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Nox Obscura Sortis

REXOR - Nox Obscura Sortis
(2012 - metallic media (usa), black dominion (poland), eastern voice production (malaysia) )voto: 8/10
I toscani Rexor sono di sicuro da anni una band che con esperienza, convinzione e determinazione è emersa in quello che è il panorama nostrano black metal in modo aggressivo, violento e tenace; una salita impervia ed estrema che ha messo a dura prova i vari componenti, quasi quanto una sfida con sé stessi: l’EP che ci regalano, un’intensa ventina di minuti, è da considerarsi un antipasto ben progettato, più che un vero e proprio resoconto artistico a quello che sarà il futuro album.
Composto da 4 tracce, di cui un riarrangiamento, 2 nuove track e una cover ben riuscita dei Bathory, esordisce forse in un intro troppo lungo e uniforme, che distacca molto dalla cruenza e violenza compositiva complessiva, ma che fortuitamente cambia verso i 4 minuti in già qualcosa di più elaborato: la cattiveria vocale di Hate, pilastro della band insieme al chitarrista Storm, non tarda a farsi sentire, porgendoci le chiare influenze nordiche in un sound che detiene una singolare personalità.
Il timbro è unico, tagliente e penetrante, a suo agio fra le evoluzioni melodiche della chitarra ed i giochi della batteria: la solida composizione è chiara trasposizione di quella che è l’alchimia rinata fra i vari componenti, di cui le new entry Asmodeus (Chitarra), Dionysos (Batteria) e Dysangelium (Basso) contribuiscono a render perfetto il connubio di “raw” black metal ispirato a Dissection, Immortal, indubbiamente Watain e Judas Iscariot e la propria interpretazione.
“Nox Obscura Sortis” è la vera essenza dell’Ep, in cui la batteria si destreggia da un’iniziale marcia a virtuosismi successivi: chitarra e basso la seguono, accanto alla voce, in un complesso unico che non ha né lascia respiro, nemmeno all’ascoltatore.
È un’oscura unione di sfrenata rabbia, violenza, ripudio e sfiducia verso il vegetale genere umano, che più di una volta in passato non ha tardato nel manifestare dissenso condannando il genere stesso: i Rexor sembrano comunicarci di non accettare più censure, determinati ad essere espliciti con eleganza, elaborazione, perfezionismo nelle rifiniture in quello che si riassume essere un “manifesto teorico” contrassegnato da idee ben chiare e precise, per le quali la stessa band in passato è stata presa di mira dalla società.
E si ritorna proprio ai tempi che furono di “Infernium Dominium” con il riarrangiamento di “In the Forgotten Depht”: su ritmi bellici e marziali la band pare riconfermare la propria identità ed essenza; eccezionale la trama musicale, ben architettata, mistica, esoterica, con quella perentoria, autoritaria ed imperativa cadenza di Hate che completa ancora una volta il quadro musicale, ora malinconico oltre che aggressivo.
Ottima pure la cover finale di “Equimanthorn”, a tribute to Bathory: ottima scelta, una canzone di sicuro che si accosta molto all’andamento complessivo del disco, e che è di sicuro un estremo e supremo finale di un degno ep.
Attendiamo con ansia il futuro album di questa band, che ci continua a stupire, lavoro dopo lavoro, e che non perde tempo ad accaparrarsi la fiducia e l’attenzione di ben 3 etichette: Metallic Media, Black Dominion ed infine Eastern Voice Production (che curerà l’edizione digipak del cd.) sono accorse al supporto, manchiamo solo noi ad applaudirli sotto il palco nei prossimi e grandiosi live.
Blackstar