Non paghi delle scorribande folk metal con la band madre Haegen, Nicholas Senon Gubinelli (Senon Brennus) e Eugenio Cammoranesi (Eoghan Esugenos) da qualche anno sono alle prese con un ulteriore progetto parallelo, questi Aesis, con cui reinventare in chiave pagan black folk le presunte gesta delle antiche popolazioni galliche che abitarono parecchi secoli fa le stesse terre marchigiane dei nostri. Devo riconoscere che le Marche, una regione spesso relegata ai margini della cronaca e della storia, si sta rivelando grazie alle ricerche di diversi appassionati locali, un’insospettabile e inesausto giacimento di antiche meraviglie, dal paleolitico su su fino al più misterioso medioevo. E credo si possano annoverare anche Senon e Eoghan tra quegli entusiasti e competenti cultori, anche se appare evidente l’afflato romantico, idealisticheggiante e legittimamente fantasioso del duo, nei confronti di ancestrali gloriosi progenitori portatori d’ogni sana virile virtù. Leggendo i testi mi sono venuti in mente quegli slanci enfatici e retorici tipici di certo risorgimento, con la differenza che ahimè, i versi dei ragazzi tentano solo invano di sfiorare un’aulica ed elegante prosopopea da poeti cantori, restando impantanati nel consueto luogo comune del black folk italico all’insegna del “c’ho gli avi più fighi dei tuoi”, con tanto di frasone ad effetto e altisonanti rime fanciullesche.
Ma lo slancio e la partecipazione emotiva dei ragazzi è palpabile e riesce a tenere insieme tutto il carrozzone con sorprendente credibilità. Anche l’utilizzo di una batteria campionata (che istintivamente troverei squalificante, soprattutto in un contesto trve senonian celtic metal) si rivela coerente, nelle sue sfuriate implacabili, nel comunicare un indomito impeto guerresco ed una percussività tribale.
“Bivos” è un’intro fatta di rumori di bosco, ruscelli e cinguettii, su cui si innestano tetri battiti, pioggia, sussurri ed un respiro affannato, che sfumano prima dell’attacco di “Atir Katovon”: qualche accordo introduttivo ed il brano esplode in una sfuriata che gronda epicità battagliera, regalandoci uno dei più bei passaggi che abbia mai sentito in questo genere! Poi strofa rallentata con note dissonanti e una voce sempre in secondo piano che, affogata nel riverbero, bisbiglia degli scream italici. Nei quasi dieci minuti di durata della composizione è difficile mantenere lo stesso livello di qualità e tensione iniziali ed infatti abbiamo qualche momento di stanca, in cui l’incedere si fa più lagnoso e monotono, ma l’evoluzione è continua e c’è sempre una chitarrina trillata o una melodia di tastiera da seguire per tenere l’orecchio impegnato. A sei minuti abbiamo un passaggio particolarmente efficace, anche se la batteria non sa più bene cosa inventarsi per valorizzarlo, finché la mossa vincente non si rivela un bel rallentamento, che ci accompagna alla coda, sottotitolata “Catus”.
“Torque” è, se così lo si può chiamare coi suoi sette minuti, il “singolo” degli Aesis ed esplode con delle mitragliate di batteria finta senza pudori, confermando tutte le consuete progressioni armoniche del Black Metal, in cui si incastona a metà brano un bel riffone, prima del gran finale a vele spiegate, in un tentativo di grandiosità che fa capolino ed esige una concretizzazione ancor più efficace per esplodere e diventare più coinvolgente. Questione di dettagli, ma il fuoco c’è.
“Belenos” ha il pregio di avere un testo più sobrio, efficace ed emozionante ed ha un andamento più cadenzato e dilatato. La solita sbobba pagan con tastiere fluttuanti e vocione che bercia la filastrocca? Non esattamente: qui il gioco funziona, l’atmosfera odora di autenticità e, nonostante l’incessante pestacciare della macchina ritmica (chiaramente priva di una qualsivoglia sensibilità o intenzione), il risultato non è affatto male.
Spiazzante, a meno di due minuti dalla fine, l’innesto cacofonico delle tastiere, prima che il tutto si chiuda in un raccolto e umbratile arpeggiare.
Non conosco il significato delle parole che costituiscono i titoli delle canzoni, ma mi fido della serietà dell’approccio allo studio della materia che i ragazzi hanno dimostrato rivolgendosi ad esperti linguisti, per puntellare ancora di più la plausibilità storica del progetto.
Bello il logo.
Attendiamo l’album al completo, con una band al completo.
Marcello M
Tracklist:
- Bivos
- Atir Katovon
- Torque
- Belenos
- Anno: 2024
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Celtic Folk Black Metal
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