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Eos

TrackList
- Dead Blossom
- Failure Of Faith
- The Cry Of A Nation
- Circles
- No Obscurity
- Sunken Dreams
- Fear Me
- I Can't Believe It
- The Awful Closure
- Eos
- Runaway
ELDRITCH - Eos
(2021 - Scarlet Records)voto:
Il monicker ELDRITCH è uno di quelli storici nel panorama metallico italiano, una band con una trentennale carriera che ha sempre pubblicato album di qualità costante nel corso degli anni.
Li ho conosciuti nel lontan(issim)o 1997, ai tempi dell'uscita di Headquake ed ebbi, proprio in quell'epoca ormai remota, l'occasione di vederli un paio di volte dal vivo, in diversi contesti musicali, trovandomi allora di fronte un band già matura e preparata, capace di proporre un sound assolutamente personale.
Stacco, dissolvenza, fast forward e oggi, dopo 25 anni, ritrovo gli storici Terence Holler e Eugene Simone, affiancati da Oleg Smirnoff alle tastiere, dopo tanti anni ritornato anch'egli nei ranghi del combo livornese, tutti in ottima forma (senza dimenticarci degli altri componenti della band Rudj Ginanneschi alla chitarra, Dario Lastrucci al basso e Raffahell Dridge alla batteria), a deliziarci con la musica presente in questo recentissimo Eos, dodicesima fatica musicale pubblicata a fine Novembre da Scarlet Records.
Dopo una intro cinematografica (“Dead Blossom”), che mi ha ricordato il gigantesco John Carpenter, film maker con il pallino per le colonne sonore, si parte subito in quarta con la azzeccatissima “Failure Of Faith”, nella quale l'ottimo Terence Holler tesse melodie su melodie su una struttura stratificata al massimo, in cui ogni membro della band riesce a dare il proprio contributo al top della forma: in poche parole una vera manna per le orecchie.
Segue “The Cry Of A Nation” nella quale i neuroni e le orecchie sono messe di nuovo a dura (ma appagante) prova per poter seguire le trame intricate intessute, una vera esperienza uditiva (il pezzo è stato giustamente scelto come primo videoclip ufficiale per la promozione del disco).
Non mi sento di scegliere un pezzo che mi ha emozionato di più rispetto agli altri, ma se dovessi proprio dare la mia preferenze se la giocherebbero sicuramente alla pari le drammatiche “Circles”e “No Obscurity”, emozionanti dalla prima all'ultima nota.
Il disco è un continuo caleidoscopio di melodie e di intuizioni sonore nelle successive “Sunken Dreams” e “Fear Me”, fino alla dolente “I Can't Believe It” una romanza per piano e voce che piano piano si apre a un'orchestrazione avvolgente: brividi su brividi.
Un piccolo momento di riflessione, dunque, e poi si viene subito avvolti di nuovo dal turbine di note dell'aggressiva “The Awful Truth” e della finale “Eos”, degna title track che ci accomiata quasi completamente da questo ottimo lavoro.
A chiusura effettiva del disco troviamo, infine, la cover non troppo stravolgente di Runaway (nel senso di fedeltà all'originale) del mio beniamino Bon Jovi, durante l'ascolto della quale, comunque, i (pochi) capelli rimastimi si sono cotonati da soli, a testimonianza dall'efficacia di questa versione.
Ineccepibile prova di una band inossidabile, capace di emozionarmi ora come ta(aaaa)nti anni fa, grazie ragazzi!