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Idiosyncrasy

NECRODEATH - Idiosyncrasy
(2011 - Scarlet Records)voto: 8.5/10
Ciò che mi ha incuriosita fin dall'inizio di "Idioscyncrasy" è stato il cambiamento di look visibile di primo acchito sulla copertina dell'album, i Necrodeath che abbandonano new rock e pentacoli, ma si presentano in giacca e cravatta richiamando un pò uno stile da gang mafiosa! (omaggiandoci pure con un orecchio mozzato sotto il cd!!! a favorire l'ascolto!!!) Ma tralasciando l'aspetto esteriore e le grafiche che comunque fanno parte della ricetta, addentriamoci in questo nuovo capitolo...
Da notare il fatto che ogni track sia priva di titolo, ma da buon concept album è suddiviso in sezioni, un unico brano scaglionato in sette parti, per un totale di 40 minuti di sfuriate old school ed intermezzi più lenti e d'atmosfera.
"Idiosyncrasy"si apre attraverso canti gregoriani e latrati di belve feroci, che abituano già l'ascoltatore al carattere di questo album, lugubre e cupo, la voce di Flegiasintercede solo alla fine, lasciando subito spazio alla seconda parte che come quanto precedentemente ascoltato, non cambia mood, ma prosegue su una linea molto groove quanto poco veloce.
"Part III" manifesta una vena molto più brutal, caratterizzata da testi in latino, cambi tempo, chitarre malinconiche e successivamente decise e pesanti. Indubbiamente ottimo il lavoro di Pier Gonellaalle chitarre e GL al basso.
Proseguendo in "Part IV"si tende a capire ancora meglio lo spirito di questo album, parti tendenzialmente sulfuree e atmosferiche che lasciano spazio a continue interruzioni, assoli, e alle immancabili legnate diPeso alle pelli!
Si ribalta la situazione in "Part V" dove è la dinamicità ritmica del brano a lasciare spazio a momenti più introspettivi dettati dalla voce di una ragazza, seguendo con riff violenti e veloci, ed un acido cantato che da sempre è peculiarità del combo ligure.
Una raffica di botte ci porta alla sesta parte di "Idiosyncrasy", trasportando l'ascoltatore in un groove costruito da botta e risposta di voci, e di chitarra/batteria che non lasciano di certo la testa ferma al suo posto! Concludendosi in un fading più lento e ripetitivo, che invita a calmarsi dopo la furia da headbanger.
Si conclude con la settima fetta, questa torta composta da nuovi e vecchi ingredienti, un affondo nel vecchio stile veloce, thrash e estremo, miscelato a questo clima oscuro e ambient che contrassegna l'evoluzione dei Necrodeath del 2011.
Sicuramente un lavoro egregiamente composto e ideato, del resto, è inutile anche menzionare il fatto che la band ne sappia da tanto tempo ormai. Probabilmente al primo ascolto sarà poco assimilabile, vuoi anche per la varietà di parti in ogni singola traccia; ma soprattutto sono dell'idea che sia un album da ascoltare dalla prima all'ultima canzone di fila, da buon concept album dev'essere somministrato in questo modo. Questo nuovo capitolo segna ancora una volta la volontà di una band ormai affermata sul panorama metal italiano e non, di evolversi e cambiare direzione senza farsi nessuno scrupolo, ma puntando sull'essere sempre innovativi, senza tuttavia dimenticare ciò che li ha portati ad essere dove sono.
Alice Pandini