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Vengeance from the Grave

TrackList
1. Vengeance from the Grave
2. Woland's Omen
3. Blood of the Dead
4. Sorceress (Angel Witch Cover)
HANDS OF ORLAC - Vengeance from the Grave
(2010 - Autoproduzione)voto: 7.5/10
Questo misterioso quintetto romano, i cui membri sono anonimi (sulla falsariga degli svedesi Ghost, di genere affine), ha fatto uscire un interessante demo l'anno scorso, degno di essere recensito sulle pagine virtuali di Italia di Metallo. Il suo nome, Hands of Orlac, deriva dal titolo di un romanzo francese, Le mains d'Orlac (Le mani di Orlac), scritto da Maurice Renard nel 1921 e adattato per il cinema dal grande regista espressionista tedesco Robert Wiene nel 1924 (a questa versione seguiranno due remake). Nella storia, il pianista francese Stephen Orlac perde entrambe le mani in un grave incidente ferroviario. Gli vengono allora trapiantate le mani di un assassino appena ghigliottinato: sembrano animate di vita propria e possedere persino delle tendenze criminali. Infatti, di lì a poco inizia una serie di strani omicidi e... beh, non voglio svelarvi il resto della trama!
Esaurito questo excursus letterario, occupiamoci ora delle quattro tracce contenute in Vengeance from the Grave, titolo che non può non rimandare al celebre verso di "Iron Man" dei Black Sabbath. E proprio su stilemi sabbathiani si parte, con una title track divisa tra urgenza ritmica e stacchi liquidi e cupamente onirici, punteggiati da suggestive note di flauto traverso, un po' alla maniera dei Blood Ceremony, ai quali la band capitolina si rifà non poco, anche per il cantato femminile di G, molto efficace e dotato di un'estensione e una timbrica molto variegate. "Woland's Omen" ha un passo sostanzialmente lento e doom, pronto però a velocizzarsi, in un crescendo ritmico che diventa una danza dal sapore arcano e rituale, per poi tornare su cadenze rallentate. A tratti la band suona un po' "slegata", ma l'impatto generale è vibrante. Con "Blood of the Dead", il brano più esteso, ci tuffiamo nei meandri del doom metal più occulto e orrorifico, ma anche "progressivo", di stampo Blood Ceremony, appunto, nonché Black Widow e Witchfynder General, questi ultimi esponenti del lato oscuro - ossia dark - della New Wave of British Heavy Metal, al pari degli Angel Witch, dei quali, non a caso, il combo romano rivisita la splendida "Sorceress". La cover proposta dai nostri è un giusto tributo all'originale, da cui non si discosta molto, fatta eccezione per il cantato femminile, ovviamente molto diverso da quello di Kevin Heybourne, e per gli interventi flautistici nel finale. In attesa di un debutto ufficiale, agli amanti di questo genere di sonorità consiglio di procurarsi questo demo, che promette bene e lascia intravedere sviluppi degni di nota da parte degli Hands of Orlac.
Costantino Andruzzi