Reese – “Lunghe strade” & “Long Streets”
Due viaggi, una visione: il doppio album che consacra la maturità della band vicentina
di Martina Manca

Quando mi è stata assegnata la recensione del nuovo lavoro dei Reese, la mia prima reazione è stata quella di chiedere un cambio: vivo tra Cagliari e Vicenza, e proprio perché i Reese sono vicentini, temevo che la vicinanza geografica potesse intaccare la mia obiettività. Ma la curiosità ha avuto la meglio. Ho ascoltato il disco e, con piacere, ho scoperto un lavoro talmente solido e affascinante da volerlo recensire comunque. Il fatto di non conoscere i membri della band ha facilitato l’ascolto, che fin da subito mi è sembrato coinvolgente e ricco di spunti interessanti.

I Reese sono una band indie-rock italiana nata nei primi anni 2010, tra le nebbie del Nord Italia e le luci di un’ispirazione che attinge tanto dal britpop quanto dal cantautorato nostrano. I loro primi lavori erano caratterizzati da un sound grezzo e allo stesso tempo fortemente emozionale. Nel tempo, la band ha affinato il proprio stile, abbracciando una scrittura più matura e una produzione sempre più attenta ai dettagli.

Dopo la pubblicazione di “Dreaming Pieces”, nel 2022, i Reese hanno intrapreso un percorso più ambizioso e internazionale, culminato con la pubblicazione di “Lunghe strade” e della sua gemella in inglese, “Long Streets”

“Lunghe strade” e “Long Streets” non sono due semplici versioni dello stesso disco. Sono due lati di uno stesso viaggio, due narrazioni parallele che si intrecciano senza mai sovrapporsi del tutto. La scelta di utilizzare due lingue può essere interpretata come una sfida: quanto può cambiare lo stesso disco se gli vengono attribuite due identità linguistiche diverse? L’italiano è la lingua madre della band, il mezzo più istintivo con cui esprimere le emozioni. L’inglese, invece, è il ponte verso nuove sonorità e mercati, ma anche una sfida artistica: tradurre non solo parole, ma intenzioni e atmosfere.
Posso quindi azzardare dicendo che le controparti inglesi esplorano paesaggi simili con una diversa luce, mantenendo il medesimo orizzonte emotivo.

Una struttura musicale che evolve e sorprende

Dal punto di vista musicale, i Reese dimostrano una padronanza stilistica invidiabile. Le influenze sono evidenti – Alter Bridge, Incubus, britpop, cantautorato italiano – ma sempre rielaborate con personalità. I primi brani del disco seguono una struttura ben collaudata: riff d’apertura graffianti, strofe più rarefatte e ritornelli che esplodono con melodie accattivanti.

  • Il brano iniziale colpisce con un riff che strizza l’occhio al punk e si evolve in una strofa che richiama i primi Incubus, per poi culminare in un ritornello super catchy. Unico neo: la chiusura un po’ debole rispetto al resto.
  • Il secondo pezzo, che dà il nome all’album è trainato da un riff in palm mute energico e da un’interessante dinamica vocale.
  • Plan B” sorprende con un riff nu metal sincopato e una prestazione vocale che mostra tutta la versatilità del cantante.
  • Post-it” si distingue per le sue atmosfere da ballad, con influenze evidenti di Brandon Boyd e Miles Kennedy, mescolate in modo raffinato.
  • Brani come “Sleepless Night si allineano più marcatamente al sound degli Alter Bridge, con un assolo in wah-wah da manuale e un’energia che si fa più granitica.

La seconda metà del disco si apre maggiormente alla sperimentazione. Forfeit si regge su un basso corposo e dritto, mentre “The Expert vira verso sonorità più serrate e aggressive, in stile Guano Apes. Con “That Thing, l’apertura sembra quasi hardcore, ma presto rientra nei canoni di un alternative rock ben bilanciato. La chiusura è affidata a un brano che inizia in punta di piedi con voce e synth, e si apre poi con grande intensità, lasciando un’impressione profonda e duratura.

La copertina di “Lunghe strade mostra una strada deserta all’alba, sfocata ai bordi, con toni seppia che richiamano le vecchie fotografie di viaggio. In primo piano, un segnale stradale piegato dal vento: è l’immagine perfetta per un disco che parla di percorsi non lineari, di direzioni incerte ma necessarie.
Per “Long Streets, la copertina è la stessa scena, ma virata in toni blu notte. È come se le due versioni del disco raccontassero la stessa storia vista in momenti diversi del giorno. L’effetto è complementare e coerente: un unico racconto, due prospettive.

Con “Lunghe stradee “Long Streets, i Reese dimostrano non solo maturità compositiva, ma anche coraggio artistico. La doppia versione non è un’operazione commerciale: è un gesto creativo, una sfida che la band supera con eleganza. Il progetto si muove tra introspezione e apertura, tra radici e orizzonti internazionali, offrendo all’ascoltatore due prospettive su un unico racconto.

Un doppio viaggio, in due lingue, lungo la stessa strada.

 

Martina Manca

 

Tracklist:

  1. Wait For The Day
  2. Long Streets
  3. Plan B
  4. Post-It
  5. Dresscode
  6. Sleepless Nights
  7. Forfeit
  8. The Expert
  9. That Thing
  10. Homeless Ghost

 

  • Anno: 2024
  • Etichetta: Octopus Rising
  • Genere: Alternative Rock

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