Attivi dal 2017 con un nucleo italo-americano composto da Chris (chitarra/programmazione/batteria) e Tat0 (voce e basso) gli ANTIPATHIC si presentano con una doppia release atta, forse, a sopperire una conclusione parziale della fatica più recente “Infestation” che vede Krysztof Kungbein dietro alle pelli. Alle quattro tracce di “Infestation” si aggiungono infatti le tracce che compongono l’Ep del 2020 “Covered with Rust”, nelle quali sono presenti una cover dei Cannibal Corpse e una degli Obituary.
Tracce che, oltre ad essere reinterpretate in maniera esemplare, sono ottimamente “assorbite” nel sound degli ANTIPATHIC e costituiscono, nella proposta dei nostri, un tributo e un riferimento fondante al death e al brutal più seminali.

Se, infatti, sono ben evidenti gli elementi peculiari del brutal, sia in termini di struttura compositiva che di pattern ritmici e chitarristici, non ci troviamo davanti all’ennesima produzione/fotocopia di brutal-death ultracompresso e devoto ad un assalto frammentato e giocato sul contrappunto tra velocità parossistica e rallentamenti catacombali. Sovente fa bella mostra di sé un riffing più canonicamente death che, oltre agli Obituary, fa riferimento allo stile di riffing di marca Morbid Angel, omaggiati anche in certe escursioni solistiche (‘Reversing Machanist Forms‘) che arrivano anche a rileggere in tremolo picking i solismi isterici e dissonanti degli Slayer di ‘Reign in Blood‘ (‘Inexorable Hierarchy‘).
Non mancano incursioni in soluzioni tipiche del grindcore, si noti l’inserto in d-beat di “Infestation”, e all’hardcore di stampo DRI riletto in chiave brutal (‘Inesorable Hierarchy‘).

Certo non mancano le immancabili aggressioni con rullante in battere in sincrono con il downpicking delle chitarre, i frequentissimi stop e i cambi repentini di registro su parti ultrarallentate commentante da un growl al limite del pig squeal e gli inserti di dialoghi estratti da un film (proiettato direttamente nella mente dell’ascoltatore). Ma sicuramente si impongono all’attenzione di chi scrive le soluzioni “atipiche” come l’uso dell’alternate picking che evoca gli esordi dei Death (‘Reversing Mechanistic Forms‘) per poi librarsi in un contributo solistico death-metal pienamente nineties.
Fanno capolino delle intro/outro “elettro-meccaniche” (‘Myopic Fixation‘, ‘Inesorable Hierarchy‘), che mi hanno fatto tornare in mente (anche se in versione appena accennata) certe cornici melodiche adottate tanto dai Cattle Decapitation quanto dai Cephalic Carnage, qui ispirate al (visual) concept impostato sulla guerra delle macchine agli umani in un universo ucronico che ha evidentemente visto Sarah Connor soccombere.

Graziati da una produzione robusta e limpida, non eccessivamente compressa e in grado di conservare un gusto analogico, e forti di una evidente tecnica strumentale ed un’attitudine compositiva che sfiora il math-core con il suo proliferare algoritmico di riff in una sorta di evoluzione adattativa delle macchine senzienti che celebrano nel loro concept, gli ANTIPATHIC confezionano un’aggressione costante, monolitica ma cangiante e, soprattutto, non costretta nei canoni più asfittici del loro sottogenere di riferimento. Risultando vincenti, almeno per i gusti di chi scrive, proprio quando arricchiscono il proprio sound delle sfaccettature più evocative del death metal.
L’incipit di “Infestation” ne è l’esempio più evidente, con il suo arpeggio commentato da power chords solenni che lascia spazio sia a fughe chitarristiche in strumming che ad un efficace lavoro di working bass. Per poi esplodere in un assalto frontale con rullante in battere, la cui monoliticità è stemperata dal riff di chitarra circolare. All’immancabile ultrarallentamento segue una sezione di marca Napalm Death (periodo ‘Harmony Corruption‘). Ma è solo una delle variazioni possibili della ferocia messa su spartito dagli ANTIPATHIC nel progredire di una composizione che in poco più di quattro minuti di durata, declina enciclopedicamente gli stilemi più ruvidi di un brutal death sapientemente ibridato con il grindcore. Anche se a livello di brutalità e intensità il picco è probabilmente raggiunto dal riffing di apertura di “Myopic Fixation”, compressissima rilettura di soluzioni tipiche dei Morbid Angel supportate da blast in doppia cassa velocissimo in cui si fanno notare alcune finezze, come l’alternare delle svisate di chitarra e di basso in slapping a chiusura del riff. Ma, ancora, è nella sezione centrale che si impone un’atmosfera più maligna ed evocativa affidata ad un bel riff di chitarra di stampo death più classico, secondo la declinazione Cannibal Corpse.

In gran spolvero, come nel resto del platter, la sezione ritmica che asseconda con varianti batteristiche di crescente ferocia le riletture del medesimo riff portante secondo diverse tecniche chitarristiche.
Faticoso, quanto inutile, procedere con un’analisi minuziosa di ogni traccia per confermare la formula, di ascolto in ascolto sempre più solida e vincente, degli ANTIPATHIC, nel suo lavorare di cesello sequenze complesse e articolate eppure immediatamente assimilabili, lavorando a volte in maniera evolutiva a tratti per contrapposte cesure che utilizzano strumentalmente i canoni più abusati del brutal o dello slam che, pure, qui stancano meno del solito. Così come le vocals che risultano sempre ben bilanciate ed espressive incarnando diversi registri brutali, dal growl profondo allo scream isterico, riuscendo a dosare con musicalità anche i contributi in pig-squeal.

Una formula che, attraverso gli inserti rumoristici/dialogici, che trovano il proprio apice in “Trasmsissions”, va a rafforzare un concept e un immaginario iconico chiaro e netto e che, forse, dà il senso del monicker:
più che anti-patici i nostri sembrano incarnare l’incapacità di provare empatia (anti-empatici?) propria delle macchine assassine di cui sono audaci alfieri.

 

Date un ascolto a “Inexorable Hierarchy” se avete qualche dubbio che siano qui per dominare.

 

[samaang ruinees per italiadimetallo]

 

TrackList

  1. Myopic Fixation
  2. Infestation
  3. Reversing Mechanistic Forms
  4. Transmissions
  5. Inexorable Hierarchy
  6. Reautonomous (Obituary cover)
  7. IDGAF
  8. Covered with Rust (Cannibal Corpse cover)
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Brutal Death

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Autore

  • samaang ruinees

    classe 1970, dopo aver fatto studi musicali classici scopro a 15 anni il metal. a 17 anni il mio primo progetto (incubo - thrashgrind), poi evolutosi in thrash tecnico con gli insania (1989-1997) e infine in death-thrash con insania.11 (2008-attivo). prediligo negli ascolti death e black ma ho avuto trascorsi felici con la dark wave e l'industrial. appassionato di film e narrativa horror, ho all'attivo un romanzo pubblicato e la partecipazione con dei racconti ad un paio di antologie.

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