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Scream

RAPID FIRE - Scream
(2004 - Steelheart/Adrenaline)voto: 7/10
Nell'affollato sottobosco nostrano, i milanesi Rapid Fire cercano di farsi largo da quasi quindici anni durante i quali molte vicissitudini, cambi di lineup e uno scioglimento, hanno rallentato di molto il cammino della band. Il loro debut album è datato 2004 ma è solo oggi che riusciamo a mettere mano a questo dischetto intitolato “Scream”in cui è racchiuso tutto l'amore dei meneghini verso il metal classico di varia estrazione, che và dal metal ottantiano, fino ai passi del power metal melodico.
I primi rintocchi sono scanditi dalla ritmata “Mirage” che alterna situazioni più incalzanti ad altre di spiccata vena melodica in cui la band si presenta sicura di sé, mentre su idee più maideniane si colloca la successiva “Stranger”. Su “Fast Like The Fire” la band comincia a far sul serio, alzando l'intensità del suono e avvicinandosi alle cavalcate della scuola tedesca – Helloween e Running Wild, band, quest'ultima, per cui i Rapid Fire non nascondono un amore incondizionato, ammorbidita un po troppo dalle linee vocali di Antonio Pecere, buon cantante già nelle file dei Sigma, ma allo stesso tempo poco decisivo su frangenti determinati come questo, penalizzati oltretutto da una produzione che non rende piena giustizia a un disco che fino a ora presenta una band dalle buone idee e preparata.
“Wild Obsession” è l'hit del disco che la band riesce a concepire mescolando hard'n'heavy americano con qualche barlume di già sentito sul progetto X Wild e quanto Rock'n'Rolf nella sua solitudine artistica è andato facendo negli ultimi anni. Un inizio leggiadro per “Wake Up” che prende il via ritmando e riportando la musica dei Rapid Fire su posizioni melodiche ma è compito di “Restless Soul” spostare di nuovo il tiro sul bersaglio germanico che esce allo scoperto in maniera marcata, continuamente tinteggiato di intenzioni che stanno all'interno dell'aggettivo “wild”, in qualunque forma venga interpretato. Lo strumentale “ Dancing The Pain” funge da chiusura di prima parte del disco, in cui si fanno largo arie a tratti epiche, a volte progressive, lavorate con disinvoltura dalle chitarre di Yuri Fiorani e Marco Poliani, che mettono in evidenza una buona padronanza dello strumento nei solos inseriti a più riprese nel contesto.
“Coming Hope” si presenta con un piglio decisamente più moderno e aggressivo, sopratutto nel suono delle chitarre, mantenendo inalterata la concezione armonica nella fase di chorus e di solos. Che la band meneghina fosse un'adoratrice del metal vecchio stampo lo si era già intuito e la cosa viene rimarcata ulteriormente nella cover dei Loudness “Crazy Doctor”, andando oltre gli stessi allievi del Sol Levante e riproponendola in lingua giapponese, in un tributo in tutto e per tutto rivolto alla leggenda nipponica. Chiude il disco “ Perfect World” power metal melodico di buona fattura che non toglie né aggiunge niente a quanto proposto in tutto l'album.
“Scream” è un buon album che presenta una band giovane ma che già si dimostra ad un buon livello di composizione e che può ancora crescere sotto questo profilo, cercando magari in futuro di ottenere una produzione un tantino migliore di quella ascoltata sul debut. Le soddisfazioni potrebbero arrivare molto presto.
Francesco Running Wild