E’ con un po’ di timore reverenziale che mi approccio a questa recensione: i Sadist rientrano tra i migliori 10 gruppi metal italiani di sempre (soggettivamente e oggettivamente parlando).
Attivi dal 1991, con una lunga storia di successi, pause e cambi di formazione, per riassumere la loro proposta musicale mi piace citare il nostro Direttore Klaus che nella recensione di Spellbound del 2018 affermava : ‘…va comunque tenuto conto della genialità di una proposta che oggi si può ascoltare nelle proposte di tanti gruppi ma che all’epoca delle origini (quasi trent’anni fa!) appariva certamente inusitata.‘
Geniali, non ci sono altre parole per descriverli; da qualche parte ho letto che potremmo definirli Fusion Death Metal e mi sento di appropriarmi di questa formula.
‘Something To Pierce‘ rappresenta la decima tappa di un percorso artistico che ha consacrato i Sadist tra i grandi innovatori del progressive death metal. Con la nuova sezione ritmica, Giorgio Piva alla batteria e Davide Piccolo al basso, che affianca gli storici Tommy Talamanca e Trevor Nadir, l’album si sviluppa come un viaggio sonoro ricco di sfumature, dove ogni brano contribuisce a una narrazione musicale intensa e stratificata.
La copertina disegnata da Andrey Khrisanenkov è fantastica, uno scenario gothic-fantasy dove dei monaci guerrieri accorrono a fronteggiare (o ad adorare?) un mostro infernale.
Il disco si apre con la title track che colpisce per la sua energia travolgente e i riff potenti. Qui i Sadist mostrano subito la loro doppia anima: da un lato la brutalità del death metal, dall’altro l’attenzione per le atmosfere e le melodie. Il brano è accompagnato da un videoclip che ne esalta il carattere visivo e cinematografico, sottolineando la forza comunicativa del gruppo
Si prosegue con una sequenza di brani sempre vari e mai scontati; se il precedente ‘Firescorched‘ si mostrava più violento, ‘Something To Pierce‘ è un disco che va oltre i soliti confini del death metal. È complesso, ma non caotico. Ricco di dettagli, ma sempre chiaro nel suo intento. Ogni brano è costruito con precisione, quasi come se fosse una piccola opera a sé. La struttura delle canzoni è uno dei punti più forti del disco: niente è lasciato al caso.
I Sadist non si limitano a seguire la formula classica strofa/ritornello ma usano cambi di tempo, passaggi atmosferici, inserti melodici e momenti più brutali, creando sequenze che si evolvono naturalmente ma in modo imprevedibile. I riff si incastrano con linee di basso intricate e batteria molto varia, capace di passare da sezioni martellanti a passaggi più semplici ma senza perdere coerenza. C’è un equilibrio raro tra sperimentazione e controllo.
In brani come ‘Kill Devour Dissect‘ o ‘The Sun God‘ si sente come ogni sezione abbia un ruolo preciso. Nessuna parte è lì solo per riempire: ogni transizione porta qualcosa, crea tensione o la scioglie. Anche l’uso di elementi esterni al metal come cori, voci femminili (ottima la presenza di Gloria Rossi che forse andrebbe sfruttata maggiormente), percussioni etniche è dosato con intelligenza. Arrivano nei momenti giusti, mai a caso o per fare scena.
La produzione aiuta molto. Tutti gli strumenti sono ben separati nel mix, quindi anche le strutture più complesse restano leggibili. Questo permette di cogliere ogni sfumatura, anche dopo più ascolti. La varietà delle canzoni, sia a livello sonoro che ritmico, tiene alta l’attenzione per tutta la durata dell’album.
In definitiva, ‘Something to Pierce’ non è solo un disco ben suonato: è un disco ben scritto. La struttura delle canzoni mostra una maturità compositiva rara. Non è musica fatta per stupire, ma per durare. Ogni pezzo racconta qualcosa, costruito con logica ma anche con istinto regalando una lezione di equilibrio tra tecnica, emozione e forma. E’ un disco che non solo conferma la grandezza dei Sadist, ma la arricchisce di nuove sfumature. Ogni brano ha una sua identità precisa e contribuisce a un’esperienza d’ascolto ricca, coinvolgente e mai scontata. Un album che si fa amare per la sua capacità di sorprendere, emozionare e, soprattutto, di essere sempre fedele allo spirito innovativo della band.
Filippo Marroni
Tracklist:
- Something To Pierce
- Deprived
- No Feast For Flies
- Kill Devour Dissect
- The Sun God
- Dume Kike
- One Shot Closer
- The Best Part Is The Brain
- Nove Strade
- Respirium
- Anno: 2025
- Etichetta: Agonia Records
- Genere: Progressive Death Metal
Links: