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Malauriu
MALAURIU - Malauriu
(2022 - Southern Hell Records/Zero Produzioni/Nero Corvino)voto:
Ogni pratica religiosa si serve di canti, vibrazioni, ritmi particolari, al fine di consentire e facilitare l’accesso al divino e alle dimensioni più profonde del sé. Da sempre, e ovunque.
La musica, a differenza delle arti prettamente figurative, consente di andare oltre la sintesi formale dell’immagine e della parola: la musica si “sente”. E questo sentire non significa solo ascolto, significa “sensazione”, immediatezza ed immanenza: “il sapere scritto è male…”
Quello di cui ci occupiamo è il secondo Full-lenght (che va ad unirsi a una miriade di split ed Ep N.D. Klaus) dei Malauriu, dopo ‘Semper Ad Mortem Cogitantes’, uscito nel 2017, lavoro che mostrava una band dedita ad un black metal crudo e feroce.
Ebbene, il cambio di direzione è evidente.
L’album – mixato e masterizzato da Giorgio Trombino - si snoda in quattro brani (anche se, più che di brani, parlerei di “movimenti”), registrati tra il 2017 e il 2022, uniti da un lucido e profondo filo conduttore, quello che ci guida da “Morto era l’oro” a “L’oro s’è fatto”.
Un lavoro di certo non facile da etichettare. Potremmo parlare, forzando un po’ la mano, di un dark ambient molto raffinato ed ipnotico, nel quale l’ossessività delle percussioni e l’abile uso dei Sytnh gioca un ruolo predominante, ma rischieremmo di perdere l’essenza della proposta: “Malauriu” è un lavoro a sé, unico nel suo intento, quello di unire occultismo ed esoterismo ad un tappeto sonoro in perfetto equilibrio tra elettronica e ritmi antichissimi, ancestrali, quasi tribali.
Nequam (voce), figura di certo non nuova a tali tematiche, declama la via iniziatica, possibile solo attraverso un’opera di purificazione, solo attraverso un meticoloso lavoro di separazione, distruzione e sublimazione. Sino a quando delle parole non resta nulla. E solo quando delle parole non resta nulla ci è concessa la visione.
La voce si imprime, solenne, su un tappeto sonoro scuro, imperioso, ipnotico: grazie ad un utilizzo magnifico di samples, percussioni, chitarra, synth. Sembra quasi di vederli, Schizoid (Guitars, Percussion, Backing Vocals, Samples) e Felis Catus (All instruments, Samples), chini, silenziosi, in trance, alle prese con un’arte moderna quanto antica: quella di emozionare.
Siamo catapultati, sovente, in atmosfere che ricordano le colonne sonore dei film horror italiani anni settanta, quelli che hanno fatto scuola in tutto il mondo, e che ultimamente ho sentito anche nella seconda parte, quella più sperimentale, dell’ultimo lavoro dei Fulci.
La furia del black metal degli esordi viene così sublimata in questi nuovi suoni, più morbidi solo all’apparenza, capaci di esprimere con uguale, o forse, maggiore intensità, la claustrofobia e la buia atmosfera tipica della “fiamma nera”.
Un plauso particolare va al declamato di Nequam, dalla forte caratterizzazione teatrale, tanto dal far risuonare, a volte, quella tensione del “dire” tanto cara a Carmelo Bene.
L’impressione, forte, che lascia quest’album, è che rappresenti non tanto un’opera fine a se stessa, ma un gradino per accedere ad altro: la perfetta colonna sonora, lo ribadisco, di un percorso iniziatico, nel quale i Malauriu ci accompagnano, passo dopo passo.
Maurizio Gambetti