Voto: 7.5

Formatisi nel 2008, i toscani Punition Babek hanno attraversato diversi cambi di line-up che ne hanno un po’ minato le potenzialità, ma la tempra di Marco “Frozen” Gianfriddo (chitarra e cori) e di Roberto “Bob” Chimentelli (batteria), fondatori della band, ha fatto sì che dopo una demo del 2011 si arrivasse alla composizione di questo album di esordio dal titolo di “The Prisoner Within“, uscito un paio di mesi fa in edizione limitata.

Alla realizzazione del cd, registrato agli Studio Emme Recording di Calenzano, hanno preso parte come componenti della band il cantante Giovanni “Inox” Casulli e Alessandro “Alex” Fantini (basso e cori) oltre al chitarrista Baron Roccio (anche nei Sofisticator), il quale però è uscito dalla band il mese scorso. Segnalo che mixed and mastered sono opera di Luciano Zella presso i Jack Lewis Studio e la copertina è opera dell’aartista israeliana Yel Saccani e parto all’ascolto ripetuto di questo cd.

Cd che si apre con una lunga intro strumentale, subito seguita dalla martellante “Black Vein“, che ci mostra l’ottimo stato di salute del thrash italiano, il quale se avesse meno rockstar in ambito underground potrebbe ambire a una scena migliore di quella che abbiamo adesso. Scuotimento di teste quindi al ritmo dei Punition Babek, il resto del cd vedrà chiare influenze derivanti da nomi storici come Testament (come appunto il primo brano), ma anche meno conosciuti come i danesi Artillery, fautori di un thrash molto più tecnisco ed esplorativo. Caratteristica che si intravede anche nei ragazzi toscani.

Molto old school “Jail of Fire“, la quale tra svisate di chitarre, ritmo battente della sezione ritmica e grande voce di Inox, si rende una delle protagoniste di questo lavoro.

In “(No) Salvation” invece viene fuori il lato più tecnico della band, sempre però con il ritmo tribale che sembra essere il marchio di fabbrica del quintetto, ritmo tribale e direi indiavolato per “The Fist” in cui sia prono scenari di guerra alla Sepultura, tosta!

Con “Twilight” si torna a un  misto di Testament/Anthrax in versione più tecnica e sperimentale, mentre “Scapegoat” risuona potente nella mia stanza come un uragano travolge e sconvolge, un grande brano.

La title track è nel suo contesto più ‘melodica’, ma ovviamente non manca la parte più potente, un bel mix di suoni quindi che esaltano il tutto.

Sin of Cain” si sviluppa attraverso cambi di tempo, schitarrate e cori precisi e diretti con la presenza dell’ospite Mirco “Ramon” Ramondo cantante dei Tarchon Fist, “Bleeding Chains” è potentissima con un bridge centrale carico di melodia, mentre “Murena” che rivede l’ospite Ramondo alla voce, ha un ritmo sincopato e risulta il brano più heavy dell’album, e forse anche il migliore per i miei gusti.

Con la conclusiva strumentale “Outro” si chiude l’album di esordio dei Punition Babek, album che non esito a definire davvero di caratura superiore alla media e consigliatissimo a tutti coloro che amano il thrash e l’heavy metal più potente.

 

Klaus Petrovic

 

TrackList

01. Intro

02. Black Vein

03. Jail of Fire

04. (No) Salvation

05. The Fist

06. Twilight

07. Scapegoat

08. Prisoner Within

09. Sin of Cain

10. Bleeding Chains

11. Murena

12. Outro

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Thrash Metal

 

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