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We Don't Need no ROCK Control
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TrackList
1. Naked
2. Magic man
3. Feel right
4. The theory
5. No more fun
6. Black
7. In the dark street
8. Happiness
JUMPING CAKES FLASHBACK - We Don't Need no ROCK Control
(2010 - Demo- Autoprodotto)voto: 8/10
Partiamo dal presupposto che in Italia esiste un fenomeno musicale underground in fermento e dal fatto che grazie a Dio esiste della musica “alternativa” a quella proposta dalle classifiche, diametralmente opposta a quella che viene venduta sottoforma di suoneria per cellulare…
Detto ciò occupiamoci di una delle tante bands “alternative” che vivono nella penisola e che provano a proporre il proprio modo di intendere la musica...un magico trio dal nome Jumping Cakes Flashback.
I JCF nascono nel 2005 in un paesino della Calabria, con la voglia di stare bene assieme e fare musica propria, prendendo da subito le distanze dalla miriade di cover bands presenti sul territorio e provando a fare qualcosa di diverso (per quanto in musica possa valere questo concetto). Una scelta sicuramente coraggiosa che, a conti fatti, gioca a loro favore.
La musica sperimentale e rarefatta del trio è il frutto delle influenze passate e presenti dei suoi membri, che dopo anni divisi fra il dark, il punk, la psichedelia ed il metal virano verso una miscela esplosiva di questi generi e ne fanno un loro inconfondibile trademark.
Nonostante l’attitudine dichiaratamente punk della band, le otto tracce di “We don’t need no ROCK control” risultano essere molto elaborate e variegate, sia dal punto stilistico che da quello sonoro.
Sarà un caso ma la frase titolo della demo ci introduce alla prima track dal nome “Naked”…infatti il primo gruppo che mi viene in mente è quello dei Pink Floyd prima maniera, miscelati ad un pizzico di grunge…giusto una spruzzatina qua e là che dà al pezzo un sapore nuovo. Godibile.
Una bella acustica in pieno raptus simil-bossa ci introduce la seconda song, “Magic Man”, e qui la voce di Tigani diventa evocativa e suggestiva, per poi trasformarsi in un urlo di disagio nella seconda parte, quando il pezzo diventa un up tempo vagamente dark. Una postilla dovuta al cantante/chitarrista devo concedermela. Voglio complimentarmi con lui in quanto è riuscito finalmente a trovare una sua “dimensione” del cantato…personalità e una voce volutamente “sbracata” ma molto efficace,lo rendono riconoscibile ed è una cosa molto positiva.
La successiva “Feel Right” è proprio tosta!!! Il mio pezzo preferito in assoluto…il terno (e non parliamo certo del lotto!!!) qui picchia duro, vuole dimostrarci di essere in grado di creare una song hard rock possente e di facile “presa”. Mi piace molto, con quel suo Riff Magistrale!!!
“The Theory” viene sempre introdotta dall’ottimo basso di Nasso (sembra una rima…oddio non voluta di certo) ma l’andamento è diverso dalla precendente traccia….il ritmo di Pezzano è sincopato e Tigani tesse le sue trame sonore in modo sapiente, con chitarre sovraincise ed effettate in modo superbo. Altro bel pezzo.
Apro una parentesi per dire che, contrariamente a moltissimi (troppi) gruppi alternative gli JCF mettono sempre in primo piano la melodia, facendo intuire che per loro è molto importante, una caratteristica che gioca a loro favore. Sembrano dire: siamo alternativi, non inascoltabili…
Nella successiva “No More Fun” c’è da segnalare il bel “duetto” Tigani/Nasso nel ritornello e anche questo pezzo si ascolta con molto piacere. Il chitarrista/cantante si ritaglia anche degli spazi per dei piccoli solos, sempre funzionali al brano, come in questo caso.
“Black” è folle e contorta quanto basta, su di una base possente con tanto di ritmica di chitarra in levare (un po’ reggae.. un po’ ska), Tigani fa il verso a Les Claypol dei Primus, con un cantato isterico e molto efficace. Un episodio decisamente divertente che, nel ritornello, mi ricorda un po’ Iggy Pop…bravi!!!
La penultima traccia (“In the Dark Street”) ci riporta alle ritmiche tanto care ai “The Cure” ,ma parlo solo di ritmica, infatti il marchio di fabbrica "Jumping" c’è tutto!
“Happiness” chiude il disco in modo inaspettato, richiamandosi nei suoi primi minuti al Roger Waters di “The Wall” per poi sfociare nel classico rockettone sincopato tanto caro ai nostri. Il finale è “mozzo”, sembra volerci dire : dai rischiaccia play!!!!
Da sottolineare la registrazione molto, ma molto buona e curata (e si tratta di un cd casalingo!!!), con dei suoni particolari messi ad arte, che mantengono ancor più vivo l’ascolto.
Signore e signori the "Jumping Cakes Flashback"…Bene, Bravi, Bis!!!
Luca Politanò