Quinto album in studio per i Betoken, “Days Of Apocalypse” segna però una netta inversione di marcia nella carriera della band lombarda: rispetto al precedente “Venom Empire” infatti ci troviamo di fronte ad un lavoro che lascia quanto meno perplessi, di sicuro non all'altezza di un gruppo rodato come dovrebbero essere i Betoken, nonostante i cambi di line up subiti negli anni.

Eppure la proposta musicale del combo monzese sarebbe anche originale nelle sue intenzioni: un technical power con decise influenze thrash ed una forte componente di ispirazione “megadethiana”, roba da accontentare palati dai gusti variegati. Non basta però questo a far dimenticare tutte le pecche di un lavoro che poteva essere decisamente migliore. A cominciare dalla prestazione del singer Antonio Pecere, a dir poco piatta e inespressiva: in alcuni passaggi si ha addirittura la sensazione palpabile che non ce la faccia a star dietro al brano e l'interpretazione che ne consegue è a tratti persino fastidiosa. A questo si aggiunge il fatto che la voce viene messa troppo in risalto da una registrazione pessima che penalizza le chitarre, alle quali si dovrebbe al contrario lasciare più spazio, visto che gli unici spunti degni di nota arrivano da lì. Ed in effetti qua e là qualche riff interessante movimenta l'ascolto, nuclei di quello che avrebbe potuto essere: per esempio l'attacco di “The End Of The Line” oppure il riffing di “Shadow Of Her Ghost”, ma nel complesso è davvero poca cosa per cancellare la sensazione che si poteva fare di meglio.

In conclusione, “The Days Of Apocalypse” non convince e non coinvolge: strappa appena la sufficienza nella speranza che in futuro i Betoken sappiano valorizzare quei nuclei di potenzialità espressi ma non sviluppati e valorizzati a dovere.

Luy C.