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Adimiron
Ci si aspettava molto dalla loro ultima fatica, e non hanno tradito. Forti della grande maturità acquisita e del nuovo micidiale album "K2", gli Adimiron si apprestano a raccogliere i copiosi frutti di quanto finora seminato. Dopo la positiva recensione di qualche giorno fa, Italia di Metallo ha avuto il piacere di sentire Maurizio Villelato bassista della band, per una ricca e stimolante chiacchierata...
1) Ciao ragazzi e benvenuti su Idm. La forte visibilità ottenuta, dentro e fuori dai confini nazionali, vi rende indubbiamente una band che non ha bisogno di particolari presentazioni. Tuttavia, che ne pensate di raccontarci brevemente la vostra storia?
1) Gli Adimiron nascono agli inizi degli anni duemila nel sud Italia, a Brindisi precisamente. Inizialmente la band era orientata a sonorità differenti rispetto a quelle attuali, si prediligeva un death metal di stampo svedese, come testimonia il primo full lenght “Burning Souls” del 2004. Dal 2006 la band si stabilisce a Roma e, dopo un massiccio cambio di line-up, pubblica “When Reality Wakes Up” nel 2009 e l’ultimo “K2” nel 2011. Nel frattempo tanti tour e festival in giro per l’Europa.
2) Ascoltando i vostri pezzi, si capisce che puntate decisamente sulla creazione di un sound originale e distintivo, tanto che sarebbe riduttivo inquadrarvi all'interno di un genere piuttosto che in un altro. Ciò nonostante, quali sono i gruppi a cui vi ispirate maggiormente?
2) Durante il periodo di composizione si ascoltava di tutto, per poter cogliere qualche dettaglio interessante da poter rielaborare secondo le nostre idee. Se proprio mi chiedi qualche nome potrei citarti Meshuggah o Gojira, ma a parte i i nomi, ci siamo messi in discussione con noi stessi cercando la giusta ispirazione anche nei campi più insospettabili.
3) Chi vi segue fin dagli albori, avrà notato un sostanziale cambiamento nella vostra proposta, un nuovo approccio che sembra valorizzare ancor di più il vostro talento musicale. Tutto ciò è dovuto ad una vostra naturale evoluzione o ad altri fattori?
3) Il cambio di proposta è dovuto sia dalla normale evoluzione che avviene in noi musicisti sia a fattori esterni. Come dicevo prima, il gruppo ha subito un notevole cambio di line-up e questo ovviamente evolve il sound in un certo modo anziché in un altro: il primo album fu scritto con una line-up che poi si sciolse e che vede Alessandro Castelli come unico “superstite”, mentre i due lavori successivi sono stati concepiti con un nuovo gruppo di persone che lavora insieme e si conosce molto bene, e non è un mistero che gli ultimi due lavori siano stilisticamente affini e contemporaneamente distanti dal primo.
4) Sul finire del 2011, è uscito K2, il vostro terzo album. Vi va di presentarlo, tanto da un punto di vista stilistico quanto da quello delle tematiche trattate?
4) Stilisticamente si tratta di un album con molte influenze e sfumature diverse, ma che presenta alla base una forte matrice death metal. Rispetto a “When Reality…”, velocità e dinamismo sono molto più presenti, ma allo stesso tempo siamo riusciti a mantenere il groove, al quale cerchiamo di dare sempre il giusto spazio perché è diventato un nostro marchio di fabbrica col tempo; a tutto ciò abbiamo aggiunto le venature progressive che da sempre abbiamo nel nostro dna. Dal punto di vista tematico si tratta della storia di un uomo che compie un viaggio alla ricerca di se stesso, un viaggio terreno verso le vette del K2, ma soprattutto un viaggio spirituale verso la cima di quella montagna che è all’interno di tutti noi.
5) Ciò che mi ha colpito e che ho avuto modo di apprezzare è la forte coesione, unita ad una tangibile comunione d'intenti, che sussiste tra tutti i membri della band. A tal proposito, come nasce un vostro brano?
5) Un brano degli Adimiron nasce quasi sempre da un riff di chitarra. Dopo di che si passa allo sviluppo e all’arrangiamento di questi riff, e ne proviamo le varie combinazioni; una volta stabilita una struttura base si passa all’arrangiamento vocale. Ad ogni fase partecipa l’intera band, è importante avere l’idea e il punto di vista di ognuno di noi per tirar fuori il meglio, e questo solo grazie alla coesione a cui tu accennavi.
6) Tra le dieci tracce che compongono la vostra ultima fatica, ce n'è uno a cui siete maggiormente legati o che magari si candida ad essere il manifesto del metal made in Adimiron?
6) Domanda difficile quella che mi fai. Sinceramente non ho preferenze tra le varie canzoni, soprattutto perché ogni pezzo racchiude in se un episodio della storia e ogni pezzo è stato scritto per evocare e suscitare delle determinate emozioni. Al momento forse sia io che il resto della band siamo più legati ai pezzi che portiamo in tour, come Vertical Limit o The Whisperer e che ci danno la possibilità di mostrare tutte le potenzialità della band anche da un punto di vista prettamente tecnico.
7) Lo studio rappresenta la fase di gestazione, ma è dal vivo che un disco vede davvero la luce. K2 si presta bene ad essere valorizzato durante i live? Che programmi avete in questo 2012 per quanto concerne l'attività di promozione on the road?
7) "K2” si presta molto bene dal vivo sia perché i pezzi erano gia stati testati in sede live prima delle registrazioni, sia perché l’intero disco è stato concepito con l’intento di avere uno show molto dinamico dal vivo. Siamo recentemente tornati da un tour europeo in compagnia dei Vader e mai come in quel tour avevamo la sensazione di avere dalla nostra un set solito e in linea con gli standard internazionali, condizione necessaria per poter continuare il nostro cammino.
8) La dimensione internazionale raggiunta vi ha permesso di condividere il palco con autentici fenomeni e, tra le altre cose, di collaborare con Dave Padden, leader degli Annihilator. Fatta questa premessa, come vi ponete nei confronti dell'annosa questione del “fare metal in Italia”? Avete intenzione di puntare ancora forte sul mercato nostrano o di rivolgervi principalmente all'estero?
8) Da un anno ormai puntiamo la maggior parte dei nostri sforzi al mercato estero, soprattutto in sede live, ma senza denigrare l’Italia. Nel nostro paese per ottenere una qualunque cosa bisogna lavorare il doppio se non il triplo di quanto basterebbe fare fuori dai confini, e se poi si perde la voglia è anche comprensibile, specie in un periodo difficile come quello odierno.
All’estero abbiamo gia una modesta schiera di supporters e faremo di tutto per incrementarla e fidelizzarla nel tempo; inoltre vorrei ricordare che da qualche giorno “K2” è disponibile anche in nord-america, dove già abbiamo ricevuto molti feedback positivi.Ora l’obiettivo è di arrivare in Nord America anche con i nostri show.
9) Veniamo al vostro rapporto con Internet: sono maggiori i vantaggi nel garantire visibilità e rapporti costanti con i fans, oppure gli svantaggi derivanti dal download intensivo?
9) Internet costituisce un’arma a doppio taglio, come tu dici: una buona visibilità e la possibilità di avere contatti importanti è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, a discapito però di questo download selvaggio che svantaggia un po’ le realtà come la nostra. Internet pero ci aiuta molto con gli adetti ai lavori, con i quali ovviamente i rapporti sono gestibili in tempo reale o anche con i fan, grazie ai social network che sono uno strumento ottimo per tenersi in contatto con chi si incontra ai concerti e anche con i nostri colleghi stranieri.
10) Siamo ai saluti. Avete un messaggio per i vostri seguaci e magari per i pochi che ancora non vi conoscono?
10) Un messaggio molto semplice, la speranza di vedervi numerosi ai nostri concerti, perché è lì che abbiamo veramente bisogno di voi. Per il resto date una chance a “K2”, è un bel trip, non ve ne pentirete.
Intervista a cura di: Davide Khaos