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Visions from a Thousand Lives

TrackList
01.Explicit
02.I Met You in Heaven and Hell
03.Shadow I Bear
04.The King's Alone
05.Down on You
06.Her White Body, from the Coldest Winter
07.Last Winter I Died
08.The Way
09.Within Your Scars
10.Unreal
11.I Fade
12.Army of Winter (March of The Thousand Voices) bonus track
DEAD SUMMER SOCIETY - Visions from a Thousand Lives
(2011 - Autoprodotto)voto: 7.5/10
I Dead Summer Society sono una gothic-doom metal band originaria della zona di Campobasso. Il gruppo in questione è una one-man band, difatti, il progetto è totalmente nelle mani creative del chitarrista Mist (già forza degli How Like a Winter).; il nostro, dopo aver composto ed inciso, nel corso del 2010, svariate demo, capisce di essere al conspetto di una valida proposta , ed ecco che di seguito decide di collaborare con alcuni vocalist al fine di arrangiare e definire la componente recitativo-letterale di "Visions from a Thousand Lives".
Lo stile di questo album è variopinto, esso attinge essenzialmente ai principali filoni del metal a tinte oscure, in specie, parlo di gothic e doom-metal, ma le coordinate stilistiche, quantunque, si spostano e deviano il proprio percorso immergendosi in territori dark-rock, sfiorando persino brevi e furenti sferzate balck-metal, fino a passare per lande in cui la componente acustica la fa da padrona. Incisivi appaiono i numerosi arpeggi di pianoforte, in grado di donare a tutto l’insieme, un poetico ed elegante musicale peregrinare in tormentati, freddi, nostalgici e melanconici paesaggi sonori.
Il disco da il suo via con la strumetale “Explicit”, brano costruito su arpeggi di pianoforte e figure violinistiche, che danno il preludio alla successiva “I Met You in Heaven and Hell”, anch’essa pianistica e cadenzata, in cui l’alternarsi di voce baritonale e poi scream, amalgama un componimento dal carattere cupo e riflessivo. “Shadow I Bear” è un brano dall’incipit black-metal, alternato da episodici interludi acustici, in cui emerge una malinconica voce narrante femminile.
“The King’s Alone”, è un lungo componimento in cui la cifra stilistica degli albionici My Dying Bride è tangibile nel suo intero percorso. ”Down on You”, inizia con un delicato arpeggio di piano, esenziale architettura di un brano, in cui la principale voce femminile, alterna il suo narrare, quantunque, ad una voce scream maschile, che sembra fare il verso ad alcune soluzioni tanto care ai primi Theatre of Tragedy. È la volta di “Her White Boy,from the Coldest Winter”, un semplice brano dark sincopato, alternato nella parte centrale da sintetiche soluzioni d’indole atmosferica, impreziosito da contrappunti di voce femminile. “Last Winter I Died”, è un semplice, breve e distensivo componimento per chitarra acustica e pianoforte, che in un certo senso prolunga il suo percorso sonoro in “The Way”, anch’esso breve brano dalla voce appena sussurata, in cui tastiere, dai cluster elettronici, assurgono e predominano.
”Within Your Scars”, è un brano che deve molto alla scena femal voice olandese, per intenderci, considerando l’evoluzione più soft degli ultimi anni; lo stesso discorso va fatto per “Unreal”. Con la successiva “I Fade”, ritorniamo in un ottimo alternarsi di melodia, violenza ed oscurità. L’album si chiude con la bonus track “Army of Winter”, traccia che non aggiunge null’altro di nuovo all’opera in questione.
Sinceramente considero “Visions from a Thousand Lives”, un ottimo lavoro, ben arrangiato e lodevolmente eseguito, ma che a volte cade in fin troppo evidenti citazioni, a quelli che, secondo me, sono gli artisti di riferimento di Mist. Tuttavia, quanto detto non m’impedisce di affremare che l’ascolto dei brani in questione sia fluido, ben articolato ed ammiccante, per quanti, come il sottoscritto, siano maledettamente preda di oscure, tenebrose e riflessive sonorità.
Scritto da Nicola Pace.