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Imperviae Auditiones

TrackList
1. Bogus
2. Dead Man Walking
3. De Rerum Natura
4. Follow The Weaver
5. Ride The Owl
6. Avoid Feelings
7. That Night
8. Ultraworld
LOREWEAVER - Imperviae Auditiones
(2011 - SG Records)voto: 5/10
I LoreWeaver sono una band di Alessandria formata da: Barbara Rubin (voce), Francesco Salvadeo (chitarra), Giordano Mattiuzzo (basso), Lorenzo Marcenaro (tastiere), Claudio Cavalli (batteria).
Ci presentano il loro lavoro intitolato “Imperviae Auditiones”, un album di progressive metal nel puro stile italiano.
A dire il vero ormai il progressive italiano ha assunto una forma molto distante da quello che si intende per progressive, infatti questo lavoro è molto melodico, a tratti sfocia nel moderno gothic metal, molto incentrato sulla voce che è la vera “attrazione” del disco.
Barbara è molto versatile, si sente un timbro pulito che cambia a tratti in una sorta di Sandra Nasic, il risultato è una voce puramente Rock in un contesto “movimentato” anche se molto semplice.
La riprova la troverete nella canzone “That Night” in cui degno di nota è anche l'uso del falsetto in maniera decisamente perfetta.
Il sound è molto 90ies e ricorda gruppi come :Dokken, Elegy, Angra, Mullmuzzler e i side project di Andy Kuntz e Ian Parry.
So che stiamo parlando di un contesto progressive e che particolarità di questo genere è la quantità di linee e di intrecci che si ripetono, però devo sottolineare, e parlo unicamente per il mio gusto personale, che manca un refrain, un picco di attenzione all'interno dei brani che spesso sono fini a se stessi.
Anche il sound è un po' “freddino” e manca di tiro, forse è probabile che il beat dei brani sia un po' lento per alcune parti, soprattutto per le strumentali, che non sono incisive e fortemente opinabili.
Il risultato all'ascolto è un po' statico, molto stereotipato, non apre quasi mai e quindi spesso l'ascoltatore si aspetta la “svolta” da un momento all'altro che ahimè non arriva!
A livello di suoni il disco non è male, forse anche questo benchè perfettamente allineato con il progressive, poteva risultare un po' più aggressivo, vero ed amalgamato, soprattutto batteria e chitarra, la prima molto distante, la seconda molto mediosa, che si scontra con un pianoforte e tastiera molto invadenti, evitando la cosiddetta “pasta”.
Giacomo Paradiso