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Earthquake
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TrackList
0. Testicula
1. This Is Not An Association Of Ideas (But It's Ok If You Want)
2. Hold Your Breath And Open Your Eyes
3. All Your Lies
4. Blacklungs
SCREAMING MONKEYS - Earthquake
(2011 - Autoprodotto)voto: 6/10
Dopo aver recensito un’assaggio della loro musica col precedente "Monkey!", finalmente ho l’occasione per completare il giudizio sui pratesi Screaming Monkeys che, con 6 tracce + intro, danno vita ad un EP dal titolo “Earthquake”. Me li ricordavo per la loro particolare originalità, basata su una miscela sapiente di un po’ tutti i lati del metal, da quello estremo a quello nu, passando per il metal classico; non mi sorprendo quindi se, alla fine dell’ascolto completo, ancora non ho ben inquadrato che musica fanno! Apparte gli scherzi, è sicuramente un pregio quello di saper mettere insieme musica diversa all’interno dello stesso lavoro, senza risultare dei pazzi o semplicemente degli indecisi, ma la musica è bella tanto per sé quanto per gli altri e spesso si devono fare scelte in funzione dell’ascolto di altre persone. Non dico che si debbano per forza scrivere dei tormentoni, ma spesso basterebbe rimanere fedeli a uno stile, a un' idea, semplicemente a una linea da seguire per rendere il lavoro più compatto e omogeneo.
Passata l’intro a metà tra il Drone e il Black, si aprono le danze con “This is not an Association of Ideas (but it’s ok if you want)”,titolo che già da solo merita un voto alto: in realtà anche il pezzo non è male con sonorità che sembrano uscire da St.Anger e parti vocali che a tratti ricordano (non prendetemi per pazzo) persino Bon Jovi. Pezzo easy, sparato al massimo e senza troppi fronzoli, l’ideale per iniziare un disco. Passiamo al secondo pezzo, ”Hold your Breath and Open your Eyes”, del quale mi ricordavo ancor prima di farlo partire nel lettore cd; un bel pezzo alla Pantera, ripulito e portato nei tempi moderni, con una bel riffaggio sincopato e un cantato ai limiti della saturazione nelle strofe (mettete giù quel megafono e comprategli un microfono, il ragazzo ha delle capacità!) e più pulito nel resto del brano. A metà troviamo “All your Lies”,con una intro di quelle che piacciono a me, a salire con il pulito e i violini che preparano la strada al distorto che porta via tutto in un mix di SOAD e melodia che, a mio avviso, rende il pezzo il migliore dei 6: brano da 6 minuti che si porta dietro almeno 5 tipi di metal diversi, con cambi e ripartenze che non risultano per niente forzate anche se alla lunga rendono il pezzo poco “ricordabile” a un orecchio più leggero e rischia di essere apprezzato solo dagli addetti ai lavori. Peccato che la pessima qualità audio abbia rovinato il quarto pezzo degli Screaming Monkeys dal titolo “Blacklungs”, rilegandolo agli ultimi posti della mia personale graduatoria dei pezzi dell’ EP; tutto il pezzo risulta impastato e poco chiaro e anche quelli che sono i punti di forza dei ragazzi di Prato vengono letteralmente sommersi da un gran rumore e poco più. Arriviamo al penultimo pezzo, “Metempsychosis”, già ampiamente affrontato nella precedente recensione, forse il pezzo dove si sente più la difficoltà nelle parti vocali quando è richiesto un cantato pulito; per il resto il pezzo non mi coinvolge molto e, se non fosse per qualche sprazzo di genialità chitarristica, riuscirei troppo facilmente ad associarlo al già citato St.Anger, cosa che non andrebbe presa come un complimento! Ultimo pezzo che dà il nome al disco, “Earthquake” è un brano sicuramente più riuscito degli altri, anche se ancora una volta le parti vocali soffrono sui puliti e rischiano a momenti la stonatura; tuttavia musicalmente parlando il pezzo è compatto, grintoso e riesce a far divertire anche il metallaro più estremo (anche se con un po’ di doppio pedale a mio avviso il pezzo acquisterebbe ancora più “pacca”). Per concludere,mi sarei aspettato qualcosa di più dopo aver sentito i 2 pezzi precedentemente recensiti; soprattutto pensavo che gli Screaming Monkeys “osassero” di più, riuscendo a dare compattezza e omogeneità ai loro brani, così da poterli rendere non solo “particolari” ma anche (è brutto da dirsi) “commerciali”. Questo perché mi accorgo che questo tipo di strutture musicali, questo tipo di scelte stilistiche, sono inevitabilmente interessanti ma risultano ostiche a chi il disco lo ascolta per la prima volta; si viene invasi da un gran bel muro sonoro ma alla fine mal digeriamo il mix di generi e suoni scelti. Infine la qualità audio non eccelsa accentua ancora di più questo senso di “incompletezza”, penalizzando ulteriormente la musica degli Screaming Monkeys. Il voto purtroppo ne risente, ma sono sicuro che il prossimo lavoro dei ragazzi di Prato sarà più pulito e magari più omogeneo e sicuro. Walter Profeti