BrutoFuzz è un power-trio rumoroso, veloce, ironico. Uno stato d'animo. Il frastuono delle grandi città. Il caotico e delirante collasso di questa società.

Questa bella autopresentazione in rima rende bene l’idea di base attorno alla quale si muovono Luca “barbadrum” Stocco (batteria), Federico “brutobass” Leo (basso) e Federico “fuzzfaith” Lorigiola (chitarra), in un rutilante e sferragliante carrozzone desert/stoner/noise/punk, le cui coordinate stilistiche riportano alla mente i vari Melvins, Sleep, Kyuss, Sonic Youth, Iggy Pop, giusto per fare qualche solito nome illustre.

Fieramente ignoranti (nel senso positivo del termine), immediati e organici, i tre ragazzi dell'underground padovano offrono, in questo loro bel “Demo” d’esordio, una manciata di brani fatti di acide chitarre distorte, basso effettato, e dinamici pattern di batteria, grazie ai quali l’esperienza d’ascolto è intensa e appassionante, malgrado l’assenza del comparto vocale, di cui per altro non si avverte il bisogno.

Il loro sound “incazzato e catarroso, che sputa per terra e puzza di vino in cartone” (cit.), pur non inventando nulla (per loro stessa, cristallina ammissione), funziona dannatamente bene, e regala momenti di sincero divertimento e groove (“Swearing In The Box”, “So Unfortunate”), in un’ottica molto free e senza schemi (“64 Broken Bones”), con qualche interessante apertura al prog, che giova molto alla veracità e alla credibilità globale dell’intero progetto.

Il gruppo è ora impegnato in costante attività live (hanno aperto una data per i Mojomatics, a settembre) e nella preparazione di nuovi pezzi, che, se sapranno mantenere le buone premesse sin qui espresse, daranno modo ai BrutoFuzz di togliersi qualche bella soddisfazione, nel prossimo futuro.