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It's Time To Fly?

DIPLOMATICS - It's Time To Fly?
(2022 - Go Down Records)voto:
E' davvero il tempo di volare si chiedono i Diplomatics? Chissà rispondo io, di certo presentatisi anni fa come gruppo punk hanno evoluto il loro sound verso territori in parte diversi, mantenendo del punk quella visione ribelle che fa si che quando sentiamo il sax prorompere in 'Jungle' in mezzo a suoni cadenzati, altri da feste brasileire, altri funk, bè allora si, i Diplomatics sono punk in quel senso lì di non seguire l'ordine costituito, che questo sia musicale o meno.
Il sestetto vicentino ci propone il terzo lavoro in studio dal titolo giustappunto di 'It's Time To Fly?', le varie culture musicali dei membri, i molteplici concerti in Italia e all'estero ne hanno forgiato la grinta che viene trasmessa in ogni brano, l'indolente 'Irish Whiskey' riesce ad amalgamare sleazy, rock'n'roll unendo Rolling Stones e The New York Dolls in una versione più cupa a cui fanno da contraltare gli accordi fottutamente insofferenti di 'Nevah' dove si esalta anche la parte canora,decisamente punk, di Danny. Il battito della batteria che sembra emergere da una caverna lancia 'You Are Nothing', vibrante come un dildo eccitato effonde il suo sleazy punk in un concentrato di violenta ribellione, 77 style, la mia preferita dell'album.
Ancora Punk diretto e sfacciato quello di 'Back To You', ma sempre con venature post new wave e suoni più impenetrabili, 'Go High' è pregna di attitudine rissosa come se Hanoi Rocks e The Who trovassero il modo di unirsi per creare qualcosa di unico, stupefacente come le droghe che giravano a fiumi nella Londra del 1977. Si volta pagina con la più claustrofobica '7 notes' alla quale non riesco a dare paternità indice di ottima vena creativa da parte dei Diplomatics. Si finisce la baldoria con la lunga, per quanto sentito finora, 'Dancing All Alone' che grazie all'ennesima presenza dell'armonica, echeggia o trasuda che dir si voglia di rock, blues e punk in un tripudio di suoni e cori Rollingstoniani con un finale pazzesco che vi invito ad ascoltare e che va sigillare un disco veramente ben costruito.
Un disco che emette sensazioni ed emozioni calibrate, che non cerca la sensazione ma riesce a imprimere il proprio marchio, presentandoci una band con i controcazzi dal valore internazionale, vero patrimonio della nostra terra.
Klaus Petrovic