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Dead Sound Walking

TrackList
01.Sexess
02.Skin Seller
03.Unfaithful
04.Second Line
05.After The Sin
06.Divination
07.Black Book
08.Immortality
09.God That Could
10.Dark Art
11.Cult
KRIEG - Dead Sound Walking
(2011 - Autoprodotto/Necrotorture Agency)voto: 8/10
Oggi facciamo un tuffo nel Thrash Metal violento ed incazzato in compagnia dei Krieg, quartetto dell’hinterland milanese che, con le proprie forze, è riuscito a guadagnarsi l’approvazione e la collaborazione del produttore canadese Glenn Fricker e del guru del Thrash James Murphy (Testament, Death) che ha curato il mastering di questo “Dead Sound Walking”.
Descrivere la musica dei Krieg con le “semplici” parole non è per nulla facile perché, se da una parte possiamo tranquillamente accostarli al movimento Thrash, dall’altra non possiamo fare a meno di notare una certa originalità che rende la musica piuttosto fresca e godibile. La scelta del gruppo non è tanto la velocità, quanto la potenza sonora, la cattiveria e la complessità dei brani. Ascoltando questo album si viene, infatti, investiti da un muro di suono terrificante. Un pungolo appuntito che penetra nelle orecchie fino a provocare la follia. Chi non ama il Tecnothrash o il metal in genere, rimmarrà sicuramente traumatizzato dall’ascolto di “D.S.W.”, un full leght senza compromessi…da amare o odiare.
Ed io lo amo, preciso subito, proprio perché è un condensato di barbarie musicali e diciamocelo ogni tanto è piacevole lasciarsi “cullare” da cotanta violenza sonora. Che altro potevate aspettarvi da un fan degli Slayer o dei Megadeth (tanto per citare due band a caso…).
In realtà i Krieg non hanno molto in comune con le band sopracitate, anzi … se proprio vogliamo fare un paragone devo dire che il loro sound mi ricorda lievemente i Nevermore (un’altra band che amo!!!), ma, voglio ripetermi dicendo che questo gruppo propone una musica piuttosto originale.
A confermare l’attitudine “no compromises” dei nostri quattro eroi ci pensa la opener “Sexess”, priva di qualsiasi orpello, parte secca, dritta e violenta. La rabbia è enorme ed il ritmo cambia continuamente, senza mai allentare la tensione, le chitarre tessono trame sonore piuttosto variegate ed a tratti di stampo Death.
“Skin Seller” è un altro macigno sonoro, nonostante l’inizio sia volutamente privo di bassi (effetto autoradio di vecchia data n.d.) il suono lascia presagire una potenza che non tarda a palesarsi, infatti al sec. 14 il pezzo prende definitivamente forma. La strofa è stranamente e piacevolmente accompagnata da un’atmosfera dark, con le chitarre pulite in bella mostra. Ovviamente dopo un poco la consueta violenza sonora fa di nuovo capolino assieme all’intreccio di “note” vocali quasi vomitate, passatemi il termine, nel microfono. Il batterista sembra un invasato e si lancia in ritmi serratissimi e sincopati, lasciando però inalterata la potenza del pezzo.
“Unfaithful” parte con un riff di slayeriana memoria, oscuro, malvagio e “detuned”. L’evoluzione della song è però legata al sound della band ascoltato fino ad adesso. I nostri ci danno dentro con i cambi di tempo e la consueta cattiveria. La tensione è sempre altissima.
I primissimi secondi della traccia numero quattro (“Second Line”) sono invece influenzati da certi “blast beat” di batteria tanto cari a band come i Morbid Angel, velocissimi e potenti. Non facciamo in tempo ad accorgercene che la musica cambia subito forma, trasformandosi in un pezzo da moshing con un ritornello fantastico che sembra cantato da uno zombie che non ne vuol sapere di ritornarsene nella propria cripta!
C’è da dire, a questo punto, che gli interventi di lead guitar sono piuttosto “sporadici”, si tratta piuttosto di trame melodiche inserite al punto giusto nei vari cambi di tempo.
“After the Sin” continua in pieno il discorso intrapreso dalla traccia numero due, con le atmosfere “rilassate” nella strofa spezzate da momenti più duri. Degna di nota la splendida armonizzazione delle due chitarre dal minuto 2:20.
Tralascio le tracce sei e sette, altri due validissimi pezzi, per andare alla traccia numero otto, “Immortality” che pare scritta da Dave Mustaine, dopo che è stato per un po’ in compagnia dei nostri ragazzi. Una intro di basso alquanto gotica, viene intermezzata da stacchi in pieno stile “megamorte”, anche se il prosieguo del pezzo è di tutt’altra pasta. Brano molto interessante!
Mancano tre pezzi per chiudere questa aggressione sonora totale, e vi assicuro che non esiste fino alla fine un momento di “respiro”. Il quartetto continua a pestare duro come non mai. Lasciandoci esanimi, con le orecchie piacevolmente (a seconda dei punti di vista) torturate e, probabilmente, appagati come dopo un'intensa sessione di kickboxing. Consigliatissimo agli amanti del technothrash più oltranzista, i deboli di cuore cerchino le proprie emozioni altrove….
P.s. l'album è liberamente scaricabile dal loro sito
Luca Politanò