Voto:7

La mia prerogativa è stata sempre quella di ascoltare ogni genere musicale indipendentemente dai gusti personali che poi ho affinato con gli anni, ma che restano pur sempre variabili, ammetto però che ci son momenti in cui mi trovo di fronte a cd che sia pure circoscritti a generi di mio gusto rimangono fonte di difficoltà assoluta specialmente se poi ho il compito di giudicarli. Quindi, sperando di non dire troppe castronerie per la gioia del mio personale detrattore, mi accingo ai ripetuti ascolti di questo cd dei Prehistoric Pigs trio proveniente dal nord italia e composto dai fratelli Juri e Jacopo Tirelli rispettivamente chitarra e basso e dal cugino Mattia Piani alla batteria.

Come avrete notato non ho menzionato cantanti perchè cantanti non ve ne sono, infatti i Prehistoric Pigs sono una band che propone musica strumentale aggirandosi tra lo psycho, lo stoner e il rock. Con questo ‘Everything Is Good‘ arrivano al secondo full-lenght dopo il precedente ‘Wormhole Generator‘ uscito nel 2012.

Otto brani assai ostici per la complessità degli stessi e anche per la durata spesso sopra i sei minuti. Il cd si apre con la prima parte della title track, una possente jam di musica che subito evidenzia connotati stoner devoti ai Kyuss o magari ai Clutch e ai Fu Manchu. Qualche momento prog risalta nella seguente ‘Universal Droning‘ che ribolle di accezioni metalliche dalle varie sfaccettature che si unificano in un riff centrale di base su cui tutto giustappunto ruota attorno. ‘Red Fields‘ si apre con un arpeggio che diventa ossessivo man mano che il brano va avanti fino a che l’elettricità pesante degli strumenti prende il largo intensificando la parte più psicotica della musica per poi nuovamente affievolirsi. ‘Shut Up It’s Raining Yolks‘ si allontana da clichè preconfezionati o dai limiti spesso dettati dalle influenze che ogni gruppo ha e sfoggia momenti tra jazz, psichedelia e heavy sperimentale, un minestrone di suoni compattati e offerti in pompa magna, il top dell’album.

Questi sono quei cd che se uno ascolta distrattamente si ferma alla prima canzone e bolla come inutili, mentre invece se si ha pazienza ci si accorge della bontà espressa come in questo caso, dove oltre alla passione si accende anche la spia della qualità, e a tal proposito cosa dire della lunga ed avvincente ‘When The Trip Ends‘? Dico che proporre uno strumentale di dieci minuti è una follia che ben pochi si possono permettere, eppure qui c’è del fascino, la musica avvince, una specie di space rock intriso di pesantezza acuta, di melodie quasi fusion in un deserto di polvere californiana, in un viaggio lisergico davvero senza tempo, da ascoltare tutta d’un fiato.

Un basso spettrale introduce ‘Hypnodope‘, qua e la compaiono voci di sottofondo a rendere il tutto più angosciante, qui si può parlare di doom impregnato di stoner e psichedelia,  a tratti iossessiva e opprimente come un incubo da cui sembra non ci si possa risvegliare mai.

Zug‘ ci riporta su territori più heavy metal con un suono ridondante i vecchi Black Sabbath, qui pur rispettando la scelta effettuata dalla band di non avere un cantante credo che male una voce non ci sarebbe stata. Il sipario cala con la seconda parte di ‘Everything Is Good‘, che si ricollega alla precedente proseguendo l’ideale jammata pregna di stoner rock settantiano dove un riff di base architetta tutte le trame che poi vengono tessute.

Se sapete resistere alla mancanza di una voce, se volete avventurarvi in un viaggio senza meta precisa, se non avete il paraocchi sarete in grado di gustarvi questo ‘Everything Is Good‘, se invece cercate il facile ascolto, il riff da imparare a memoria, il coro di facile presa passate oltre. Questo cd o si ama o si odia questo.

 

Klaus Petrovic

 

TrackList

1. Everything is Good

2. Universally Droning

3. Red Fields

4. Shut Up, It’s Raining Yolks

5. When The Trip Ends

6. Hypnodope

7. Zug

8. Everything is Good II

 

  • Anno: 2015
  • Etichetta: The Smoking Goat Records
  • Genere: Stoner/Instrumental

 

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