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Collateral Dimension

TrackList
- Metaphysical Essence
- Symbiosis of Creation
- Eclipse
- Detach from the Abyss
- Perception
- Collateral Dimension
- Revert
- The Nadir Element
- Floating in the Celestial Wave
COEXISTENCE - Collateral Dimension
(2020 - Transcending Obscurity)voto:
Da non confondere con l’omonimo gruppo proggheggiante francese, questi Coexistence vengono dalle parti di Siena e sono finalmente arrivati al primo album vero e proprio, dopo il gustoso EP di un paio d’anni fa.
Il loro Death Metal è esplicitamente derivativo e paga pegno a tutti gli esponenti del genere che hanno approcciato la materia dal lato più filosofico, cosmico-spaziale, con lunghe digressioni strumentali melodiche dal sapore vagamente jazzato. Cynic, Gojira, Obscura, Atheist… tranquilli, ci sono tutti!
Questa premessa apparentemente poco lusinghiera sottintende però qualcosa di non proprio ovvio o banale: questi quattro ragazzi suonano davvero in maniera eccellente!
Ci tengo a precisare l’abilità (esecutiva sì, ma anche compositiva) di questo gruppo - indipendentemente dalle critiche che potrebbero scapparmi tra qualche riga - che mi è stata confermata anche da amici che, sbalorditi, li hanno visti suonare dal vivo.
Sorprendente la qualità di registrazione, che rende le esperienze di ascolto un vero piacere, consentendo di esplorare gli arrangiamenti di ogni strumento senza alcuno sforzo. Nitidissime tutte le parti di chitarra (spessissimo impegnate in parti complementari o armonizzanti) e fortunatamente pure quelle di basso, grandi protagoniste di trame, ricami e fughe fretless. Meno risalto invece per la voce, ma è una scelta che non disturba affatto: non certo perché Mirko Battaglia Pitinello non sia un ottimo growler, ma concede le sue emissioni vocali (con un range piuttosto ampio, di cui prediligo la tessitura acuta) con grande parsimonia. Gli appassionati di statistiche tra voi saranno curiosi di sapere che canta solo su circa il 31% del disco (sì, l’ho fatto davvero…).
Difficile non notare una certa prolissità, con la metà dei brani pericolosamente oltre i sette minuti.
Due parole sulle “aperture melodiche” onirico-ambient-spaziali… Tanta classe, tanto gusto, è vero, ma… sfido l’ascoltatore a distinguere tra quella di ”Eclipse”, o “Detach..”, “Revert”, “Percepiton”, “Nadir Element” o “…Celestial Wave”, sinceramente abbastanza intercambiabili e quasi sovrapponibili, anche come tonalità…
Presumo che per un musicista in grado di suonare assoli complessi sia un grande piacere propinarne tanti, lunghi e vari, ma da semplice ascoltatore, finita la meraviglia iniziale, mi stanco in fretta e rischio di perdere il senso della composizione. Devo dire però che, proprio in virtù della loro omogeneità, quei momenti musicali più dilatati fungono da tratto d’unione, da legante, conferendo a “Collateral Dimension” un’identità, un sapore, una temperatura specifica che ci accompagna e mantiene all’interno della sua dimensione per un’ora in maniera molto convincente.
Segnalo con piacere l’ottimo lavoro dell’etichetta Transcending Obscurity che, soprattutto in questi tempi di estinzione per la musica su supporto fisico, propone anche questa uscita in edizione digipack super lusso, full optional e piena di gadget! Bella anche la copertina, che dalla miniatura digitale mi sembra un vero dipinto ad olio e suggerisce un calore vintage il cui riverbero giova molto al suono della band.
La partenza del disco è ottima, con una suggestiva apertura che anche se coi suoi intervalli di quinta diminuita sa di già sentito, ci proietta subito dentro ad un mondo. L’attacco del primo riff vero e proprio è talmente catchy che sembra un pezzo degli Amon Amarth! A mio avviso “Metaphisical Essence” è la canzone meglio riuscita del disco: tutti i riff (e sono parecchi!) sono dotati di carattere sufficiente ad imporsi all’ascolto e l’esecuzione generale è assolutamente convincente. Una certa regolarità e ricorrenza nella struttura aumentano la sensazione di piacevolezza e la facilità di ascolto. Se tutto il disco fosse a questo livello sarebbe una bomba!
“Symbiosis of Creation” si propone come potenziale singolo grazie all’apertura melodica accattivante, alla presenza di una specie di ritornello e alla durata relativamente contenuta. Fraseggi legati alla Gojira a go go.
“Eclipse” sembra non arrivare mai al punto, proponendo uno dopo l’altro riff buoni ma non particolarmente incisivi, che non costruiscono un climax, un vero picco emotivo da cui gettarsi. E finisce pure in fade out…
La lunghissima “Detach from the Abyss” forse non regge il suo stesso peso, ma regala un paio di perle, dopo l’ennesima sezione “space fusion”: un assolo che ripercorre scale e modi di Chuck Schuldiner e un bellissimo riff (fortemente caratterizzato dal basso) dopo l’ultimo intervento vocale, che avremmo voluto sancisse la fine della composizione anziché cedere ad una coda meno efficace.
La breve strumentale “Perception” sembra un residuo, qualche idea per dei bei fraseggi in tapping che non hanno trovato spazio all’interno di un brano e sono stati appiccicati in una traccia davvero trascurabile, di cui mi sfugge il senso.
Molto aggressiva la title track, atipica nel suo essere concisa, sobria e priva di orpelli, ma sempre caratterizzata da quel riffing ad arpeggi che innerva tutto l’album.
Se togliessimo i riff in “pull-off” ai Coexistence rimarrebbero in piedi ben pochi brani… Anche “Revert” non può farne a meno. La caratteristica del pezzo è quella di essere diviso esattamente a metà, con una lunghissima coda soft. Anche se dopo sette brani certe soluzioni iniziano ad essere un poco abusate, trovo questa composizione particolarmente ben riuscita.
Con “The Nadir Element” la sensazione di “déjà vu avec les oreilles” raggiunge davvero l’apice: non solo come derivazione da altri gruppi, ma come autoplagio: capisco la necessità di avere uno stile riconoscibile, ma io la strofa l’ho già sentita qualche brano fa…
Idee, please.
Chiude il disco “Floating in the Celestial Wave”, che non aggiunge granché a quanto già espresso finora e lascia davvero a chiederci se un’ottima tecnica non rischi a volte di essere un limite, oltre che un’opportunità. Bella la parte centrale con gli assoli e apprezzabile la struttura più digeribile rispetto ad altri brani, che offre all’ascolto il lato più godibile di un gruppo dalle grandissime potenzialità, solo un po’ chiuso nella propria piccola dimensione collaterale.
Marcello M