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New King

THE SPLITHEADS - New King
(2021 - Autoprodotto)voto:
Giunti qui alla seconda uscita dopo il primo cd d'esordio andato letteralmente a ruba ed esaurito nelle copie in poco tempo, propongono dieci canzoni di sano Punk Rock con qualche sfumatura verso lo Stoner dei capofila del genere i Queens Of The Stone Age.
Da un commento dei tre componenti (Andrea Raffaelli al basso, Antonio Viggiani alla batteria e Benedetto Zanaboni alla voce e chitarra) si legge che trattasi di un album energico, crudo e con aperture a momenti melodici. E' carico di emozioni contrastanti tra loro: rabbia, disillusione, speranza e positività.
Come altre band hanno avuto un bel coraggio a fare uscire il cd durante questo periodo contraddistinto da una staticità totale entro l'industria musicale.
I pezzi sono stati registrati presso il Mulino Studio Recording di Cesare Chiodo che ha sicuramente contribuito alla riuscita della presentazione delle canzoni che girano molto bene l'una dopo l'altra con una certa linearità, freschezza di impatto ed in alcuni punti con qualche tocco di solarità.
Un bel cd che ha una botta incredibile, vi urterà parecchio stimolandovi al movimento, un cd che ha nelle canzoni delle linee vocali anche interessanti (l'opener è si molto orecchiabile ma ha oltremodo ottimi passaggi di cambio di direzione): la voce si amalgama molto bene al contesto generale, non brilla di particolare tecnica, ma è efficace ed è squisitamente al posto giusto facendo le cose adatte in quel particolare momento. Si potrebbe obbiettare che ricorda marcatamente Bryan Holland, ma chi nel proprio approccio alla produzione musicale non ha avuto dei punti di riferimento artistici?
Le canzoni sono di facile assimilazione, hanno una durata equa, solo in un caso si superano i quattro minuti, ma "Pieces Of A Miracle" con il suo cantato irriverente e la chitarra che gigioneggia con le parti ritmiche, scorre via che è un piacere per le nostre orecchie.
Questo "New King" non è, come si può ben capire, un concentrato di virtuosismi (visto anche il genere), ma si fa ascoltare e riascoltare, si fa ben volere, e vista anche la massiccia produzione di uscite fuori dai nostri confini, sarebbe meglio supportare gruppi come questo che non sfigura assolutamente nel confronto con band straniere.
Due le tracce che mi hanno colpito: "Munchhausen", dove si paga un po' il prezzo alla scuola stoner, ma che presenta svariati cambi di tempo e propone situazioni vocalistiche molto intriganti e gradevoli (a volte sembra di sentire in lontananza Danzig), tutto questo concentrato in poco meno di tre minuti. Complimenti! Un'altra song è "Away" pezzo strumentale a chiusura del cd molto orientaleggiante quasi al limite con il Giappone. Ah dimenticavo: superlativa la pronuncia in inglese. Da acquistare senza se e senza ma.
Laonardo Tomei