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Fake Idols
Due chiacchiere con i Fake Idols, dopo aver recensito il loro autiontitolato album di debutto 'Fake Idols'. Ecco quanto ci siamo detti con la band!
Ciao ragazzi, direi di iniziare la nostra intervista con una breve presentazione della band.
Ciao a tutti, siamo i Fake Idols. Veniamo dalla provincia di Pordenone, siamo in 5: Claudio, voce, Enrico, batteria, Ivan, chitarra, Cristian, chitarra e Ivo, basso.
Venite tutti da esperienze precedenti con band piuttosto affermate nell'underground italiano. Cosa vi ha spinti ad intraprendere questa nuova avventura? Da chi è partita l'idea e quando ha iniziato a concretarsi?
3/5 della band (Claudio, voce, Enrico, batteria, Ivan, chitarra) militavano nei Raintime. A causa di infiniti cambi di line up vi erano molte difficoltà nel portare avanti il progetto e c'era la volontà di provare qualcosa di nuovo. Per cui nel 2012 i 3 hanno iniziato a scrivere i primi pezzi, più melodici e rock rispetto al metal di matrice svedese della band iniziale. Di seguito si è aggiunto Ivo, proveniente dagli Slomotion Apocalypse, band dedita al metalcore, e Cristian, che faceva parte dei Jar of Bones, che hanno completato la formazione nel 2013.
Possiamo considerare i Fake Idols una band attiva al 100%,oppure come progetto parallelo, e quindi di "ritaglio" alle vostre band principali?
Fake Idols non è un progetto parallelo. Vogliamo dedicare tutte le nostre forze per far crescere il gruppo e portare la nostra musica ovunque.
Parlateci a 360 gradi del vostro debutto discografico. Oltre a descriverci l'album,vi andrebbe di parlarci anche della produzione dello stesso e delle collaborazioni nate prima, durante e dopo la stesura del disco?
L'album è stato registrato dal nostro amico Matteo “Ciube” Tabacco presso il suo Raptor recording studio a Vicenza. Con le nostre precedenti band avevamo condiviso i palchi (e non solo...) con i Dufresne, gruppo dove Ciube suonava il basso. Al momento di trovare un produttore abbiamo pensato a lui, sia per i lavori che aveva fatto sia per il rapporto umano che si era instaurato. Quest'ultimo elemento ci ha molto agevolato poi nel trovare un sound proprio che, per una band al debutto, è sempre di difficile individuazione.
Inoltre, durante la stesura del disco, abbiamo pensato a Mia Coldheart come guest. Le Crucified Barbara, di cui Mia è la cantante, avevano fatto da headliner a più di un tour dove i Jar of Bones avevano fatto da spalla. Visti i rapporti più che buoni rimasti tra Cristian e Mia, ci è sembrato perfetto chiamarla per un pezzo (My Hero) dove potesse sprigionare tutte le sue capacità vocali.
Come scritto in sede di recensione, sono rimasto colpito in positivo dal vostro sound. Un sound ricco di svariate influenze, di melodia ma soprattutto di potenza. Nelle prime tracce del disco, per alcuni versi, soprattutto nel groove e nella voce del vostro singer, ho avuto l'impressione che band come Hardcore Superstar, Pantera, ma anche e soprattutto il metalcore la facciano da padrone. Vi andrebbe di soffermarci un pò più sull'aspetto "compositivo" che ha forgiato il vostro sound?
Le nostre influenze derivano inevitabilmente dalle nostre precedenti esperienze. Per cui non è difficile, come dici correttamente, trovare elementi eterogenei nelle nostre canzoni.
La volontà è quella di non limitarci ad un solo genere, o, peggio, ad un solo gruppo. Quindi a livello compositivo ogni membro da il proprio contributo, che sia un riff o una linea vocale, e questo inevitabilmente si rispecchia nel risultato finale.
Ovviamente c'è molto lavoro di ridefinizione, per cui può succedere che un pezzo venga letteralmente disassemblato e riassemblato infinite volte. Siamo dei giudici abbastanza severi sulle nostre composizioni e, sebbene quello che facciamo sia un processo lungo e a volte snervante, vogliamo che il prodotto finale sia considerato da tutti il migliore possibile.
Quali sono i piani a breve termine della band? Avete già idee su cui lavorare per il futuro della band? Dovendo scegliere una band italiana con cui condividere il palco, chi vorreste al vostro fianco? Cosa ne pensate della scena underground italiana ?
Dopo l'uscita a livello mondiale in questi giorni del nostro debut album per la tedesca Lifeforce records (e in Giappone per Bickee music) con conseguenti date live di promozione in Italia, stiamo vagliando le proposte inerenti il giusto tour europeo da intraprendere.
Di band Italiane valide con cui condividere il palco ce ne sono molte (cosa che abbiamo fatto anche recentemente, vedi una delle ultime date con i nostri amici Elvenking, con cui abbiamo festeggiato l'uscita dei nostri rispettivi ultimi lavori)...la scelta è difficile: ultimamente abbiamo visto dal vivo i Destrage... beh, cosa dire... impressionanti!
Per quanto riguarda invece la realtà italiana non la considereremmo una vera e propria scena... quello che vediamo è più che altro una costellazione di validi gruppi che si muovono più o meno autonomamente nel panorama underground... fare parte di una scena vuol dire condividere idee, messaggi e aiutarsi vicendevolmente... cosa che è ben difficile che accada se tra i gruppi che suonano alla stessa data non ci si scambia neanche una parola o peggio non si assiste ai reciproci show, in una logica di ceco egoismo individualista che di sicuro non porta vantaggi a nessuno...
Lascio a voi le ultime parole famose
Speriamo di vedervi al più presto ad un nostro concerto... in attesa, ascoltatevi il nostro debut album!
Intervista a cura di Federico Falcone