Accordi sospesi e accompagnamento minimale accolgono una voce sussurrata e soffiata, che bisbiglia e rantola, fino a gracchiare in sguaiate grida e insistiti sibili man mano che il brano si gonfia, con generoso utilizzo delle componenti sonore non prettamente musicali, come rumori, stridori, fischi, saturazioni e distorsioni, conditi di riverberi e delay. Questo è parte di ciò che scoprirete facendo partire la prima traccia di questo terzo album per i piemontesi Lacolpa, un quintetto dedito all’esplorazione degli abissi più neri, sconsolati e nichilisticamente rassegnati di uno sludge doom immerso nella pece, calcinato e carbonizzato, mentre sui minuti finali do “Our Vast Loneliness” entra una doppia cassa che tenta di animare un po’ la situazione stagnante, prima della straziante cerimonia finale. Per il resto abbiamo un basso abbondantemente distorto, chitarre trillate che seguono progressioni melodiche perfettamente all’interno degli standard di genere, una batteria vivace e piuttosto versatile (vera salvezza della band), un membro esclusivamente dedito a sintetizzatori, rumori e campionamenti vari e un cantante che ama fare tanti effettucci strani coi microfoni, stiracchiando e facendo rumoreggiare i propri respiri le proprie sillabe con evidente piacere.
Le atmosfere apocalittiche vengono confermate anche nella seconda traccia, “Lord Of Nothingness” caratterizzata dal contrasto tra il forte dinamismo della batteria e l’insistito riffeggiare intenzionalmente monocorde della chitarra e da alcune fughe vagamente Black Metal. L’effetto claustrofobico c’è, va riconosciuto. Eppure non posso esimermi dal rilevare anche una grossa dose di autoindulgenza. Insomma, un brano o due di questa roba è anche interessante, un album intero diventa forse un po’ ostico, ma costruirci un’intera carriera lo trovo veramente azzardato, un abuso della capacità di sopportazione del proprio pubblico.
Disagio e fastidio. Fastidio e disagio.
Non so, forse sono troppo vecchio per questa roba. Ho avuto piacere nell’ascoltare questo breve album e prendere atto delle sperimentazioni sonore dei Lacolpa, ma francamente non credo avrò veramente voglia di tornare a sentirlo in futuro o di consigliarlo a qualcuno.
Ambientazioni sonore inquietanti e ben fatte, ma anche all’interno di tutti i canoni, sulla relativamente breve “Nothing Is True”, che si trascina come un lumacone dalla bava bituminosa cavalcato da un goblin che bercia una lamentosa litania. Ed ecco che mi viene da pensare che tutto questo nichilismo di maniera, per fare veramente paura, per scuoterci e farci mettere seriamente in discussione, forse potrebbe e dovrebbe osare un po’ di più, anziché crogiolarsi nella propria nicchietta dark/sludge, dentro un bozzolo di confortanti stilemi che (ancora per quanto?) si tenta di contrabbandare come sperimentazione, ricerca e avanguardismo. I Lacolpa sono piuttosto bravi in quello che fanno, non fraintendetemi: mi chiedo solo quanta credibilità abbia ancora da offrire questo genere musicale, ma è un dubbio che potrei rivolgere a qualsiasi omologato sottogenere del Metal, purtroppo.
Il quarto e ultimo brano dell’album, “Where God Lives“, ci offre ancora gli stessi ingredienti assaggiati finora, ma li carica di un’intensità maggiore, consegnandoci una composizione più heavy e libera, che sembra quasi abbandonarsi all’improvvisazione cacofonica, ma sempre salda sui collaudati binari della antica dissonanza accettata e riconosciuta, con la consueta cascata di rumore che scroscia come sottofondo. Bello il pianofortino finale che evoca scene in bianco e nero e sentimenti più vicini alla nostalgia che alla paura.
La pregevole copertina informale, che ricorda le plastiche nere di Burri, confeziona adeguatamente la proposta musicale ostica e aperta alle più libere interpretazioni dei Lacolpa.
Marcello M
Tracklist:
- Our Vast loneliness
- Lord Of Nothingness
- Nothing Is True
- Where God Lives
- Anno: 2024
- Etichetta: Brucia Records
- Genere: Blackened Sludge, Noise Doom
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