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Glitch

TrackList
- Lullaby
- Black Swan Theory
- Desire
- What's in a name
- Holy Alix
- The Traitor
- 7
- Glitch
- La Signora dei Libri
- Lucretia
- #Jump
- Wings over the ocean
- Austerlitz
- I wish I had more time
- Poker Face (Lady Gaga Metal Cover)
AEVUM - Glitch
(2022 - DarkTunesMusic Group)voto:
Ricordo di aver recensito gli Aevum molti anni fa, credo fosse la mia prima recensione in assoluto su Italia Di Metallo. Restai positivamente sorpreso dal loro singolo, 'My Vampire', ma purtroppo nel tempo ne persi le tracce (E poi sarei io il rincoglionito, dopo 4 anni recensisti l'album 'Dischronia' n.d.Klaus)
Quando il buon Direttore mi ha proposto il loro ultimo lavoro, 'Glitch', rilasciato quest’anno sotto DarkTunesMusic Group, ero assolutamente curioso di scoprire cosa avessero in serbo i nostri per noi, pensando a quel fatidico singolo rilasciato quasi dieci anni prima. Mi trovo, a sorpresa, a vedermela con qualcosa di molto diverso, decisamente complesso, e sopratutto influenzato da più fonti. Leggo, tra le influenze della band, anche i Tristania e gli Amaranthe, a cui i nostri strizzano l’occhio in più occasioni. 'Glitch', infatti, alle atmosfere gothic (ma in questo caso preferisco sottolineare che ci si avvicini anche alla darkwave), aggiunge tastiere dalle reminiscenze elettroniche, voci effettate e un tappeto chitarristico/batteristico più vicino all’industrial.
L’ascoltatore viene travolto dalla prima traccia, ‘Lullaby’, un chiaro esempio dello stile cangiante della band, che mette in risalto una struttura imprevedibile, un sound adrenalinico, e un cantato ora distorto, ora a tratti liricheggiante. Si procede con il lavoro sperimentale in ‘Black Swan Theory’, dal martellante piglio elettronico e un effetto stop-and-go che si muove assieme ad un azzeccato cantato ora in inglese, ora in italiano. ‘Desire’ propone una struttura elettrizzante dove le voci si lasciano andare in un ritornello esplosivo, si passa da tempi veloci fino a brevi intermezzi più classicheggianti. Non può mancare il suono dell’organo in una band goticheggiante, vero? Ed eccolo, infatti, che apre ‘The Traitor’, canzone spedita dove il cantato si intreccia con esibizioni in un pulito limpido e un contraltare più vicino al growling.
L’omonima ‘Glitch’ è una strumentale che parte con delle sonore bastonate batteristiche e che si mantiene melodica e scorrevole, forse per prepararci a ‘La Signora dei Libri’, praticamente la ballata del disco: si tratta, sì, di un brano più soft, ma che a tratti non perde quel piglio apocalittico che tanto piace alla band, forte di un cantato malinconico e sonorità più decadenti. Molto interessante anche ‘Lucretia’, che a partiture orecchiabili mischia un ritmo tastieristico travolgente e dalle tinte quasi spaziali, mentre #Jump sembra lanciarsi più puramente in un techno-metal martellante, quasi festoso, dove voci e tastiera creano intrecci sempre diversi.
‘Austerlitz’si presenta a noi con un inaspettato riff heavy metal, per poi perdersi in un ritmo vorticoso e travolgente, mentre ‘I wish I had more time’ è un’idea interessante che propone una intro insolitamente lunga, per un brano di tre minuti e mezzo, che favorisce la tecnica virtuosa chitarristica, per poi donare poco tempo al cantato. Ne apprezzo le meccaniche inusuali.
Parlando dell’inaspettato, i nostri chiudono con una cover, ‘Poker Face’, brano che ha permesso a molte persone di conoscere la nascente Lady Gaga, e che i nostri ripropongono in energico stile Aevum.
Prima di chiudere, vorrei spendere alcune buone parole per la tecnica e la creatività degli Aevum, che con 'Glitch' (un titolo non casuale, poiché l’intero album ha sonorità elettroniche che all’orecchio possono ricordare i glitch, gli errori di sistema) da un lato spaziano tanto, dall’altro dimostrano di non essere solo bravi nell’uso dell’effettistica, mettendo in risalto anche una buona capacità compositiva che generalmente funziona bene ed è in grado di regalare bei momenti (cito, a tal proposito, ‘Lucretia’ e ‘Desire’, in assoluto i miei brani preferiti di questo lavoro). La qualità sonora, ahimè, talvolta zoppica, proponendo un muro del suono che in qualche occasione copre parzialmente altre melodie ma, complessivamente, è una cosa che si può perdonare.
Recensione a cura di Francesco Longo