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Slower

NEKER - Slower
(2021 - Time To Kill Records)voto:
Siamo d'accordo che ognuno di noi risente di una o più influenza quando compone, influenze dettate da anni di ascolto serrato di quei gruppi che maggiormente si confanno ai particolari stati d'animo del momento; ebbene questa furbesca personcina, non nascondendo la propria passione per sonorità violente, truci e depressoidi, è riuscito a fondere in una unica soluzione varie atmosfere: certamente non si può non confermare di percepire Melvins, Type O Negative e Grip Inc. in quasi tutte le tracce, ma c'è dell'altro; sebbene (e questo potrebbe apparire come un paradosso, quasi una diallele filosofica) non sia evidente una originalità di spicco, questo cd, prodotto dallo stesso autore, sembra di vivere di anima propria, monade fluttuante, quasi smarcandosi dai maestri del genere.
Ogni canzone porta con sè una narrazione compositiva, ha racchiuso un segreto armonico strutturale. Registrato presso lo Zeta Factory And Studio 73, questa seconda uscita non vuole essere l'esempio didascalico di messaggi roboanti, ma con umiltà e saggezza, tra un feedback e l'altro, avrebbe il desiderio di essere, aspirerebbe a diventare una sorta di commento sonoro alla realtà che ci circonda. Con l'ausilio di Daniele Alessi alla batteria e di Alessandro Eusebi alle chitarre, il nostro dopo aver calcato i palchi su e giù per il nostro Bel Paese, dopo aver girato mezza Europa e aver pure sconfinato Oltreoceano andando a finire in Canada (tour nel 2019), ha voluto puntarci in fronte la fredda baionetta della claustrofobia esistenzialistica, ha voluto condurci negli abissi oscuri del proprio Ego: non c'è soluzione di continuità, i pezzi sono rasoiate assestate come soltanto un malavitoso antico sapeva fare, c'è la sensazione di sentire addosso un vento gelido proveniente da antri sconosciuti, c'è il sentore di avere di fronte un uomo prosciugato dal sole che ci sorride a bocca spalancata facendoci intravedere i suoi denti di acciaio. Ecco perchè ho parlato di assenza di originalità: questa non è necessaria, non perchè il tutto rischi di scadere nel banale, ma anzi, non vi è nemmeno lo spazio per fare dei paragoni (eccetto quelli che forzatamente per ragioni squisitamente storiche anche Neker indica), musicalmente parlando: le canzoni sono entità autonome che vagano anarchicamente nell'etere a guisa di narrazione, sono sberleffo, duro commento, rappresentano una feroce critica nei confronti di chi nemmeno riesce a sopra - vivere, ma che affoga nel proprio tedio quotidiano, aspettando, con una speranza godotiana, la nascita di un nuovo dolore per sentirsi magari per un attimo qualcosa in più di una ameba.
L'impressione è che Neker, involontariamente, ci abbia lasciato un messaggio chiaro: l'ingannevole ed appagante sicurezza della felicità abituale e consueta, nasconda una disarmonia di fondo nei confronti della quale dobbiamo prima o poi fare i conti: io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare. Tutto qui...
Leonardo Tomei