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Storm at the Gates

HAGEL STONE - Storm at the Gates
(2011 - Autoprodotto)voto: 8/10
“...Tutto é votato al massacro nel nostro stile Hagel Stone, in cui ogni genere di heavy metal non rinuncia a trovare spazio.”
Con queste parole termina la presentazione del demo “Storm At The Gates”, scritta dagli stessi Hagel Stone.
Come sottrarsi alla sfida di provare una così invitante macedonia di Metal? Non si può. E fin da subito si capisce che lasciarsi tentare è la scelta migliore.
Il demo in questione promette fuoco e fiamme...e mantiene fino in fondo l'impegno preso.
In questi quattro pezzi, dove l'Epic fa da ossatura per ritmica, forza e tematiche, si intrecciano spunti importanti provenienti dal Doom, dal Viking, dal Black e perfino accenni ammiccanti al Progressive. Ogni strumento trova il proprio spazio espressivo senza mai soverchiare gli altri, creando un sound complessivo sapientemente armonizzato. Le parti cantate e quelle strumentali si susseguono al momento giusto, rinforzandosi a vicenda per carica e melodia.
La più grande sorpresa è la voce di Riz, al secolo Dario Ricci; voce di un'energia che ha ben poco da invidiare ai grandi del Power quando viene usata “pulita”, che non perde un colpo quando viene sparata nelle punte di scream e che si sporca senza paura quando gioca con il growl. Precisa, sicura, sempre potente. Spumeggia come l'acqua di un fiume un piena, altrettanto irruenta, a suo agio in ogni brusco passaggio tra i vari registri vocali che Dario propone.
Questi quattro brani, impegnativi eppure orecchiabili, conquistano fin dal primo ascolto.
Si parte con "The Anvil", che trascìna senza chiedere il permesso su quel campo di battaglia che sarà tutto il demo. L'intro prende il via da un riff di chitarra che poi fraseggia per tutto il brano, subito rinforzato dalla batteria incalzante, per completarsi con il riff delle keyboards di Mattia che tanta parte hanno nelle sonorità più caratteristiche degli Hagel Stone. Qui la voce di Dario dimostra il suo vigore impeccabile nel cantato pulito e nelle tonalità medio-alte, benché non manchino rapide incursioni nello scream e nel growl.
Con "Hunting Ground" si sperimentano sonorità e vocalità più veloci, più “cattive”; la risata sardonica che ci accoglie all'inizio chiarisce subito il concetto. La musica qui insegue senza sosta e dà la caccia a chi vi si addentra. La voce si fa più ringhiosa, privilegiando il registro growl senza dimenticare però il pulito e lo scream.
"Army Of Chaos" invece inizia soft, ma è solo un attimo perchè il ritmo si impenna subito. E' più cupa delle prime due nelle sonorità e la voce, ruvida, graffia quando si lancia verso l'alto; nei repentini scatti verso lo scream, qui più grezzo e minimalista, richiama per duttilità gli indimenticati Manowar, pur rimanendo per lo più scura. Anche la notevole parentesi strumentale parte lenta e quasi orientaleggiante, per trasformarsi poi in un corteggiamento discreto del Progressive.
"Apocalypse" chiude questa grandinata di Metal ampliando il respiro del demo; qui le tastiere regalano un sapore di Symphonic che porta a chiedersi cosa potrebbe diventare questo pezzo aggiungendogli la cornice sontuosa di un'orchestra completa. Il ritmo appena rallentato si fa profondo, la voce cresce in consistenza e spessore. Le parte strumentale precedente al finale tira fuori un'intensità violenta e struggente. La conclusione corale in growl, ipnotica come un rito oscuro, sigla di prepotenza il brano e l'intero demo.
Non resta che attendere l'album di cui abbiamo assaporato l'antipasto, sperando che questi ragazzi sappiano mantenere la promessa pronunciata solennemente con questi quattro pezzi: una tempesta di Metal. L'unico interrogativo è: riusciranno a consolidarsi all'interno di un Metal così “multietnico” e composito, creando uno stile sempre più proprio...senza perdersi? Noi facciamo il tifo per loro, senza riserve.
Ella May