Ricerca
Contattaci
Per segnalare concerti o richiederci una recensione delle vostre band, scriveteci compilando il modulo in questa pagina
Accesso utente
Chi è on-line
Utenti on-line
Belo Dunum-Echoes from the Past

TrackList
01. I was
02. Tavèron,The sleeping Giant
03. The legend of Cazha Selvarega
04. Artiglieria Alpina
05. The Guardian
06. 33 Days of Pontificate(Vatican Inc)
07. An old Dusty Dream
Vajont 9 ottobre 1963
08. Life before Nothing
09. Scream of 2000 Screams
10. The Memory
DELIRIUM X TREMENS - Belo Dunum-Echoes from the Past
(2011 - Punishment 18 Records)voto: 9/10
È d’incredibile impatto l’ultimo lavoro che ci viene proposto da una delle migliori band death metal italiane degli ultimi tempi: stiamo parlando dei bellunesi Delirium X Tremens, fieri ed orgogliosi del proprio “Belo Dunum-Echoes from the past”.
Abbiamo fra le mani un disco che sin dalla copertina, un ritratto in carta antica sbiadita dei nostri 4 deathsters, svela la propria unicità: non siamo di fronte allo scontato prodotto death omologato alla classica ambientazione svedese scandinava, e nemmeno ad un illogico e moderno artificio troppo difficile da concepire frutto di chissà quale tecnica e congegno; ma ad un risultato ben riuscito, diretto e piacevole d’ascoltare e riascoltare decine di volte, frutto partorito traendo chiara ispirazione dalle meravigliosi risorse naturali e storiche che Belluno (Belo Dunum appunto) e le sue zone ci porgono.
E sarebbe davvero inammissibile non parlare della località in cui la nostra storia si ambienta: se normalmente ci si limiterebbe ad accennare la terra d’origine di una band, qui ci vediamo costretti ad sottolinearla, scenario di 10 indimenticabili avventure e ricordi tutti singolari e fantastici in un growl incalzante, in pause melodiche con stacchi di flauto, canti gregoriani e cori alpini, che rendono davvero speciale questo connubio di metal e folklore.
“I was” apre in quarta le danze, un’estrema fusione di violenza in un potente growl interrotto da un intermezzo di canto melodico che delinea le coraggiose vicende alpine scolpite nella roccia dolomitica.
Si prosegue con “Taveròn, the Sleeping Giant” e con “The Legend Of Càzha Selvàrega”, la prima narrante il mito del monte Taveròn nella zona dell’Alpago e l’ultima ispirata alla leggendaria “caccia selvaggia”.
Davvero fantastica poi “Artiglieria Alpina”, una canzone che rende concreto il valore ed il coraggio con cui i nostri avi hanno saputo difendere i confini, cantata interamente in italiano-cosa che le dà ancora più valore- ed interrotta da un intermezzo di coro alpino.
Possiamo vedere fino a qui come questa band, militante dal 1998 in un death complicato e virtuoso molto apprezzato ora abbia adottato una nuova tecnica diretta al pubblico e più concepibile nella sua semplicità, non trascurando ovviamente la cura per il dettaglio.
Come linea di batteria troviamo un ritmo vario, il blast beat è largamente utilizzato ma mai abusato, la tecnica è convincente, cangiante e rinforzante punti estremi ed accesi ("The Guardian", "33 Days of Pontificate").
Molto toccante infine il terzetto finale che ripercorre passo dopo passo la triste vicenda del Vajont: con “Life before nothing” emerge il triste presagio di una tragedia voluta dallo stesso uomo, che “oltre ogni limite morale ed umano” è artefice della propria fine; “Scream of 2000 screams” che dà voce alle urla soffocate in un incipit unico dato dalla voce narrante e “The memory” che malinconicamente ci conduce a chiudere questo polveroso diario alpino.
E’ indimenticabile la sensazione che suscita questo disco ad ogni suo ascolto, musiche che volontariamente ci conducono a riscoprire il valore delle nostre tradizioni, a dare un senso a ciò che il tempo ha ricoperto di polvere.
Il pubblico destinatario è vario, non necessariamente death, in quanto il disco per la sua varietà di contenuto sa cogliere vasto apprezzamento.
Evocativi ed ipnotici anche live, i nostri Pondro, Thomas, Ciardo, Med e Fabio (chitarrista nei live) sono autori di quello che non si limita ad essere il reportage di guerra e di Belluno di un coraggioso alpino durante la prima guerra mondiale, ma di un vero e proprio capolavoro.
Blackstar