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Experimental Human Cruelty

MANHUNT - Experimental Human Cruelty
(2010 - Autoprodotto)voto: 6.5/10
Secondo ep per i torinesi Manhunt, a due anni di distanza dal precedente 'Fake'. 'Experimental Human Cruelty' ci presenta tre soli brani, per un quarto d'ora scarso di musica, probabilmente troppo pochi per capire le reali potenzialità della band in questione ma sicuramente sufficienti per delinearne le caratteristiche primarie.
Fondamentalmente i Manhunt sono fedeli al thrash metal di impostazione classica, quello più diretto e privo di troppi fronzoli, quello che predilige riffs granitici tritaossa a scapito di arrangiamenti e eccessivi giochi melodici.
Dal punto di vista del sound, apprezzo molto la semplicità; vorrei però sottolineare che a mio avviso vengono poco sfruttate le potenzialità della doppia chitarra: spesso i due “seicordisti” seguono la stessa linea ritmica, andandosi a sovrapporre e lasciando cosi qualche buco che avrebbe potuto essere colmato facendo fare cose diverse a ciascuno. Valide invece le linee di basso, sempre distinguibili nitidamente (cosa piuttosto rara in un genere quale il thrash, devo dire), e non male anche le vocals, piuttosto di impatto (devo dire che secondo me il timbro del singer Davide Quinto è molto più adatto alla proposta dei Manhunt che non a quella dell'altra band in cui milita, i Darkest Clouds). Buoni infine gli assoli, non tecnicissimi ma sempre inseriti nel contesto.
Per quanto riguarda i singoli brani, poco c'è da aggiungere: tutti e tre sono più o meno equivalenti in quanto a impostazione, a impatto, a riuscita e persino a durata. Ciò rende 'Experimental Human Cruelty' un prodotto coinvolgente e più che gradevole, seppur non certo particolarmente innovativo o originale- e dunque rivolto solo a un ben preciso sottoinsieme di ascoltatori (quelli nostalgici di un certo tipo di thrash).
Trattandosi di tre sole canzoni non voglio e non posso sbilanciarmi troppo nel giudizio, ma la strada è buona. Spero di poter ascoltare presto del materiale quantitativamente più corposo.
Francesco Salvatori