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Huldufolk

TrackList
- The Secret Of The Grail
- Metal Message
- After The Earthquake
- Hidden Folk
- Green Forest
- Gate Of Hollow Earth
- Living Out The Egg
- The Sound Of The Earth
- The Hammer Of Thor
- Villacher Kirktag
- Living Out Of The Egg (Feat. Simone Cescutti, Bonus Track)
- Words In Out (Remix 2021)
CELTIC HILLS - Huldufolk
(2022 - Elevate Records)voto:
I Celtic Hills sono un complesso formatisi ben dodici anni addietro in quel del Friuli-Venezia Giulia (Udine), ma è solo dal 2020 che la band diventa un trio effettivamente attivo e i nostri divengono prolifici dal punto di vista di CD e Singoli, rilasciando in circa due anni, ben tre LP, un singolo e un EP.
Le tematiche ruotano attorno a fatti e leggende legate al loro territorio, ovvero, per citare la biografia, “Il Friuli e il nord est dell’Italia”. Con il loro ultimo nato, Huldufolk, il gruppo ci propone un power di stampo melodico che non trascura episodi decisamente più pesanti, proponendo un mix tra thrash, power, folk e melodic death.
Ad aprire le danze è ‘The Secret Of The Grail’, un brano fortissimo e adrenalinico che mi ha davvero fatto alzare le speranze: un’imponente intro tastieristica apre la canzone, che procede spedita sulla base di un cantato ispirato e un ritornello terribilmente orecchiabile, sostenuto da un ritmo da headbanging pazzesco. Purtroppo non sentiremo nulla di più epico di questo brano nel resto del disco, ed è un vero peccato. ‘Metal Message’ è una traccia dall’apertura esplosiva che mette l’accento su un buon ritornello e un suono di tastiera molto orecchiabile, piacevole anche l’assolo che precede il ritornello di chiusura, batteria furiosa e precisa che non conosce un attimo di respiro. Piglio veloce e melodico per ‘After The Earthquake’, dove un cantato energico fa la parte del leone, per un brano che è forse più un inno d’incoraggiamento moralmente apprezzabile e bello potente, il cui testo si focalizza sull’aftermath del terribile terremoto che investì il Friuli nel 1976. Gran bella intro chitarristica per la successiva ‘Hidden Folk’, brano martellante dove Jonathan Vanderbilt (voce e chitarra) brilla nuovamente nell’esecuzione solista, ritornello funzionale ma forse un po’ troppo artificiale sulla lunga distanza. ‘Gate Of Hollow Earth’ è una composizione più apocalittica che mischia sonorità quasi black metal con quell’aura di vittoria tipica del power metal, anche il cantato sembra talvolta voler riprodurre un growl, ma forse l’intento è più quello di avvicinarsi a qualcosa di inquietante, proponendo una via di mezzo tra un growl e un cantato più lugubre.
‘Living Out The Egg’ mi ha confermato che non soffro di senilità precoce, e si apre con una tastiera che riproduce un tenero flauto dai sapori folkloristici che poi ci accompagnerà a più riprese, prima di aggredirci come meritiamo con una carica rabbiosa dove chitarra, basso e batteria ci avvolgono in un granitico muro del suono. Mi spiace dire che il ritornello, similmente a ‘Hidden Folk’, suona piuttosto artificiale, ed è, per carità, funzionale, ma non particolarmente catchy. Torniamo a sonorità più maligne e martellanti con la più concisa ‘The Sound Of The Earth’, dove la band mette in risalto tecnica e velocità, per un’idea più brutale e tagliente, mentre in ‘The Hammer Of Thor’ il cantato torna a toccare quelle tonalità più lugubri menzionate qualche brano addietro e la batteria è un’autentica macchina per uccidere, mettendo in luce la preparazione e la versatilità di Simone Cescutti (batteria, appunto). Ascolto con un sorriso la successiva ‘Villacher Kirktag’, che onestamente mi ha tanto ricordato uno di quei brani a ubriaconi di tante band folk, in questo caso specifico cito i tedeschi e più recenti Equilibrium, che a più riprese mi sono tornati alla mente ascoltando questa parentesi danzereccia e un po’ fuori di testa dai sapori da taverna.
Ci avviamo alla chiusura, la penultima traccia è una riproposizione di ‘Living Out Of The Egg’, dove al cantato si unisce lo stesso batterista Cescutti , la cui voce è poco più grezza di Vanderbilt, quasi più vicina al punk rock più scostumato. Apprezzabile. L’ultima traccia è ‘Words In Out (Remix 2021), ’ sembra provenire da una raccolta chiamata The Metal music Globalliance Compilation Vol.2 ,e credo apra con un tributo ad I Want Out degli Helloween, rivelandosi una canzone piena di energia che chiude il disco con un feel improntato verso la potenza e l’adrenalina.
Dunque, ho molto apprezzato la preparazione tecnica della band, sono personaggi che conoscono bene il proprio strumento, come ho in più occasioni riportato. Un plauso a Vanderbilt per l’esecuzione solista e canora, poiché propone un timbro che ben si sposa con il genere, e una preparazione chitarristica che brilla in più occasioni. Le canzoni mi hanno lasciato con un’opinione scissa: se da un lato c’è un lato esplosivo e pesante insito nella band che funziona benone, dall’altro i brani si assestano talvolta su uno standard non particolarmente galvanizzante, proponendo episodi non altrettanto incisivi. Sembra che tutta questa energia sia talvolta riposta in una direzione non troppo consona, mentre altre volte ( ‘The Hammer Of Thor’, ‘The Secret Of Grail’ , ‘Villacher Kirktag’, per esempio) picchia come si deve proponendo ottimi risultati. Secondo me, sarebbe ottima cosa se la band si lanciasse in una direzione e ci restasse, o che, magari, riducesse un poco il range di influenze, che sulla lunga possono risultare un po' troppo travolgenti, perché le basi per spaccare tutto ci sono tutte, e si sente!
Aspetterò con molta curiosità il loro prossimo lavoro.
Recensione a cura di Francesco Longo



