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Tempo A Perdere
TRAUMA EMPIRICO - Tempo A Perdere
(2011 - Autoprodotto)voto: 7/10
Lavoro degno di nota l'EP “Tempo A Perdere”, dato alle stampe dai Trauma Empirico nel 2011. Quattro brani più che sufficienti a dimostrare cos'è la musica per questo terzetto che ha scelto di percorrere una strada abbastanza particolare in ambito metal.
Quasi impossibile trovare una definizione unica per classificarli; cantano testi in italiano, lingua poco utilizzata dal metal nostrano, le chitarre hanno voce distorta con caratteristiche proprie sia del thrash che dell'industrial, le ritmiche sono spesso francamente in stile progressive. Ma la caratteristica più distintiva di questo gruppo è la strumentazione che portano (e non portano) sul palco: una batteria elettronica per Filippo Roda detto Phill, nessun amplificatore per la chitarra di Francesco Aldi detto Frank Trauma né per il basso di Nicolò Taddia detto Nico...ed un'intera gamma di altre voci, dagli archi ai sintetizzatori alle tastiere, che vengono interamente “suonate in diretta” tramite chitarra e basso.
Il risultato globale è una sonorità carica, ricca di richiami elettroniche ben calibrati, in cui è facile smarrirsi un attimo. La musica dei Trauma Empirico non è un mondo facile da esplorare, richiede un ascolto più attento di quanto possa sembrare al primo impatto; cosa che può essere sia un pregio che un difetto, dipende dall'orecchio dell'ascoltatore di turno e dall'attenzione che è disposto a mettere nel viaggio. Ad ogni modo l'EP in questione risulta un ascolto interessante anche a volersi fermare più in superficie; i testi proposti dalla band, piuttosto criptici, incrementano lo strano senso di vertigine già provocato dalla particolarità del loro sound, e lasciano ampia libertà di lettura pur essendo sempre chiaro il tema affrontato di volta in volta. Se, come indica il loro moniker, i tre vogliono provocare una sorta di “trauma empirico” sul pubblico, va detto che ci riescono.
Il cantato di Francesco è, in perfetto accordo con la musica, di difficile definizione; più rock che metal per tonalità e per tecnica, a volte distorto come la voce della chitarra, a volte quasi elettronico, a volte non troppo preciso. Non lo si può considerare pulito, non usa il growl e non usa lo scream; interpreta coerentemente i testi e si fa ascoltare, contribuendo anch'esso a quel senso di smarrimento che pervade l'intero lavoro della band.
Chi ama la musica puramente elettronica dovrà fare i conti con gli aspetti più rock/metal di questa produzione, mentre chi ama le sonorità più pure del rock/metal, qualunque sia il genere di preferenza, dovrà fare i conti con una contaminazione elettronica troppo importante per poter essere ignorata. Un EP che è dunque un po' una sfida per chi si approccia ai Trauma Empirico per la prima volta e che, in quanto tale, può scontentare così come può conquistare più di un qualcuno.
Il titolo, “Tempo A Perdere”, sottolinea l'intenzione del gruppo stesso di non prendersi però troppo sul serio, di volersi divertire e di voler divertire il pubblico con le sue “sperimentazioni”; ed io credo che sia questa l'ottica più giusta per addentrarsi nel loro mondo musicale, portandosi dietro l'idea leggera di provare qualcosa di nuovo e di scoprire quanto di meglio possa offrire.
Il brano d'apertura, “Battito”, avvolge con una lunga intro, che parte arpeggiata per poi farsi metal e potente quando la sonorità inizia a distorcersi, quando la batteria prende ad incalzare e la ritmica assume la modalità progressive. Caratteristiche che si mantengono per tutto il brano. Il testo, presentato dal cantato particolare di Frank, racconta il sogno di un mondo migliore che non perde vigore nello scontro con le forze contrarie da cui è ostacolato. Pezzo della durata di ben 9 minuti, in cui la parte strumentale la fa per lunghi tratti da padrona, cupa e leggermente inquietante.
“Trauma Empirico” invece ha un incipit da subito più tirato; anche qui una lunga intro, appena attraversata da una sorta di vocalizzo, introduce il cantato che assume un sapore più elettronico e che fa da intermezzo a lunghe parentesi strumentali, arrivando a sfiorare tonalità più alte. Una buona prova vocale per un testo pungente, ricco di immagini incastonate una nell'altra. Pezzo perfetto come manifesto dei tre artisti, con un sound studiato e composito ed una ritmica leggermente ipnotica, spezzata da improvvisi cambi di direzione che rinforzano il senso di smarrimento.
La terza traccia richiama il titolo dell'EP, non a caso; “Vuoto A Perdere” descrive lo scorrere inesorabile del tempo, interrogandosi sul senso delle cose in un mondo senza certezze. Il cantato si basa su di un contrappunto molto efficace tra parti più melodiche, che rivelano una vocalità morbida e levigata, e parti più acide, quasi rabbiose, in cui la voce diventa più stridente. Sonorità corposa e caotica al punto giusto, indovinata per sorreggere il testo forse meno criptico di questo lavoro con una ritmica sostenuta e trascinante. Il finale, in crescendo, chiude nettamente un pezzo davvero interessante che, con i suoi 5 minuti scarsi, è il più conciso dei quattro.
La bonus track, “Quarto Reich”, ripresa dall'EP non distribuito “Semper Fidelis”, ha un ritmo quasi da headbanging; presenta una sonorità che, assieme al cantato qui più urlato, è oscura e molto distorta. La linea melodica di base, comunque evidente, lo rende anche orecchiabile in certi passaggi, aspetti che ne fanno comprensibilmente uno dei pezzi cardine nelle esibizioni live della band. Il testo affronta la tematica del diverso e della discriminazione alla maniera dei Trauma Empirico, con brevi pennellate incisive e taglienti.
Non saprei indicare il pubblico più adatto per l'ascolto di un EP così particolare; mi sento semplicemente di consigliarlo a chiunque sia curioso di ascoltare musica “diversa” dal classico Rock/Metal, a chiunque voglia assaporare questo tipo di sperimentazione, perchè potrà scoprire nei quattro brani proposti molti spunti di riflessione. E credo che ciò possa esser considerato già di per sé un buon risultato.
Ella May