Voto: 6.5

Dall’esoterica Torino non potevamo far altro che aspettarci note oscure da scoprire.
Le ragioni che accomunano i Rublood sono identificabili sicuramente nella passione per determinati artisti  e l’evidenza di quanto detto si può comprendere mentre si ascoltano le tracce di “Star Vampire“, primo full-lenght della band, che si presenta a noi con 11 brani dai suoni riconoscibili negli esponenti del loro genere.

La premessa di “Star Vampire” fa intuire già dal nome che i Rublood nutrono una certa familiarità con Brian Warner, vuoi per un riconoscimento nell’accostamento dei termini scelti, vuoi per lo stile dei degli stessi, e così via. Sin dalla prima e omonima traccia si scorgono sempre più frequentemente componenti elettroniche accostate tra loro in modo da riuscire a definire sensazioni spettrali. L’effetto si smorza grazie ai rassicuranti toni melodici delle ritmiche, rendendo complessivamente l’ascolto di questo brano, così come gli altri, orecchiabile.
Le tracce sono intervallate da momenti di più secondi in cui prevalgono unicamente aspetti elettronici, e la loro frequenza lascia  talvolta più spazio ad essa, che agli strumenti non artificiali. Ciò ci fa capire quanto i Rublood siano coerentemente fedeli alla scelta del loro genere.

Anche l’aspetto strumentale ‘genuino’, a cui gran parte è legato, viene modellato sulla base di determinate forme, creando così la giusta combinazione tra i due aspetti. La voce infatti risulta parecchio adeguata al genere, mantiene toni equilibrati al brano senza sfociare in impostazioni molto graffiate non supportabili, nè adeguate alle premesse. Le loro “muse” rendono chiare il tentativo di personalizzazione della band nel loro progetto musicale.
La componente elettronica, utilizzata a mo’ di Rammstein, evidenzia maggiormente la già palesata propensione Industrial, ma l’ascolto risulta essere molto meno duro e aguzzo rispetto alla band Tedesca, pertanto azzarderei molto più “commerciale”, rimandando a band come Blutengel ( basti pensare all’esordio dell’ottava traccia “Negative Bride“, dove i primi secondi, e non solo, rievocano tranquillamente temi da disco).

La terminologia tetra, la struttura cupa e decadente, il sopraggiungere contrastante dell’elemento chitarristico, la tastiera (determinante strutturalmente per la seconda traccia “Heart”)  possono rimandare al “Reverendo”, noto per la sua predilezione verso il Gothic.

Goodmorning Motherfucker, do you remember me?” Ci salutano così i Rublood nel loro quarto brano “Electro Starfuckers“, che ricorda la semi-omonima “Starfuckers“, il poco conosciuto brano composto da Marilyn Manson e dal polistrumentista alternative Trent Reznor (Nine Inch Nails), dal quale la band Torinese attinge oltre ad altri sopracitati. Elementi che ci fanno capire quanto questi ragazzi siano tentati dallo sperimentare ed incastonare, conciliando tra loro, gemme musicali di vario tipo.

Questo Goth rivisitato in chiave moderna (elettronica) indurrà sicuramente a nuove sperimentazioni che potrebbero portare alla rivisitazione in chiave “Rublood”  anche di generi inaspettati. A voi l’imbarazzo della scelta!

 

Federica Bovenzi

 

TrackList

01. Star Vampire

02. Heart

03. Through The Looking Glass

04. Electro Starfuckers

05. Rainfall

06. Trueblood

07. Policy of Truth

08. Negative Bride

09. Goth Love

10. Ignition

11. In Love We Trust

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Bakerteam Records – Warner/Chappell Music
  • Genere: Industrial Metal

 

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