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White Oblivion

TrackList
1.Love Child
2.Brain Dead
3.Naturalized Citizien
4.White Oblivion
KALIAGE - White Oblivion
(2012 - Autoprodotto)voto: 6.5/10
Nel momento in cui si arriva a definirli rock ci si ferma, perché rock forse è troppo generico, e allora si aggiunte metal, per sottolineare quella grinta ed aggressività in più, ma, parliamoci chiaro: il tutto alternativo, assolutamente fuori dal normale e dai comuni stereotipi. È questo il genere con cui si presentano i lombardi Kaliage, band di fresca nascita (2009) di cui abbiamo in esame il loro primo EP, “White Oblivion”.
Un lavoro sostanzialmente non cattivo, per essere il primo prodotto della band: 4 tracce, ognuna complessivamente diversa dalle altre, in cui però la chiara bravura e preparazione musicale dei 4 non trova adeguata espressione, forse per la semplicità di base delle canzoni (che obbiettivamente esprime anche una prudenza a non optare per ambiziosi, inconcepibili, arzigogolati lavoracci) e per l’assetto generale dell’album.
In “Love child” emerge il chiaro mix d’ispirazione a 3 Doors Down, Isis e Tool: un inizio carico che dà spazio alla calda voce di Guido, che si destreggia alternando parti acute e grintose a tiepidi e calmi ritornelli per finire in un breve growl. Seguono “Brain Dead” e “Naturalized Citizien”: toni melodici, assoli virtuosi alla chitarra grazie al mitico Dario (già ferrato vista la propria militanza in band come i Mortuary Drape) ed la combinazione canora di pulito-growl si ripetono, pur mantenendo una propria originalità di esecuzione. La seconda delle due è particolarmente orecchiabile, orgoglio del progetto. “White Oblivion” chiude in bellezza l’EP, diversa dalle altre a livello di incipit, singolare nella propria vena iniziale alternativa, quasi un easy listening che viene spezzato poi dalla carica dei riff, sempre melodici ma mai scontati.
Molte band reduci da un passato di cover trovano parecchie difficoltà quando è ora di iniziare a produrre canzoni: ed è qui che si vede l’inventiva, la passione, l’impegno e la tecnica. Nonostante sia il loro primo lavoro (e sapete perfettamente tutti quanto sia difficile giudicare una band da questo) i Kaliage promettono davvero bene, hanno tutti i requisiti, soprattutto l’ultimo, per porgerci futuri nuovi e buoni lavori.
Blackstar