Voto: 9

Signori, qui abbiamo a che fare con un esordio col botto. Ho iniziato l’ascolto dell’ep ‘Wasted Time and Broken Bones’ degli Atacama Death Experience sapendo soltanto che si tratta di un gruppo sludge e niente più, informazione che già di per sé mi aveva parecchio fomentata essendo una grande estimatrice, anche se non esperta a livelli enciclopedici, del genere in questione. In realtà c’è di più da dire e da specificare: innanzitutto non si tratta di un gruppo nel senso letterale del termine, bensì di un duo basso/voce e batteria, formatosi a Rovereto nel luglio 2013; in secondo luogo, agli A.D.E. piace definire la loro musica “nihilistic blues from the middle of nowhere” (mi citate pure gli Eyehategod e per questo avete guadagnato ulteriori punti stima, sappiatelo). Romano “Malaciort” Monero e Antonio Iodice tirano fuori, in due, un suono spesso e imponente assolutamente degno di qualsiasi band composta da quattro o più componenti, credevo che quel sound così ciotto e incazzato provenisse da una chitarra e giuro che se non avessi letto nella biografia che si tratta di un basso probabilmente nemmeno ci avrei creduto.

Considerato il genere musicale, non è affatto strano che tutti i brani superino i cinque minuti di durata. Si comincia con ‘Fleece of Time’: cupo, tenebroso; ci si aspetterebbe un timbro vocale semplicemente un po’ sporco e graffiato, invece Romano si lancia su sonorità oscure tipiche del crust. Si prosegue con ‘Useless Blues’, di cui apprezzo soprattutto l’intro e il cui riff principale sfocia in quel sound stoner/blues che mi piace abbestia. Complessivamente, il pezzo mi fa venire in mente i Bongzilla o anche, perché no, qualcosa dei Kyuss o dei primi Sabbath. ‘Rotten Clouds’, il terzo brano, è il mio preferito dell’ep, soprattutto per via degli stacchi e dei frequenti cambi di groove. Sarò di parte, ma farmi ascoltare canzoni del genere equivale più o meno a invitarmi a nozze. Intorno al minuto 3:10, poi, abbiamo una breve variazione: un giro di basso “classico” a cui progressivamente si va a sovrapporre un suono più distorto e pieno, seguito a ruota dalla batteria, rimasta silente per qualche secondo. Trovo che, tra i quattro, sia questo il pezzo che si sviluppa in modo più completo.

Siamo arrivati alla title track ‘Wasted Time and Broken Bones’, brano conclusivo dell’ep. Sorpresa: facciamo conoscenza del lato clean della voce di Romano, anche se solo per qualche istante. Gran bel ritornello, perfettamente in sintonia con la parte strumentale. La batteria fa, anche qui, un ottimo lavoro; a tratti mi ha ricordato i Down di Phil Anselmo.

Sarò ripetitiva, ma qui siamo di fronte a un ep coi fiocchi. Parlare di sludge è riduttivo, visto che “Wasted Time and Broken Bones” mescola sapientemente influenze e sonorità di varia natura, spaziando dal crust allo stoner, al blues, spingendosi in alcuni punti fino ai suoni più tipici del drone (pur non presentandone la stessa lentezza). Mi piace molto anche l’artwork della copertina, sebbene il logo possa essere fuorviante essendo molto black metal style. In ogni caso, il mio compito è semplicemente quello di recensire la musica degli A.D.E. e non le copertine dei loro dischi, ragion per cui affermo con assoluta sicurezza e convinzione di non aver messo un voto più alto perché ho bisogno di ascoltare più tracce: sono in trepidante attesa di un full-length.

Complimenti ragazzi, vi siete guadagnati una nuova fan.

Elisa Mucciarelli

 

TrackList

1. Fleece of Time

2. Useless Blues

3. Rotten Clouds

4. Wasted Time and Broken Bones

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Sludge Metal

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