia d'ascolto dei primi brani. Si va avanti con “Humanoid, Mannequin, Androgyne” riprendono a spingere i toni, con riff taglienti con accenni al melodic death più old school, possente, chitarre soliste che si intrecciano a ritmiche affilate, growl possente che si destreggia tra i cori in scream vi spingeranno tra Quasar e colissioni galattiche musicali.
“Polar Covalent Bond” risulta più melodico e trascinante, in un alternarsi di toni accesi ad altri meno spinti, restando comunque d'impatto. Proseguiamo con “The Fourth Magnetar” che con i suoi ritmi cadenzati garantirà il male al collo postumo anche ai professionisti dell'headbanging, le chitarre continuano a regalare gioie, armonizzandosi in melodie che si contrastano con una batteria che ben emula una MG42, con “Mi Suthina” siamo ormai quasi alla fine del viaggio, ed i toni rimangono accesi, e le melodie ancora capaci di trascinare senza stancare all'orecchio, pilotandoci dritti fino a “π” brano interamente strumentale e sinfonico, posto ad outro dell'album.
Analizzando l'album nel suo intero, si può dire che siamo davanti ad un lavoro davvero ben fatto, con un'ottima produzione, che ci dimostra quanto questa band sia cresciuta dagli esordi ad oggi, rimanendo sempre in grado di regalarci delle chicche come questa.