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Hidden Depravity

TrackList
01. Serpent Skin
02. The Pessimist
03. Pervert Priest
04. Dark Torment
05. Backdraft
06. Black Underground
07. Ancient Strength
08. Hidden Depravity
09. To Nerve Oneself
10. Under The Law
CANCRENA - Hidden Depravity
(2012 - logic(il)logic Records / Andromeda Dischi)voto: 7/10
Non è certo usuale che una band impieghi dodici anni per dare alla luce il suo primo Full Lenght ma se la band in questione si chiama Cancrena ci si può immaginare che il tempo trascorso sia stato ben speso, magari per raccogliere un contratto discografico oltreoceano e per fare concerti qua e là con gruppi come Obituary, Extrema e Fintroll... Se poi si va ad ascoltare "Hidden Depravity" la sensazione iniziale diventa una certezza, cioè che l'ultimo prodotto dei Cancrena sia un manifesto della maturità raggiunta dal quartetto barese.
Il disco è un concentrato di potenza e vitalità, sprigionate attraverso riff funambilici ed un sound davvero trascinante. Sulle dieci tracce risulta molto evidente l'influenza di gruppi come Pantera, Testament e Sepultura.
L'attacco con il terzetto "Serpent Skin", "The Pessimist" e "Pervert Priest" presenta il disco come meglio non si potrebbe. I riff veloci e taglienti che caratterizzano questa prima parte del lavoro richiamano molto ad atmosfere nordiche ma i Cancrena riescono comunque a mescolare queste sfuriate puramente thrash a intermezzi più melodici e più vicini a quello che è stato il grunge. Nelle successive "Dark Torment", "Backdraft", "Black Underground" e "Ancient Strenght" fino alla title track "Hidden Depravity" traspare invece l'anima più groove dei Cancrena con i riff che diventano più ritmati. Si giunge così alla strumentale "To Nerve Oneself", pezzo che con la sua andatura più rilassata lascia respirare per un po' l'ascoltatore nutrendolo della bella melodia che viene fuori dalle corde di Francis Farinola, su cui Alex Skolnick ha sicuramente fatto scuola. Per chiudere, "Under The Law" riprende a martellare pesantemente nello stile della quasi totalità del disco.
"Hidden Depravity" gode di buoni arrangiamenti, bei riff, begli assoli e un'ottima produzione. Pecca però un po' in originalità; arrivati a metà disco e procedendo nell'ascolto si fatica a cogliere elementi di novità tra un pezzo e l'altro, complice anche il fatto che il ritmo è serrato troppo a lungo.
Nel complesso un buon primo album, spero di poter ascoltare presto il secondo... senza dover aspettare altri dodici anni!
Max Manthix