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SILENZIO PROFONDO
Dopo aver avuto il piacere di confrontarmi con il loro ottimo esordio, l’omonimo Silenzio Profondo, ho la fortuna di tornare in contatto con la band lombarda, in occasione dell’uscita del nuovo Ritornato dall’incubo, recensito qualche giorno fa dall’inossidabile Mastermind di Italia di Metallo Klaus Petrovic (SILENZIO PROFONDO - Ritornato Dall'Incubo - Italia Di Metallo)
E’ infatti ai membri della band mantovana che possiamo rivolgere qualche domanda per conoscerli meglio e toglierci qualche curiosità su un gruppo che sta facendo davvero bene, producendo lavori di ottima fattura che tengono alta la bandiera del metal nostrano.
Come sempre partirei da un po’ di storia. Intanto come vi siete formati? E da quali esperienze musicali venite?
Ci siamo formati durante l’età adolescenziale; nonostante fosse per lo più un gioco o un modo per provare il brivido dell’esperienza di suonare insieme ad altri e sentirsi anche solo vagamente musicisti, il forte entusiasmo che ne è conseguito ci ha spinto a crederci un po’ di più. Ci piaceva l’idea di un futuro con gli strumenti in mano, a fare un po’ di casino e sano hard & heavy e il palco ci faceva sentire liberi. Nella mente di un quindicenne era un luogo dove ti potevi sentire veramente importante, dove potevi sfogarti e sentirti un po’ sopra le righe… e più grande!
Prima abbiamo iniziato a fare cover hard abbastanza dirette tipo Black Night, Highway to Hell e in un secondo momento abbiamo incluso brani più lunghi e complessi dal punto di vista tecnico, perché ci divertivamo a metterci in difficoltà da soli probabilmente, come Transilvania o Fade To Black…
Ad un certo punto, durante una prova, è saltato fuori un riff improvvisato e abbiamo deciso all’unanimità di scrivere musica nostra e cambiare il nome di Spellcaster in uno più accattivante: Silenzio Profondo . Di quella primissima formazione sono rimasti solo i fondatori Gianluca Molinari, chitarra e Alessandro Davolio, batteria.
La nascita del gruppo è datata 2006 ma il primo album, almeno quello che citate nella vostra discografia è del 2017. A cosa è dovuto tutto questo tempo?
Ai diversi repentini cambi di formazione. Per motivi artistici, il più delle volte, c’è stato un bel via e vai di bassisti e cantanti. Abbiamo quindi nel frattempo investito su EP promozionali che hanno contribuito a formarci e a credere di più in noi stessi (chi ci credeva). Gli EP sono stati un bel momento perché entravamo in studi professionali e apprendevamo l’arte dell’incisione, del mix e di tutto ciò che ne consegue.
La formazione del primo LP si è definita man mano, prima con l’entrata di Tommaso Bianconi nel 2012, che ha portato una ventata di entusiasmo ricoprendo il ruolo di bassista e poi nel 2016 con il vincente triplo ingresso di Matteo Fiaccadori alla chitarra ritmica e solista, di Maurizio Serafini alla voce e di Andrea “Raino” Raineri in qualità di manager o mentore. Da questo fresco sodalizio sono emerse le aspettative per un Full Lenght che coronasse i primi anni della band Silenzio Profondo.
L’ascolto dei vostri brani suggerisce influenze metal classiche, con i Judas Priest in testa. Siete d’accordo? Da dove viene il sound dei Silenzio Profondo?
I Judas mettono sempre tutti d’accordo, dagli artisti metal di spicco all’underground più selvaggio! Diciamo che il nostro sound viene da tante cose; senza girarci troppo attorno il metal anni '80 ci ha influenzato direttamente. Dall’heavy fantasy alla Dio, alle tinte sgargianti dell’hair e senza mai disdegnare le rudi atmosfere thrash dei primi Metallica/Megadeth.
Tuttavia, ciò che ha inciso particolarmente sulla nostra creatività, in fase compositiva, sono le intricate trame sonore, le ingegnose strutture armoniche e le raffinate liriche d’avanguardia della musica concettuale degli anni '70.
Il nostro suono nasce in sala prove, dove condividiamo le idee e montiamo, assembliamo i riff, le liriche, le melodie e dove cerchiamo sempre di sentire come il “suona” il pezzo finito. Quindi nei nostri brani cerchiamo sempre una certa spontaneità esecutiva, l’effetto live fondamentalmente.
Molti dei vostri brani presentato trame complesse, con alternanza ritmica e di atmosfera? Intendete esplorare ulteriormente questa complessità in futuro o preferite rimanere più legati al metal più tradizionale?
Diciamo che questa nostra tendenza a complicarci la vita è rimasta negli anni! Non abbiamo una risposta alla tua domanda perché dipende molto dagli stimoli, soprattutto extramusicali. Il nostro secondo lavoro Ritornato dall’Incubo è particolarmente elaborato e, rispetto al precedente, drammatico. Le tetre tematiche alludono alla condizione in cui improvvisamente la band è precipitata per la prematura e inaspettata scomparsa di Matteo Fiaccadori. Abbiamo trovato la nostra anima gemella in Manuel Rizzolo che, col suo temperamento, ha riportato la luce e dopo essersi unito a noi e averci portato fuori dal tunnel si è messo all’opera nella stesura dei brani. Da questa storia nasce l’album con il quale abbiamo veramente dato voce ai nostri tormenti ma abbiamo anche sfogato il dolore misto rabbia che avevamo in petto.
L’altro elemento forte del vostro sound è la scelta del cantato in italiano (che Italia di Metallo da sempre apprezza e sostiene). E’ stata una scelta naturale o ci siete arrivati col tempo?
Abbiamo iniziato a scrivere subito in italiano perché ci sembrava una novità. Poi abbiamo ascoltato il parere di terzi e abbiamo incominciato a scrivere in lingua inglese. Dopodiché ci dicevano che erano più belle le canzoni in italiano allora abbiamo ripreso con la lingua madre. Oggi qualcuno ci dice che dovremmo scrivere in inglese….e lì scappa in automatico l’avversione per chi ce lo propone! In realtà scriviamo in italiano, e continueremo a farlo, perché lo consideriamo la modalità con la quale riusciamo ad esprimerci in modo esaustivo.
Passando alla scena italiana, cosa potete raccontarci dall’alto della vostra esperienza decennale? Quali cambiamenti avete trovato, se ne avete trovati?
Dall’alto e dal basso! Perché è sempre coi piedi per terra che bisogna stare. Siamo consapevoli che è arduo col nostro genere, arrivare su certe vette; tuttavia noi vogliamo essere sinceri ed essere realmente quel che siamo, perciò continueremo a proporre la nostra musica anche se dovesse restare nei canali dell’underground, che sono particolarmente genuini.
Tra le esperienze più esaltanti sicuramente aver inciso alla Domination Studio di Simone Mularoni e Simone Bertozzi dai quali abbiamo appreso tanto, non solo in fase di registrazione.
Un altro momento entusiasmante, la collaborazione con Luca Pettinato, compositore mantovano, che ha contribuito in prima linea nella stesura del brano Solo Carne, Solo Sangue e con il quale prevediamo altri lavori di spicco.
Una parola di riguardo va anche a Gianni Della Cioppa che sin dagli esordi ha creduto in noi includendoci nella sua casa discografica, l’Andromeda Relix, guidandoci nei meandri della promozione con i suoi preziosi consigli.
Questo è purtroppo un momento molto complesso sotto tanti aspetti e il mondo dello spettacolo non fa eccezione. Al netto della speranza di tornare a suonare dal vivo, avendo un album in uscita, quali forme di promozione avete previsto?
Avevamo previsto di suonare molto di più. Il live è l’elemento cardine nella nostra band e dal punto di vista promozionale, nonostante siamo rimasti attivi sui social e sulle piattaforme digitali, non potersi esibire ci ha un po’ tarpato le ali. Nel frattempo abbiamo trovato nuove ispirazioni (non tutti i mal vengono per nuocere).
Ultima domanda per cui vi chiedo uno sforzo di fantasia: potendo portare il tempo avanti e il mondo fuori dalla pandemia,qual è il vostro desiderio più grande, non solo in termini musicali?
Un mondo sano e dove vigono principi basati sulla meritocrazia, sistema di riconoscimento che passa sempre più nel dimenticatoio. Più autenticità sono le parole magiche. Un mondo dove le fake news non sono più interessanti della verità, ma sono bandite dal popolo informato. Un mondo dove il trash non predomina su tutto e che le forme artistiche possano ritrovare la loro rubata dignità.
Grazie ai Silenzio Profondo che dimostrano di "esserci" non solo sul piano musicale e un forte in bocca al lupo per il futuro!!!
Intervista a cura di Alberto Trump