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The Blood Of The Dragon

DragonhammeR - The Blood Of The Dragon
(2001 - Elevate Records)voto: 6.5/10
Battaglie, draghi, spade, cavalieri, atmosfere tra l'epico e il fantasy: queste sono le suggestioni, classiche e alquanto prevedibili, offerte da “The Blood Of The Dragon,” in ogni caso buon debutto dei romani DragonhammeR.
Nati nel 1999 come trio composto da Max Aguzzi (voce e chitarra), Gae Amodio (basso) e Marino Deyana (batteria), i DragonhammeR sfornano nello stesso anno il demo “Age Of Glory” , al quale segue “The Blood Of The Dragon” nel 2001, con una line up leggermente rivista.
La formula è quella classica del power, con una sfumatura prog data dalla presenza tutt'altro che marginale delle tastiere. Traspare inoltre una particolare cura per i cori e per la melodicità dei brani, nonché verso la formulazione di ritornelli orecchiabili e facilmente memorizzabili. Forse anche troppa l'attenzione su quest'ultimo punto, tanto che i testi risultano fin troppo semplici e ripetitivi. Peccato, visto il buon livello musicale dei nostri. Altra pecca: la voce, che nel tentativo di arrivare a tonalità che non sono le sue perde di incisività e risulta “monotona”, ma parliamo comunque di tonalità alte e di un vocalist di tutto rispetto.
L'intro corale di “The Legend” lascia ben sperare e il primo pezzo davvero non delude, con il ripetersi del motivo iniziale nel ritornello, roba che ti ritrovi a canticchiare per giorni.
Tralasciamo “It's War”, intermezzo con suoni di battaglia di cui francamente non si sentiva l'esigenza e di cui non si capisce il significato, e arriviamo a “Dragonhammer”, che a parte il solito refrain gradevole non riserva nulla di particolare. A seguire “Age Of Glory”, uno dei pezzi più belli di questo lavoro: cori che conferiscono carica e tastiere grondati pathos per un brano che lascia trasparire le potenzialità di questi ragazzi. “Scream”, ballad piuttosto noiosa, “You Kill”, “Fire” e “Blood In The Sky” si lasciano ascoltare, ma mancano di carattere. Con “Black Sword” invece ritorniamo su livelli migliori: bello il riff portante, coinvolgente e ipnotico. Stesso discorso per “In Your Eyes”, la seconda ballad del lavoro, forse non propriamente originale, ma comunque una track armoniosa e una bella chiusura per questo primo full lenght.
Come debutto direi niente male: ad un ascolto superficiale può quasi sembrare che il tutto manchi di carattere, ma a ben vedere dei “nuclei” di personalità ci sono eccome, solo non abbastanza sviluppati e valorizzati, anzi appiattiti dalla monotonia e dalla semplicità dei testi. Ma siamo solo al primo album, vedremo cosa ci riservano i DragonhammeR per il prossimo lavoro!