Un progetto one-man-band davvero ardito questo.
Lucio Manca è un bassista di orgini cagliaritane, dotato di grande abilità tecnica e notevole esperienza in campo musicale. Tra i tanti progetti a cui si è dedicato nel tempo (addirittura come cantante per una tribute-band dei Pantera!) lo troviamo dal 2011 tra le fila dei membri della band Dominici, primo cantante dei Dream Theater (avete presente un certo album noto col nome di ‘When Dream and Day Unite’?).
Tre anni dopo il debutto ‘Eveybody needs an Angel‘ (aspramente criticato da molti, per la verità), il nostro torna oggi con un lavoro decisamente difficile. Difficile al primo ascolto. Difficile per la notevole complessità delle partiture. Difficile per l’alto numero di varianti che esso presenta al suo interno. Difficile per chi è alla ricerca di lavori di stampo commerciale. Difficile, ma, a tirar le somme, di indubbia qualità artistica.
Lucio qui scrive, produce e si fa carico di tutti gli arrangiamenti. Pur essendo un bassista (e che bassista!) qui dimostra di sapersi destreggiare con disinvoltura anche nell’uso di chitarra, tastiere e voce. Alla batteria troviamo l’ottimo Garry King (già visto all’opera con Joe Lynn Turner, Jeff Beck, Achillea).
Questo ‘An Old Man’s Sad Story’ è un insieme di esperimenti prog, decisamente complessi. Una copertina molto particolare (una medusa al centro dei due profili speculari dello stesso Lucio, che mostrano anche la sua orto-panoramica) che da sola non identifica certo il valore dell’opera (come potrebbe) ma fornisce un biglietto da visita molto accattivante.
Sono presenti 14 tracce in questo lavoro. “Reborn” apre il sipario e si presenta come una traccia decisamente particolare; pur durando appena tre minuti scarsi, è possibile dividerla in tre fasi: un passaggio tastieristico seguito da un cupo arpeggio di basso e una parte finale (l’ultimo minuto) in cui compaiono chitarre e batteria. Segue “Mottusugoru” dove Lucio ci cimenta nel cantato e mette in mostra le sue abilità canore al vetriolo. Bellissima la base ritmica di chitarre e batteria anche se, va detto, il suono risulta a tratti troppo sporco e impastato. Peccato, perché un mixaggio migliore avrebbe certo reso questo pezzo ancora più convincente. Comunque una buona prova.
È poi il momento di “No Escape” e qui si comprende appieno quante siano elevate le abilità tecniche del bassista cagliaritano. Le chitarre qui presenti sono solo un sottofondo per il basso, che la fa da padrone per tutto il pezzo. Non è facile comprendere subito il valore di questo brano (per chi scrive il primo impatto non è stato dei migliori) ma ad un ascolto più attento si arriva ad apprezzarne ogni singolo passaggio. Traccia molto bella, e una piacevole sorpresa nell’ultima parte (ultimo minuto circa) dove fa capolino la voce velenosa del nostro. Altro momento di qualità con “Out of Control”. Davvero un bell’esempio di prog-metal scritto e suonato come Dio comanda. Pur essendo una traccia estremamente disomogenea, non mancherà di catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Da ascoltare senza porsi domande.
Traccia particolarmente intimista è “Servo del Rimpianto”, tutta cantata in italiano. Ottima la stesura ritmica e tutte le parti strumentali. Uniche due pecche: un cantato più pulito qui non avrebbe guastato (anche perché Lucio dimostra di essere capace di cantare su registri decisamente acuti) e, sempre per quello che riguarda la voce, un migliore bilanciamento durante il mixaggio. “Human too Human” è una brevissima traccia (un minuto scarso) costituita esclusivamente da basso e tastiere che serve solo a introdurre la successiva “An Old Man’s Sad Story”.
Qui abbiamo forse la vera caduta di tono di tutta l’opera. Infatti Lucio si limita a mantenere lo stesso fraseggio di basso per tutta la durata del brano, mentre quelli che dovrebbero essere i corredi forniti da chitarre e tastiere rimangono troppo nell’ombra (forse anche per un lavoro impostato male in fase di miscelatura delle parti strumentali). Solo nella parte finale vi è un’esplosione di chitarra e batteria, certo interessante, ma che non basta, di per sé, a salvare quello che è un brano troppo fiacco. Peccato. Tutto un altro discorso per la veloce “Strange People Everywhere”, di matrice decisamente Funky, pur nella sua breve durata, possiede la caratteristica particolare di poter catturare l’attenzione di qualunque ascoltatore, anche il più distratto. Stesso discorso per “Never”, dove al martellante fraseggio di basso fanno da contrappunto le tastiere prima e le chitarre poi. Un momento di gusto musicale elevatissimo e certamente uno dei picchi del disco. Segue la bella “Sorrow” che si contrappone alla traccia precedente per la sua furia. Ottima la prestazione vocale (sempre al vetriolo) anche se, ormai una brutta costante di quest’album, il mixaggio per il cantato avrebbe dovuto essere realizzato meglio.
“Wind Noize” apre con una ritmica davvero particolare (difficile ma bella all’ascolto) per rivelarsi una prova davvero ben riuscita. Struttura disarticolata che richiede la sua dovuta attenzione ma che non può passare inosservata. Ottimo lavoro, dove il bassista sfoggia le sue capacità senza mai cadere nella trappola dell’auto-elogio.
La sequenza “As a Friend” – “How Long” – “Glorja” chiude il lavoro. La prima convince per la sua particolarità (non ha nulla a che vedere con quello che si è ascoltato finora) e l’ottimo lavoro di batteria di Garry. Molto veloce e di sicuro impatto. La seconda invece non riesce a convincere per via degli stessi problemi già riscontrati nella title-track. La conclusiva “Glorja” è la traccia più cupa e difficile di tutta l’opera. Non si tratta di un fallimento, anzi, ma va detto che il primo ascolto non sarà sufficiente per poter capire il valore di un pezzo decisamente complesso ed estremamente oscuro. Comunque un brano valido che richiede la giusta attenzione.
Ora, An Old Man’s Sad Story non è un capolavoro in senso stretto. Presenta numerosi difetti (il mixaggio come più volte ribadito andava curato maggiormente, anche se siamo ben consci che qui abbiamo un’auto-produzione) e qualche caduta di tono. Ciononostante risulta un buon esperimento prog da consigliare senza indugio a tutti gli amanti del genere. Lucio potrà e dovrà fare di più in futuro. Ha già fatto moltissimo come musicista tecnico (davvero impressionante) e la sua esperienza non è certo aria fritta. Sarà necessaria una maturazione ulteriore per quello che riguarda le sue capacità compositive. Per ora ci viene regalato un lavoro, se non perfetto, decisamente apprezzabile e speriamo, indicativo di ottime cose a venire.
Fabrizio Travis Bickle Zànoli
TrackList
- Reborn
- Mottusugoru
- No Escape
- Out of Control
- Servo del rimpianto
- Human Too Human
- An Old Man’s Sad Story
- Strange People Everywhere
- Never
- Sorrow
- Wind Noize
- As a Friend
- How Long
- Glorja
- Anno: 2016
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Experimetal Prog Bass Player
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