Voto: 5.5

ProgressiveXperience è un moniker che esprime in modo chiaro e diretto idea e prospettive musicali della band: Un’esperienza progressive!!!

La band non è alle prime armi visto che ‘Inspectra‘ è la terza opera dei ragazzi fiorentini, che si son precedentemente proposti con ‘X’ e ‘21st Century Brain Damage’.

Premetto che, indipendentemente dai gusti, il disco proposto necessita di tempo ed impegno affinché ne venga data la giusta valutazione!

Le danze si aprono con ‘1958‘, basso e chitarra si scambiano le parti prima dell’arrivo del synth e seguente pattern di batteria; l’atmosfera sembra esserci, ma sulla strofa l’entrata della voce rimane leggermente impersonale, nonostante l’aiuto degli effetti; sin da subito si nota che la pronuncia inglese lascia a desiderare.

Segue “Madness Off Illusion“, che ahimè, si presenta con un evidente e grave errore grammaticale, dato che “of” in questo caso risulta  come complemento di specificazione e dovrebbe essere scritto con una sola f. Mi spiace ma non riesco ad evitare di menzionare la cosa, visto che ci si riferisce proprio al TITOLO della canzone.

Il pezzo inizia molto bene, arpeggio dinamico e distorsione di chitarra, ma la composizione melodica della voce manca di brio, fantasia ritmica e melodica. La linea vocale soffre la marcatura eccessiva degli strumenti, incastonando forzatamente le parole in un muro di sottofondo che lascia ben poco spazio alla melodia (minuto 00:56-1:23, ma soprattutto 2:26-3:00). Lo stacco del minuto 3 migliora la situazione, e grazie al cambio di tonica facilita la resa del timbro, purtroppo l’effetto non dura più di 30 secondi.

Un ottimo intro atmosferico di synth e basso con arpeggio di chitarra ci proietta dentro “Something like death“!  Ma ecco che lo stacco sul riff con “pausa affrettata” per il passaggio in distorto mette in luce dei limiti in termini di produzione e registrazione che si riproporranno più volte durante l’ascolto dell’opera. La cosa dispiace perché se il tutto fosse avvenuto in modo più fluido e naturale, non si avrebbe l’idea di ascoltare due pezzi differenti, o meglio due band distinte.

Sono buoni gli effetti e i giochi di suono della chitarra, stile cross-over che però rimangono a se stanti in quanto non accompagnati dal resto della band; il pezzo sembra leggermente inconcludente, non è malvagio ma neanche accattivante ed è un peccato perché sembrava avere del potenziale.

Degna di nota la parte da 3:13 a 4:06 su cui si sarebbe potuto chiudere  tranquillamente il brano evitando l’immotivato rallentamento che rende più cantilenoso e monotono il cantato e la consecutiva chiusura che sembra non arrivare mai.

Velvet sky” è ottima ma purtroppo è un breve intermezzo! Il tema musicale arpeggiato viene ripreso e progressivamente evoluto in modo poetico,  accompagnato subito da poche ma belle parole, sembra proprio dare la sensazione di un cielo vellutato; finalmente i 6 sembrano decollare e spero vivamente di non sbagliarmi!

Eccoci giunti al pezzo che dà il titolo all’album “Inspectra“.

Questo risulta essere il primo pezzo davvero azzeccato dal gruppo, e al di là delle precedenti critiche posso affermare che è di piacevole ascolto lungo tutti i 6 minuti e mezzo, incluso l’assolo finale di chitarra. Il tutto è bellissimo e funzionale sin dall’inizio e avviene in maniera progressiva ed esponenziale, senza mai annoiare. Il timbro vocale rende bene come anche l’interpretazione; in generale chitarre piano e voce si accompagnano per sfociare in un mare melodico che si alterna a bilanciate parti distorte.

San Francisco“, è impulsiva e diretta, l’intro di Synth\Piano con un susseguirsi di riff ad accordi aperti e ritmi di batteria dritti. La voce entra immediatamente, come se avesse sin da subito voglia di comunicare. Il Moog funge per un intermezzo strumentale separando prima e seconda strofa,  in cui il gruppo non perde occasione per dar sfoggio anche a sincopi e parti più articolate. A ridurre la qualità del brano è il mal progettato “cambio” al minuto 3 (soluzione che sembra essere il trademark del gruppo visto che viene proposta quasi sempre al minuto 3 °_°’): pausa con stacco di piano che poi riavvia il pezzo in distorto, il tutto avviene senza una vera e propria progressione.

Trial of Fears” si apre come una ballata, buona interpretazione del cantante su accompagnamento d’atmosfera ben realizzato. Di seguito il passaggio in distorto soffre leggermente a causa della produzione, ma nonostante tutto c’è un’evoluzione che avviene in modo naturale e spontaneo.  Il pezzo va bene!

Into Abeyance” fa da bridge per la traccia successiva, di buona fattura ed è opportuno dire che se c’è una cosa che la band riesce a fare bene è creare questo tipo di atmosfere (complice una produzione alleggerita dalla mancanza di suoni e frequenze).

Somewhere in Time“, ballata al piano e voce, presenta degli errori tecnici: il cantato è leggermente anticipato ed è un peccato perché la linea vocale non risulta abbracciare come dovrebbe la parte di piano. Le cose migliorano con l’entrata delle chitarre acustiche rendendo più arioso il brano; proprio quando tutto funziona sorge un problema… Il pezzo risulta essere il bridge di un bridge.

Black Clouds“, vorrebbe dare l’idea di un pezzo scuro e cupo, ma è nuovamente penalizzato dalla produzione: chitarre e basso non trovano la giusta dimensione e la batteria ha un suono sordo e finto. Anche l’idea delle doppie voci dal minuto 2:20 risulta mal realizzata senza dare la possibilità all’ascoltatore di distinguere parole e melodia.

Il pezzo avrebbe potuto essere azzeccato con una produzione migliore, cosa che in un genere articolato come il progressive è fondamentale; non ha molto senso elaborare partiture e varianti poli-strumentali se poi non si dà all’ascoltatore esterno un prodotto che possa rendere l’idea di ciò che si vuole trasmettere.

Deafening Silcence” esprime con tranquillità uno stato di smarrimento, come un essere storditi e assordati, ma allo stesso tempo evoca serenità e pace. Il gruppo trasmette pienamente ciò che, l’ossimoro del titolo aveva preannunciato.

Senza sosta si passa a “Cellar Door“, un pezzo narrativo e molto fruibile e tranquillo fino al minuto 2:30, quando vengono inserite sincopi e varianti di non eccepibile realizzazione. Il pezzo evolve ma non in meglio, onestamente le scelte della batteria lasciano molto a desiderare in quanto questa rimane staccata dal resto. Abbiamo notevoli errori in termini di tempistica e totale assenza di groove, errori che purtroppo non sono nuovi alla realizzazione underground di un concept.

A chiudere l’eperienza prog è la traccia numero 14: “End of a Day“.  Si inizia sempre con la formula più volte ripetuta, dell’intro lento e della partenza ritardata. Le parole del testo sono eccessivamente narrative, il cantato monocorde e poco espressivo, a parte alcune varianti in termini atmosferici (che si riducono ad un synth e un tappeto di tastiera) il pezzo non offre molto e sembra davvero realizzato frettolosamente.

CONCLUSIONE:

Come annunciato il lavoro è impegnativo e di difficile valutazione, non è stato semplice recensirlo e spero che le critiche esposte siano state costruttive. Senza dubbio questa non è la prima band progressive che si cimenta nella realizzazione di un arduo compito come il concept album. Avrei potuto recensire l’album in maniera più sommaria e magari differente, ma ho voluto pesare ed esprimere i giudizi in base a quelle che mi son sembrate le pretese della band.

Purtroppo, cari miei, lavori di simile fattura richiedono impegno e volontà di riprendere più volte il pezzo, capacità di astrazione, costanza compositiva, feeling musicale dei componenti, sapersi venire incontro bilanciando le capacità tecniche di tutti i componenti di modo che sia l’intero album a risaltare e non i singoli individui; non meno una conoscenza approfondita della lingua per la stesura dei testi che devono rispecchiare e trasmettere la storia con mezzi che vanno al di là di una semplice narrativa.

Si aggiungono i difetti di registrazione e alcuni errori tecnici che non sono imperdonabili, ma che purtroppo non si possono neanche ignorare in virtù del fatto che l’ascolto è rivolto a un pubblico prog.

Avrei personalmente puntato a registrare meno brani (magari 8) investendo di più sulle prove in studio e sulla registrazione che soprattutto per quanto riguarda la a sezione ritmica è puramente priva di groove, impatto e potenza. Basso e batteria sembrano continuamente andare per STRADE DIFFERENTI generando la mancata coesione del reparto ritmico!

Inspectra” presenta tratti e brani con un buon potenziale ma l’utilizzo di soluzioni ripetute non facilità per niente l’esperienza progressiva!

Paolo Prosil

 

TrackList

01. 1958
02. Madness Off Illusion
03. Something Like Death
04. Velvet Sky
05. Inspectra
06. San Francisco
07. Silent Secrets
08. Trial of Fear
09. Into Abeyance
10. Somewhere in Time
11. Black Clouds
12. Deafening Silence
13. Cellar Door
14. The End of a Day

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Sweet Poison
  • Genere: Progressive Rock

 

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