Voto: 5.5
Polybius deriva da una leggenda metropolitana di un gioco arcade presente nelle sale americane per pochi mesi, secondo cui cotale gioco ipnotizzava il malcapitato di turno causando anche insonnia, paranoia, violenza, e quant’altro. Suppongo che la qui presente band della nostra terra abbia tratto ispirazione e si sia posta l’obbiettivo di “ipnotizzare” l’ascoltatore con la propria musica.
“As the World Burns” è la prima fatica in studio della band in analisi, sotto la FreeMood Promotion e pubblicato dalla Tarzan Music. La qualità dell’album si presenta ottima per un debut; i suoni risultano puliti e distinti, ed il gran lavoro dietro la produzione è facilmente riconoscibile.
I Polybius ci propongono un melodic death a due voci maschili con ispirazioni principalmente nu-metal e Gothenburg-riane, anche se durante l’ascolto dell’album è riconoscibile con grande sorpresa e giusta lode il grande repertorio di ispirazioni ed apertura musicale del quintetto, rendendo la strumentazione godibile, fresca e mai noiosa. Le sezioni ritmiche ed i riff principali sanno comunicare al meglio qualsiasi emozione sia adatta all’album, passando da attacchi estremi a ritmiche quasi heavy metal a la Lemmy, da ottime ballad come “The Lake” a colpi di melodeath moderno in “The Last One”.
Il passato grind-core della band sotto il nome di Grind Hotel si fa notare nella grande competenza vocale di Alex, che riesce a spiazzare da forti colpi brutali a momenti più espressivi e tipici delle nuove onde di melodic death come gli Insomnium o i compatrioti Disarmonia Mundi; ancora una volta la produzione non fallisce nell’apportare pieno supporto all’opera.
Altro elogio per Marco e Seba nella sezione ritmica, capaci di costruire ritmi e movimenti solidi e allo stesso tempo catchy, distanziandosi dalle chitarre e dando un pattern caratteristico ai brani.
Tutto è studiato e riesce a rendere al meglio le tematiche contrastanti di cui si occupa l’album: il concept di guerra, di isolamento sociale, di distruzione della comunità; momenti silenziosi, momenti veloci e momenti lenti: ogni aspetto, dal violento al melanconico del topic principale, viene trattato ed analizzato al meglio dal gruppo.
Fin qui tutto bene, e l’album meriterebbe un bel 7/8 se non ci fosse una grande pecca. Un qualcosa che rovina ogni ascolto e si trova, purtroppo, a far cazzotti con tutto il resto.
Mentre sia la strumentazione che il growl sono trattati e seguiti nei minimi dettagli dalla produzione, la voce pulita di Enrico, oltre a sembrare aggiunta in un secondo momento e senza un minimo di impegno post-produttivo, non comunica la stessa competenza artistica e tecnica dei suoi colleghi. Si può notare come cerchi di avvicinarsi alla creazione di uno stile proprio, ed in alcuni brani riesce quasi a collaudare bene e fondersi con la musica, ma per la maggioranza del tempo la sensazione è di un “surplus” che si poteva facilmente evitare.
Smorzatrice di atmosfera che vanifica ogni impegno a caricare d’energia l’album, col clean semplicemente non ci siamo. E’ palese il bisogno di miglioramento, e tanto, del cantante per poter giungere al medesimo livello tecnico dei proprio compagni; in quanto, al momento, una voce del genere l’avrei potuta ascoltare e giustificare in una demo, ma non in un album pubblicato. Soprattutto visto la qualità del resto dell’opera.
Sicuramente il gruppo deve continuare sulla propria strada, le premesse ci sono e con questo album hanno dimostrato appieno le loro capacità; la voce dovrà fare parecchia strada per poter stare al passo con gli altri, ma come ho detto si inizia già ad intravedere il risultato finale ed il mio consiglio è di impegnarsi ancora di più a maturare al pieno il prodotto prima di proporre un nuovo lavoro al commercio. Sono sicuro che i componenti hanno abbastanza esperienza musicale da potersi rendere conto dei pro e contro di questo album e della strada da intraprendere.
Tracce di Spicco
“We Used to Hate Each Other” (Miglior Pop-Heavy)
“The Last One” (Miglior Growl)
“The Lake” (Miglior Chitarre)
“Rising” (Miglior Riff-Melodeath)
Marian Hevain
TrackList
01. Homo Homini Lupus
02. Black Fire
03. The Last One
04. Haunted
05. Rising
06. We Used to Hate One Another
07. Destroyer
08. The Lake
09. Any Hope Remains
10. Cries from the Underworld
- Anno: 2014
- Etichetta: FreeMood Promotion
- Genere: Melodic Death Metal
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