In giro per il belpaese esistono ancora band che vogliono proporre qualcosa di fresco, tentando di battere nuove strade alla ricerca di un sound personale e di un proprio modo di intendere la musica. Mentre il grande pubblico (e purtroppo anche larga parte della critica) è in continua ricerca di nuove band-fotocopia da idolatrare e a cui passare il testimone di nomi ben più blasonati, formazioni come i bresciani Hell’s Island se ne escono con il loro terzo lavoro, l’interessantissimo 'Black Painted Circle'.

Il talentuoso quartetto giunge così ad un punto nevralgico del loro viaggio sonoro intrapreso nel 2002, arrivando ad unire sonorità care alla scena grunge metal degli anni ’90 con atmosfere oniriche ed inquietanti tipiche di formazioni progressive/alternative come i Tool: troveremo quindi riff martellanti alternati a refrain che non avrebbero sfigurato in un album dei Soundgarden ('G.O.D.', 'Opaque Solo'), tempi dispari e pattern che sembrano usciti fuori da 10000 Days (Black Painted Circle) e, più un generale, una iniziale sensazione di oppressione sfociante spesse volte in esplosioni sonore marcatamente american-oriented.

'Black Painted Circle' è dunque un ottimo prodotto, ben registrato e con tante validissime idee. I maggiori difetti di questo mini-album risiedono nella produzione (troppo “sintetica”, dando alle volte la sensazione di ascoltare degli strumenti finti) e in alcune soluzioni compositive, talvolta prevedibili e poco grintose rispetto all’impianto generale delle canzoni contenute in questo EP. L’idea del progetto è, comunque sia, convincente e molto promettente, la strada intrapresa è quella giusta, e non possiamo fare altro che augurare il meglio per gli Hell’s Island, confidando in una maggiore maturità compositiva.

Alessandro Rizzuto