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Eutanasia dell'hard rock. Breve cronaca di una morte annunciata.
Recensire l'hard rock italiano, diciamo quello che vira più al glam metal, diventa sempre più difficile. Non so se dipende dal fatto che sto cambiando io, quindi sto maturando anche musicalmente come ascoltatrice, ma trovo che vi sia un generale appiattimento della scena hard rock/glam metal.
Frequento i concerti di questo genere da dieci anni almeno e con sommo disappunto vedo che ci sono trentenni che si ostinano ancora ad atteggiarsi, vestirsi e suonare come quando di anni ne avevano 21.
I dischi sono prodotti meglio, è vero, ma spesso ti ritrovi ad ascoltare un brano 4 mila volte prima di poterci scrivere qualcosa al riguardo. Per poi rassegnarti a scrivere che ci sono le solite influenze dei Motley Crue, degli Hardcore Superstar, dei Crashdiet, dei cippalippa.
Non cambia niente. E' uno degli ambienti più bigotti ed immobili della musica.
Non c'è voglia di evoluzione.
O forse ci si vergogna a voler proporre l'evoluzione. La naturale evoluzione.
Si frequentano i locali che passano il genere sempre con lo stesso spirito di party hard del 2006, peccato che adesso abbiamo tutti più di trent'anni, parecchi quaranta, e sembriamo abbondantemente ridicoli quando scimmiottiamo i noi stessi di dieci anni fa. Incellophanati negli stessi fuseaux zebrati e nelle stesse canotte strappate.
E' difficile recensire, perché vedo un ambiente che non ha più niente da offrire. Né musicalmente né umanamente.
Un ambiente finto, truccato sul palco e truccato sotto il palco.
Dove i cori sono sempre gli stessi, le tematiche sempre le stesse, le groupies sempre le stesse in aggiunta a quelle più giovani che non capiscono un cazzo neanche se glielo spieghi. Le magliette sono sempre quelle degli stessi gruppi di dieci anni fa.
E non c'è ricambio, non c'è riflusso.
E' un genere destinato a morire o a diventare lo spettro di se stesso.
Come quelli che lo frequentano sono lo specchio di loro stessi dieci anni or sono.
Il rock'n'roll, le sbronze, le feste devastanti, le accozzaglie improbabili di vestiario.
A me sembra tutto fermo.
Il problema è che io mi sto muovendo, e forse me lo sto lasciando dietro.
E non riesco a fare finta che tutto mi stia bene così, che il rock'n'roll sia l'unica fede, che sarò ancora qui fra cinque anni ad ascoltare le stesse canzonette prodotte divinamente ma incapaci di lasciarmi qualcosa dentro.
Non lo so se il problema sono io o è la musica.
Quello che so è che bisognerebbe essere meno integralisti, musicalmente, ed aprire l'ascolto ad altri generi ed altre cose. Senza avere paura di essere considerati "false" o non metallari.
Bisognerebbe essere meno imbrigliati dall'apparenza che si vuole dare, di rockstar maledette, e puntare di più, per il bene di tutti, alla evoluzione, al rinnovamento.
Bisognerebbe semplicemente appendere i panni dei personaggi che ci siamo cuciti addosso, ascoltatori, musicisti, groupies, roadies ed entourage tutto, e buttarci nel mondo nella sua totalità, assorbendone ogni sfumatura ed ogni suono.
Senza pregiudizi e con la voglia di crescere artisticamente.
Valentina Viper Martini