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Pentesilea Road

PENTESILEA ROAD - Pentesilea Road
(2021 - Autoprodotto)voto:
Pentesilea Road è una Progressive Rock band la cui genesi dimora nelle demo di Vito F. Mainolfi pubblicate nel 2014 le quali presero la loro forma definitiva solo nel 2020, grazie al supporto degli altri membri della band e alle importanti collaborazioni nel panorama progressive: Ray Alder (Fates Warning, Engine, Redemption) and Mark Zonder (Ex- Fates Warning, Warlord).
Il titolo dell’album, omonimo della band, trova le sue origini nel celebre romanzo di Italo Calvino: “Le città invisibili”. Precisamente le 55 città presenti nell’opera, la cui nomenclatura esclusivamente da nomi personali di genere femminile, era appunto Pentesilea.
Un nome importante e legato alla mitologia greca, Pentesilea era infatti la regina delle amazzoni, le cui gesta vengono narrate nell’Iliade: prese parte al conflitto di Troia al fianco di Priamo, cadendo in battaglia contro l’epico Achille; alcune versioni contrastanti narrano invece che Achille fosse stato sconfitto da Pentesilea e poi resuscitato da Zeus.
Questo breve excursus penso fosse dovuto, sia perché un po’ di cultura non guasta, sia perché ritengo opportuno sottolineare la serietà e l’impegno del progetto che, a giudicare dalle foto, sembra di ottima fattura: una cover iconica, un’impaginazione professionale, la presenza di testi e foto abbinati a un package internamente trasparente e di tutto rispetto.
Da musicista e realizzatore di album, capisco quanto possano costare questo genere di rifiniture sia in termini di tempo che di denaro e questo mi porta a provare profondo rispetto, soprattutto in un’epoca fortemente devota al digital che sta mettendo sempre più in difficoltà il mercato del fisico; quindi mi permetto di consigliarvi l’acquisto.
Ma ora veniamo al dunque perché ci sono ben 12 tracce da analizzare e le aspettative sono abbastanza alte.
Il disco si apre con uno strumentale 'Memory Corner': i suoni sono molto ben calibrati, la struttura è compatta anche se il minutaggio risulta eccessivo e non pienamente funzionale nel collegamento con la seconda traccia. La presenza di Mark Zonder è un valore aggiunto imprescindibile che dona groove e dinamica lungo tutti i sei minuti e venti secondi. Tutto avviene con la naturalezza a cui i fan dei Fates Warning sono certamente abituati. Troveremo Zonder anche successivamente su 'Spectral Regrowth' e 'Give Them Spaces'.
La band ha una buona base ma, va detto a gran voce che la presenza di un fuori classe fa sentire la differenza a 360 gradi e nonostante i pezzi siano solo strumentali risultano altamente espressivi e presentano grande maturità ritmica. Nei primi due è percepibile una maggiore cura per il mixaggio, più bilanciato e nitido rispetto al resto dell’album. Ho molta stima per Mark Zonder, avendo avuto la fortuna di collaborare con lui confermo che è un grande professionista.
Degna di nota anche la collaborazione con Michele Guaitoli, che personalmente non conoscevo, ma che ho apprezzato molto. Stains guadagna punti grazie alla sua espressività, la quale rievoca uno dei più grandi nel genere: Geoff Tate (quello di 'Promise Land' per essere più precisi). Quella di Michele è una voce che non è mai fuori posto, ma che soprattutto ha coscienza delle parole che vengono cantate, una cosa più unica che rara nel contesto del metal nostrano.
Discostiamo un attimo, dagli special guest per andare ad analizzare il prodotto puramente realizzato dai Pentesilea Road, che alla fine dei conti consiste in metà dell’album. Come accennato sopra, la band è solida va ribadito perché è facile perdersi tra elogi delle presenze blasonate, ma se di base non c’è sostanza, raramente i guest riusciranno a apportare il valore aggiunto necessario. E fidatevi che di prodotti tediosi che vantano guest reboanti è pieno il mondo.
Brani in questione sono: 'Stranded', 'Genius Loci', 'The Psychopathology of Everyday Things', 'Pentesilea Road' e 'A Tale of Dissidence'.
Mentre tra quelli più riusciti abbiamo:
'Shades of the Night': presenta varietà e dinamica che insieme a un cantato più maturo e espressivo da parte di Lorenzo riesce a raggiungere piena maturità espressiva. L’incipit finale con acuto e assolo di chitarra è davvero ben riuscito.
'Pentesilea Road': cattura l’ascoltatore fin da subito con l’atmosfera di un intro arpeggiato e una traslazione verso il distorto che avviene con naturalezza, dilungandosi per quasi 7 minuti senza stancare. Nota: ho anche apprezzato l’assenza di guest su questo brano specifico e voglio leggerla come una scelta intenzionale per rafforzare l’identità della band.
Essendo un cantante, non potevo che lasciare le ultime due canzoni come ciliegina sulla torta: 'Noble Art' e 'Shades of The Night'. La presenza di Ray Alder è altisonante e basterebbe anche solo il nome per far la differenza, ma fortunatamente non è così.
Il salto di qualità è altissimo, un mixaggio praticamente perfetto in cui sin dalla prima parola pronunciata, si ha la percezione che Ray sia riuscito a fare i pezzi propri: l’interpretazione, il sentimento, il colore della voce, la pronuncia, le armonizzazioni, il mix, tutto risulta professionale donando uno spessore che porta l’ascoltatore a fruire dei brani in molteplici istanze. Al secondo minuto di 'Shades of the Night' son rimasto senza parole, Ray era lì, immortalato con la band mentre canta un brano come fosse il suo. Un traguardo che non tutti possono raggiungere, un risultato bellissimo, che ai tempi delle registrazioni su nastro o musicassetta era un sogno irrealizzabile.
Concludendo, siamo davanti a un prodotto ben studiato e ben realizzato, va considerato che è stato registrato in remoto, nonostante le difficoltà che questo possa aver comportato, l’intesa della band si percepisce positivamente, confermando di aver vinto la sfida Covid-19. Non si tratta di un prodotto perfetto, ci sono state scelte a livello di suoni e registrazione che avrei curato di più. Ad esempio le incoerenze a livello di mix tra un brano e l’altro e una distorsione della chitarra che non ho gradito particolarmente per mancanza di spinta e aggressività, elementi non critici che spero vengano migliorati in un secondo album (non essendo a conoscenza della strumentazione utilizzata trovo scorretto esprimermi oltre).
Consigliato l’acquisto soprattutto se amanti del Post Progressive.
Paolo Prosil