Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Ci sono attualmente 0 utenti e 1 visitatore collegati.
Fallen Melodies

Links:
TrackList
01. The Last Apocalypse
02. My Spirit Free
03. Rebirth
04. Winter Melodies
05. Wheels Of Fire
06. A Lovely Creature
07. A Beautiful Dream
08. Heaven
09. Atlantis Treasure
10. Diamond Hope
HYPERSONIC - Fallen Melodies
(2011 - Underground Symphony)voto: 7/10
Una intro maestosa dal titolo “Last Apocalypse”, degna colonna sonora di un ipotetico film epico ed epocale, ci introduce a questo lavoro della band catanese Hypersonic, dandoci subito un assaggio delle potenzialità dell’ensemble. C’è di tutto, un’orchestra pazzesca, cori, fiati, ottoni. Bellissima!
La prima traccia cantata, “My Spirit Free”, è un pezzo in pieno stile power, molto bello e di facile presa, con melodie semplici ma non banali. Suonato molto bene, con un cantato (femminile e maschile) degno di nota. Volendo fare il precisino assoluto (sperando di non trovarmi nel mezzo di una bufera di polemiche n.d.) trovo che il solo di chitarra non sia un valore aggiunto come dovrebbe essere bensì l’unica nota debole del brano. Nonostante in alcuni punti il fraseggio sia interessante e le armonizzazioni ben fatte.
“Rebirth” parte subito con quello che sarà il ritornello del brano, un incrocio da brivido fra le due voci e melodie al piano di ampio respiro. Molto bello ed interessante, anche nella sua evoluzione. Dopo qualche secondo, infatti, si trasforma in un altro up tempo di facile presa. Da menzionare le tastiere messe sempre al punto giusto e mai invasive e le chitarre ritmiche belle e potenti! Mi sembra a volte di ascoltare gli Angra, una band che amo.
C’è il tempo (che gioco di parole!) per un piccolo temporale in “Winter Melodies” che lascia subito spazio ad una bella chitarra a metà strada fra il riffing di stampo power ed il mega-riff (un po’ Megadeth per capirci…).Anche questo pezzo rimane impresso in testa per un bel po’ dopo l’ascolto. Il tastierista fa il suo “sporco lavoro” senza strafare, con un solo molto melodico e funzionale.
“Wheels of Fire” è nata, probabilmente, per fare la felicità dei bikers che godranno nell’ascoltare, nei primi secondi della traccia, cosa è in grado di produrre la manopola del gas del loro “cavallo d’acciaio”. Subito dopo, un riffing di stampo classic heavy ci porta nell’atmosfera reale del pezzo, che con il suo andare cadenzato non aggiunge e non toglie nulla a quanto fin qui detto (nel senso che è superfluo ripetere le stesse cose dette per altri brani). Degne di nota le armonie create alla chitarra, un po’ meno il solo.
L’inizio di “A Lonely Creature” mi ricorda vagamente i Tygers of Pan Tang, con quei bei riffs di keys, anche se in seguito un coro gotico mi riporta alla principale fonte di ispirazione della band, cioè il Gotich Metal (anche se a me sembrano più propensi al power…). Questa volta l’assolo di chitarra sembra decisamente più ispirato e meno male, aggiungo, perché il pezzo è molto bello.
La quartultima traccia del cd è “A Beautiful Dream”, una bella ballata che scalderà i vostri gelidi cuori metallici con una splendida voce femminile ed un fantastico controcanto maschile. Magistrale qui il lavoro della chitarra, sia ritmica che solista che contribuisce non poco a creare uno dei pezzi più belli dell’album.
“Heaven” ci riporta allo Stratovarius sound, potente, speed e melodico. In questo pezzo, infatti, si sente molto di più l’influenza della band finlandese sui nostri ragazzi. Da ascoltare con volume a palla!!!
E’ il momento di tuffarsi nelle acque più profonde alla ricerca di Atlantide e dei suoi tesori, ed i nostri ci forniscono la colonna sonora ideale per questa spedizione. “Atlantis Treasure” dunque, con pads , rhodes e la solita voce ispirata, ci porta dolcemente verso un riff metal di pregevole fattura (si, già ascoltato direte….ma bello lo stesso!!) e al solito Hypersonic trademark sound.
L’apertura di “Diamond Hope” è già più Gotich di quanto abbia ascoltato fino ad ora, ma non mi lascio ingannare facilmente, infatti, dopo qualche secondo il sound della band torna potente e prorompente, ma vira di nuovo verso il power. Degna chiusura di un album veramente godibile, che presenta qualche “peccato veniale” tutto sommato perdonabile .Un album che va oltre la sufficienza. Le premesse per sfondare ci sono tutte, buona fortuna.
Luca Politanò