Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
The Cathartic Anointing of Heterodoxy in Resilience

TrackList
- Siate la Stilla
- Homo Homini Deus Porcus
- The Salaryman (With a Metal Drill Penis)
- Solipsism Nyctophilia
- Meal of Justice (Revenge of the Old Dying Horse)
- Mamedanuki
- Kioku no rekka, sonzai no owari
- Black Metal Rhapsody
- A R E C I B O Interstellar (hidden track)
- Arecibo Interstellar (hidden track
HANORMALE - The Cathartic Anointing of Heterodoxy in Resilience
(2022 - Zero Dimensional)voto:
“E abbiate l’audacia di essere audaci”
Generalmente prendo con le pinze le definizioni autoattribuitesi dalle band nei press kit, ivi incluse le influenze citate che in genere approfondisco se non già presenti nel mio bagaglio di ascolti e che, generalmente, non fotografano con evidenza l’essenza della proposta musicale, rivelando piuttosto, il più delle volte, un desiderio di appartenenza ad un sottogenere.
Agli Hanormale di far parte di un sottogenere sotto la tutela di nomi che ne hanno definito le coordinate importa ben poco. Anzi. Forti di una lucida e strafottente arroganza decidono di tracciare un solco ben chiaro tra ciò che è stato fatto e cristallizzato in canoni precisi e quindi saltarlo a piè pari inoltrandosi in territori inesplorati, lasciandosi guidare da una mappa immaginaria realizzata, come nella tecnica del cut up di William S. Burroughs: fanno letteralmente a brandelli i canoni dei loro generi di riferimento e li riassemblano con perizia ed estremo gusto in un costrutto di avanguardia progressive che poggia le proprie radici in un black metal ferale e schizzato trasfigurato dal Jazz, dall’Industrial, dal Doom, dalla Dark Ambient e dal Dungeon Sinth.
Ingredienti immediatamente riconoscibili nella millimetrica e lisergica architettura delle loro composizioni, peraltro eseguiti con limpida maestria e una musicalità invidiabile. Musicalità che si riscontra tanto nelle singole tracce che nell’articolazione della tracklist che alterna momenti capaci di evocare attacchi di panico nell’ascoltatore a momenti di estasi elegiaca.
Lo spirito del Black Metal pervade le loro composizioni anche e soprattutto quando si riferiscono ad un linguaggio che non è proprio del BM, un po' come nelle corde del progetto Zeal And Ardor, analogia valida nella sostanza ma non nella forma sia chiaro: il procedimento compositivo degli Hanormale rammenta di più la geniale sregolatezza e l’assoluto controllo dei lavori di Frank Zappa e di Devin Townsend. Gli sconfinamenti in ambito jazz sono quelli propri del free jazz, con linee di sassofono degne di Ornette Coleman (non a caso presente nella colonna sonora dell’adattamento cinematografico de “Il Pasto Nudo” di W.S. Burroughs con la regia di David Cronenberg).
Non mancano all’appello nelle linee vocali suggestioni dark wave intrecciate alla psichedelia floydiana ('The Salaryman', 'Mamenaduki') e impreziosite da passaggi armonici degni di Freddy Mercury. Che gli Hanormale omaggiano peraltro con una versione iconoclasta di 'Bohemian Rapshody' che da sola vale l’intero disco. Anche se sarebbe un errore definitivo ricordare gli Hanormale solo per questo divertissment, che peraltro ne mette in luce e conferma la maestria sia a livello strumentale che vocale.
A proposito di eccellenza nelle linee vocali, una nota di merito va alla struggente ballad interpretata da Lucia Amelia Emmanueli e al mantra conclusivo di “The Salaryman (with a Metal Drill Penis)”. Nella traccia nascosta “Arecibo Interstellar” si raggiungono vette di follia vocale sia nel cantato mediorentale in bilico tra Bauhaus e CCCP (traccia da approcciare con cautela, potrebbe essere necessario un periodo di riabilitazione).
Al netto di momenti veramente devastanti in cui la produzione estremamente secca e la furia noise/industrial del loro black metal mettono a dura prova i nervi dell’ascoltatore (a mia memoria un tale disagio l’avevo provato solo con i primi ascolti di 'Killing Technology' dei Voivod), la natura di questo lavoro è elegiaca e fondata sulla indiscutibile vocazione e padronanza nel costruire un impianto sinfonico di assoluta eccellenza. Nulla a che vedere con il symphonic metal sia ben chiaro. Musica sinfonica nel senso classico del termine. Solo composta utilizzando un linguaggio diverso da quello espresso dai legni, dagli archi, dagli ottoni. Un linguaggio che piega il rumore al proprio servizio e riesce a imporre linee vocali di forte presa (come efficacia siamo ai limiti del ritornello pop, ma trattasi di scream lacerante) in frangenti di aggressione sonora estrema e brutale come quella espressa in “Meal of Justice (Revenge of the Old Dying Horse)”
Sarebbero da approfondire anche i testi che, nelle due tracce che aprono e chiudono idealmente la tracklist (esclusa la coda di “Black Metal Rapshody”), definiscono una poetica di individualismo che definirei anti-misantropico dato che celebrano l’individuo come frammento unico e irripetibile dell’Assoluto in continuo mutamento.
“Siate la Stilla” e “Kioku no rekka, sonzai no owari” sono due composizioni musicalmente speculari, la prima più essenziale, la seconda più maestosa, in cui uno spoken word che ha il sapore di una piece teatrale tratteggia la concezione di Essere Umano degli Hanormale.
Un disco da avere assolutamente nella propria collezione, non fosse altro per poter dire ai propri nipoti con malcelato orgoglio: “Io c’ero.”
Samaang ruinees per italiadimetallo